Autunno 1998, mi passa per le mani
il noto giornale di annunci della città. Come ogni volta che me lo ritrovo in
mano, vado dritto alla pagina degli strumenti musicali oppure a quella dedicata
alla vendita di Lp e Cd.
Trovo un annuncio che ricordo
ancora: “Vendo bootlegs originali dei Doors”. Ancora oggi mi chiedo perché
abbia voluto telefonare. Di rarità non mi sono mai interessato, di
collezionismo nemmeno. I Doors erano e sono una delle mie band preferite ma ero
convinto che quei bootlegs messi in vendita fossero quei cd che si trovavano
nelle stazioni di servizio delle autostrade, negli scaffali di qualche libreria
a basso costo, in qualche negozio di dischi che vendeva roba usata oppure edita
da etichette mai sentite, la cui qualità delle registrazioni e del materiale
lasciava molto desiderare. Ho sempre diffidato di questi materiali. Ero
convinto che l’inserzionista fosse un ragazzino oramai nauseato da Jimbo e
compagni oppure uno che insoddisfatto de quel tremendo organetto di Manzarek,
malediva i compagni di scuola per averlo convinto ad ascoltarli.
Chiamai e inaspettatamente sentii
la voce di una persona adulta. Questo particolare mi tranquillizzò e mi
incuriosì ulteriormente. Ci mettemmo d’accordo e fissammo un appuntamento una
sera dopo lavoro.
Mi presentai e trovai un distinto
signore molto socievole e alla mano. Mi fece vedere il materiale in vendita e
non credevo a quanto vedevo. Per la prima volta avevo in mano un bootleg
originale in vinile. Ne possedeva tantissimi. Dopo tanti anni con questa persona
sono ancora in contatto.
Paolo Scamperle potrebbe essere il
vicino di casa che conosci da bambino e che non finisce mai di stupirti per le
sue conoscenze ed esperienze.
In tutti questi anni Paolo per me
è stato un consulente, un compagno di concerti, uno assieme al quale ho
condiviso un sacco di materiale musicale per poter colmare la nostra sete di
musica. E’ un’enciclopedia da sfogliare e studiare per conoscere a fondo
argomenti interessanti da approfondire.
Ho cercato di condensare in un
nostro incontro, la sua passione più grande per quanto riguarda la musica,
ovvero le registrazioni live amatoriali.
.
Ho iniziato con alcune domande
banali che si giustificheranno nel corso dell’intervista.
C.P.: Quanti concerti pensi di aver visto in vita tua? Anche un numero
anche ipotetico va bene.
P.S.: Non ho ancora stilato
l’elenco dei concerti ai quali ho assistito. È da molto tempo che mi sono
ripromesso di trasferire la mia memoria fisica ad una virtuale per quanto
riguarda tutto quello che ricordo di artisti e concerti che ho visto dal vivo.
Non l’ho ancoro fatto. Premetto però che non sono mai stato un pazzoide che andava
a vedere tutto quello che gli capita a tiro, ma sono sempre stato molto
selettivo. Sono un amante principalmente di Rock e Blues e di….. Patti Smith.
Di lei avrò visto una ventina di esibizioni in varie
parti del mondo tra Italia, Slovenia,
Francia e Stati Uniti. Adesso così a freddo, come cifra posso dirti che
in totale avrò visto tra cento e duecento esibizioni live, sicuramente.
C.P.: Il concerto più bello che ti ricordi, quello che porti nel cuore,
quello più curioso. Puoi citarne anche più di uno. So che hai visto tanti nomi
particolari che sono passati alla storia. Hai assistito ad esibizioni davvero speciali.
P.S.: Uno solo da citare è
davvero impossibile. Ce ne sono un paio che mi hanno segnato decisamente e che
rammento perché sono dei pilastri.
