di Cristiano Pellizzaro per
RadioCityTrieste (pubblicato il 20 maggio 2019)
Foto di Franco Pellizzaro
concerto evento di
Avvocato in primis, poi autore ed infine musicista jazz con la
passione del disegno sin da quando era bambino, Paolo Conte irrompe sulle scene
discografiche nel 1974 con un disco che porta il suo nome e lo fa dopo aver firmato,
per altri cantanti prima di lui, brani diventati celebri. Insieme a te non ci sto più, Onda
su Onda, Messico e Nuvole, Tripoli '69 e Genova per noi sono alcuni dei suoi titoli più conosciuti. Ma
sopratutti c'è quella Azzurro
pubblicata nel 1968 e portata al successo da Celentano, brano fortunato e
datato che viene scelto per dare il nome a questo tour celebrativo passato
anche per Trieste in questa anomala primavera di sabato 18 maggio. Una serata organizzata
dal Politeama Rossetti in collaborazione con Concerto Music, dove musica e solidarietà nuovamente si sono unite questa volta a
favore del Comitato Friuli VeneziaGiulia AIRC per raccogliere fondi a sostegno dei migliori progetti di
ricerca per la cura dei tumori pediatrici.
Dicevamo del concerto celebrativo dal titolo 50 years of Azzurro (50 anni di Azzurro) appunto, avvenuto in un
teatro pieno zeppo dove non c'era più un posto libero. In Italia come
all'estero, Conte e la sua orchestra registrano sold out in ogni dove, così
come in quella Parigi che non solo si prenota i suoni spettacoli per diverse
repliche ma che gli concede anche l'onore di pregiate onorificenze cittadine.
Ecco quindi che anche il pubblico triestino non è da meno ed è
impaziente di sentirlo cantare con quella voce particolare che per quanto
grigia sia, riesce a dare colore e riscaldare l'ascoltatore, inserendosi
perfettamente nella cornice del mondo contiano. Il sipario si apre, lo
spettacolo inizia e tra passaggi virtuosi e suadenti melodie che sanno come
coccolare l'ascoltatore, lo spettacolo cattura, rapisce e ci porta dove
l'immaginazione vuole, proprio come desidera l'artista che per questo motivo,
al contrario di tanti suoi colleghi, non si rivolge mai al pubblico se non con
gesti e sorrisi di compiacimento durante le piogge di applausi tra un brano e
l'altro. Questo è ciò che preferisce, il riconoscimento da parte del pubblico.
Da dietro al pianoforte il direttore d'orchestra dirige la serata che
è una continua sfilata di successi da Come
Di (eseguita con l'immancabile kazoo, strumento sì abbinato da sempre al
mondo del Jazz ma in particolar modo associato al repertorio di Conte in quanto
sin dai suoi esordi, in mancanza di una band per motivi di denaro, lo
accompagnava assieme al pianoforte per riempire le sue esibizioni), a Sotto le stelle del Jazz, da Alle prese con una verde Milonga alle nostalgiche
melodie di Giochi d'azzardo e la
bellissima Gli impermeabili, brano capace
di alimentare emozioni sino in chiusura quando uno strepitoso assolo di sax
regala l'atmosfera di un film d'altri tempi, una di quelle pellicole che fanno
incetta di premi e lacrime.
Via con me è il brano più
conosciuto e l'unico per cui il pubblico disturba
l'esibizione scandendo il tempo con le mani. Ma il meglio deve ancora venire e
sarà servito da lì a poco. Ecco che dopo la classe di Max, sostenuta da un ottimo suono di marimba, ad un passo dalla
chiusura arriva Diavolo Rosso,
ovvero dodici minuti di estasi. Il brano, il cui protagonista è nuovamente un
ciclista (questa volta si tratta di Giovanni
Gerbi, astigiano e concittadino di Conte), è una cavalcata potente e irruenta
che mette in risalto l'orchestra. La precisa ritmica alla batteria da parte di Daniele Di Gregorio e la linea di basso
di Jino Touche indicano la strada
mentre le tre chitarre (Daniele Dall'Omo,
Nunzio Barbieri e Luca Enipeo), tengono il pubblico con il fiato sospeso fino
alla conclusione dei tre assolo di clarinetto, fisarmonica e violino eseguiti
rispettivamente da Luca Velotti, Massimo Pitzianti e Piergiorgio Rosso che incendiano gli
strumenti e mandano in visibilio il pubblico. Alla fine del brano sarà standing
ovation.
C'è spazio ancora per un brano in chiusura e quindi si parte con Le chic et le charme, al termine del
quale Conte che si congeda dal pubblico uscendo di scena suonando il kazoo.
Dopo ottanta minuti il sipario si chiude, il pubblico grida, acclama e
si spella le mani applaudendo. A luci accese in sala, Conte farà una sola
apparizione per saluti e ringraziamento senza concedere alcun bis nonostante gli
spettatori per sette minuti non accennavano a volersene andare. Qualcosa mi
dice che forse qualche brano è stato tagliato dalla set list. Fuori dal teatro
intanto gira voce che Conte sia uscito per primo in fretta e furia per fuggire
a prendere un volo a Venezia.
Però...il signor Conte...classe 1937, non lo si vedeva in Regione dal
2007 (Villa Manin) e a Trieste dal 2002 (Teatro Rossetti). Chissà se lo
rivedremo nuovamente.
Paolo Conte - Trieste, Teatro Rossetti "50 years of Azzurro" 18 05 2019 I/V
Paolo Conte - Trieste, Teatro Rossetti "50 years of Azzurro" 18 05 2019 II/V
Paolo Conte - Trieste, Teatro Rossetti "50 years of Azzurro" 18 05 2019 III/V
Paolo Conte - Trieste, Teatro Rossetti "50 years of Azzurro" 18 05 2019 IV/V
Paolo Conte - Trieste, Teatro Rossetti "50 years of Azzurro" 18 05 2019 V/V
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