Iniziando in ordine cronologico ti
dico gli Area per tutte quelle volte che sono venuti a suonare a Trieste. Gli Area
hanno significato “crescita musicale”.Crescita, preciso, non nascita. Ricordo molto
volentieri e in assoluto Bob Marley a Torino, una delle due date in Italia. Marley voleva dire vita, gioia. David
Crosby, il sogno americano. Le sue canzoni erano davvero strane, piene di
atmosfere particolari, arpeggi sulla chitarra acustica davvero inusuali. Un sogno veramente. E poi
c’è Patti Smith sicuramente. Non sono riuscito a vederla nel 1979 quando venne
in Italia ma mi era sempre rimasta nel cuore. Nel 2001 ho avuto occasione di vederla per la
prima ed
è stato un colpo di fulmine, un
flash potentissimo che ha risvegliato in me, dopo tantissimi anni, il ragazzino degli anni ’70; la sua musica era
stata la mia “musica ribelle” dal ‘76 al ’79, gli anni di piombo, gli anni della
mia formazione, anni vissuti
intensamente in tutti i sensi.
C.P.: Avevo pensato a queste due domande per iniziare perché una volta
ad un concerto che abbiamo visto assieme, B.B. King a Udine nel 2005, uno dei
tuoi amici ti aveva chiesto quanti concerti pensavi di aver visto, e tu avevi
detto “forse 200”. Quella volta ricordo che
lo avevi detto come cifra ipotetica. So che come amante del rock e del blues
hai visto tantissimi giganti. E ogni tanto parlando mi stupisci un po’ per il
nome che mi tiri fuori, ma anche per il luogo dove lo hai visto quel
determinato artista. Per esempio i Dire Straits a Lubiana. Ora è impensabile per
chi non ci sia stato, che a Lubiana negli anni ’80, a quell’epoca girassero
nomi di tale importanza. Solamente all’inizio del decennio successivo, quando si
sarebbe sfasciata la Repubblica
di Yugoslavia sarebbero venute fuori tante altre cose, e comunque ci sarebbe
voluto un po’ di tempo.
P.S.: A Lubiana in quegli anni ho
visto un sacco di gente importante. Oltre ai Dire Straits, ho visto anche Peter
Green e Bo Diddley.
C.P.: Come? Bo Diddley a Lubiana?
P.S.: Sì sì, e a gratis ti dirò.
Ci hanno aggiunto pure delle poltroncine perché si erano scordati di metterci
via i biglietti. E non c’era più un posto libero.
In quel periodo si sa come
andavano le cose da quelle parti. Giravi di notte e non c’era niente, solo
poche e fioche luci per le strade. E di cose se ne sono viste lì, magari
minori, non da mercato come i Dire Straits ma comunque cose di un certo
spessore. Peter Green negli anni ’80 era roba da amanti del genere, Bo Diddley
invece era da grandi cultori. Nonostante questo nei teatri c’erano giovani e
militari jugoslavi che si muovevano impazziti sulle poltrone al ritmo di Bo Diddley
!
C.P.: A Trieste pochissimi sanno del concerto di Klaus Schulze e tu ci
sei stato…
P.S.: Ricordi male. Avevamo
parlato di questo evento ma io non ci sono stato. Avrei dovuto esserci per
accompagnare un amico appassionato del genere ma non ricordo per quale motivo
non sono potuto andare con lui. L’ho vissuto però di riflesso chiaramente,
sulla base dei racconti di questo mio amico che raccontava di averlo vissuto
steso a terra ad ascoltare la musica. Diceva di aver assistito ad un concerto
davvero stupefacente.
C.P.: Quanti dischi possiedi ora e quale cifra massima pensi di aver raggiunto?
E’ chiaro che ad un certo punto si fa una scrematura. Vuoi per eliminare
cose che non interessano o che non si ascoltano più oppure semplicemente per
recuperare spazio.
P.S.: La maggior parte dei vinili
sono ancora qui, sono circa 800. Saranno stati oltre il migliaio nel
momento in cui ne ho posseduti di più. Certi nel tempo li ho venduti. La
maggior parte dei bootleg e vinili particolari, li ho dati via non perché non ne
ero interessato ma perché non volevo essere tanto folle da correrci dietro a livello collezionistico.
Dei Doors ero arrivato a possederne più di un centinaio….
L’altra particolarità di miei
archivi musicali è che all’inizio degli anni ’80 ho iniziato ad appassionarmi e
a collezionare registrazioni dal vivo di tantissimi artisti; principalmente di
registrazioni amatoriali dal vivo, all’epoca in cassetta…
C.P.: …ecco, volevo arrivare proprio qui…
P.S.: …per me è stato l’inizio di
una passione perchè dai concerti dal vivo hai la possibilità di sentire il vero
valore di un artista.
In un lavoro da studio un musicista
si esprime con capacità e tecnica ma aiutato
proprio dal fatto che si trova in studio; quello che ne esce è solitamente un
prodotto sul quale si è lavorato in modo da presentarlo al meglio. Durante un concerto dal
vivo invece l’artista è nudo….non può barare.
Quando conosci bene i lavori in
studio di uno o più artisti, hai anche il piacere e la curiosità di
approfondire il discorso ed entrare nel vivo conoscendoli anche nelle loro
esibizioni live perché è allora che sono veri.
C.P.: E come ti sei avvicinato a questo mercato delle registrazioni su
cassetta? Oggi si scarica, c’è internet, ci sono le mail ed è più facile rimanere
in contatto con la gente e soprattutto i contatti avvengo in tempo reale. All’epoca
negli anni ‘80 ci saranno state alcune riviste e fanzine che non erano come
quelle che conosciamo oggi, fatte a colori in carta patinata e realizzate da
una vera e propria redazione; quella volta venivano fatte da un appassionato
nel tempo libero quando poteva e le copie erano realizzate con la
fotocopiatrice. Come era possibile avvicinarsi a questi settori?
P.S.: Avevo iniziato tramite
altri amici veneti collezionisti che avevano già questa passione. Non sono
passato per fanzine o riviste. Tutto funzionava tramite contatti diretti e passaparola. Ognuno condivideva i suoi
contatti in modo da creare una rete. Penso di non aver mai telefonato a nessuno
se non una volta sola. Ho sempre avuto una fitta corrispondenza, tutto viaggiava
per posta ed i tempi erano lunghi.
Tra questi vari contatti con i
quali mi sono scambiato quintali di materiale, c'era Giancarlo Passarella,
credo parente del noto calciatore di quegli anni. Era un collezionista,
specializzato sui Dire Straits e ne curava pure la fanzine Solid Rock.
All’epoca ricercava proprio il concerto di Lubiana e con quella registrazione lì
che gli ho inviato abbiamo iniziato a scambiarci un mucchio di materiale, qualcosa
come 90 concerti live. Mi ricordo che mi
arrivavano valanghe di pacchi con cassette
Da qui partiva la specializzazione
per ogni singolo collezionista. Io
ricercavo molto Blues, Crosby Still Nash & Young, Jefferson Airplane. Ho
ancora tutte queste cassetta. Non ne ho mai gettata nemmeno una. Non le ascolto
quasi mai e non ho il tempo di digitalizzarle, purtroppo la qualità decade con
il tempo, molte saranno inascoltabili dopo tanti anni.
Registravo anche io però. Alexis Korner a Udine nel ‘82, John Hammond, Peter Green e altri personaggi Blues che son passati
di qui dalle nostre parti, li ho registrati tutti. Poi ricercavo nastri di
Guido Toffoletti e da lì ho conosciuto un sacco di collezionisti veneti. Era
una rete molto fitta…
C.P.: Questi nastri di Toffoletti, li cercavi prima o dopo averlo
conosciuto?
P.S.: E’ stato quasi subito e per
caso. Ascoltavo la musica di Guido dalla fine degli anni ‘70. Lui è stato il
padre del blues italiano, anche se il blues italiano io l’ho scoperto con il
primo disco di Roberto Ciotti e non era facile al tempo reperire materiale di
questo tipo. I rivenditori non lo trattavano. Alla sua uscita, ed eravamo nel
1978, sentii un pezzo trasmesso di sera
alla radio (mamma Rai) e mi appassionai
immediatamente; il disco di Ciotti era già poco distribuito in Italia, ed a Trieste non sapevano nemmeno chi fosse..
L’ho reperito tramite un rivenditore milanese che ogni settimana passava a
Trieste con il suo furgoncino a rifornire i pochi negozi locali di musica
“seria”. E’ stato tramite la proprietaria di un piccolo negozio in via Milano (qualcuno se la
ricorderà sicuramente) che ebbi il
contatto e lui riuscì a procurarmelo dopo un mese… su ordinazione. Da lì, ho
cercato un po’ di informazioni su svariati canali, anche su libri. Ricordo
della pubblicazione in quel periodo del libro Il Blues in Italia .Se eri
interessato pagavi tempo e denaro per le informazioni che volevi. Era una professione
di fede perché volevi sapere, quindi cercavi le informazioni in qualsiasi modo.
C.P.: Suppongo ci sarà stato anche il rischio di farsi passar qualche
bidonata nella ricerca delle informazioni. Bisognava stare attenti.
P.S.: Rispetto ad oggi c’erano tante
baggianate che si raccontavano nel mondo del Rock e del Blues. Tantissime
leggende metropolitane che giravano anche sui giornali, quindi sui mezzi di informazione
proprio. Le riviste dell’epoca che leggevo erano Gong, Muzak,, talvolta Mucchio
Selvaggio; ricordo di un articolo apparso su una delle prime due; quale di
preciso non so, ma ricordo bene l’argomento trattato: Fascimo e maschilismo nei
testi di Lucio Battisti. Ed era anche un articolo serio nel quale venivano fatte delle serie considerazioni ed analisi dei testi e delle
parole. Alla fine dell’analisi, emergeva una considerazione che mi son sempre
chiesto “Sarà vera, Non lo sarà?”, e la ricordo perché mi aveva fatto sorridere
quando la lessi. Si sosteneva che nelle
canzoni di Battisti l’uso della parola “muoio”
o “morire” che tra l’altro appariva molto spesso, fosse un modo “pulito” per
parlare di eiaculazioni. Questa era
l’interpretazione che veniva attribuita.
Girava anche la voce all’interno
della sinistra che Battisti fosse finanziatore di Ordine Nuovo. Non ho mai capito
se era vero o meno. Insomma, di
informazioni sulla carta stampata ne viaggiavano molte, il difficile era capire
se erano bidonate o meno. Ad ogni modo anche
oggi bisogna stare attenti; internet non è fatto da santi; in rete viaggiano
informazioni infinite in tutti i settori e spesso è molto difficile riconoscere
quelle fasulle.
C.P.: Quindi collezionismo su cassetta. Materiale rude, grezzo,
artigianale…
P.S.: …e illegale, o meglio, come
piace definirlo da me, amatoriale. Amatoriale perché il mercato dei bootlegs
quando è nato, agli inizi si parlava di vinile, era composto da gente sì organizzata,
ma prima di tutto mossa dal desiderio di
condividere tra gli appassionati quello che veniva registrato dal vivo ma anche
prove o materiale registrato in studio, scartato o mai pubblicato. Ovvio che
costavano quei dischi illegali ma costavano molto meno dei dischi ufficiali.
Quindi non so quanti soldi i loro “produttori” potevano ricavarne realmente. Era una questione di amore verso
gli artisti che si è poi trasformata in un giro d’affari. Un business
colossale. Alla fine degli anni ‘80 il mercato illegale su vinile era
decisamente importante ed oltre a materiale dal vivo o materiale uscito
illegalmente dalle sale di incisione, si era arrivati anche a riprodurre
perfettamente Lp ufficiali non più in circolazione e ricercati dai
collezionisti…
C.P.: Una volta mi spiegavi che esistevano addirittura delle etichette,
dedite o ad un genere o ad un band, che mettano su vinile queste registrazioni
e una cosa che mi aveva colpito l’avevo trovata proprio su di un bootleg che mi
avevi passato tu, se non sbaglio era quello dei Doors al Matrix. Alla fine
dell’ascolto se attendi, senti la registrazione che precedentemente era incisa
sul nastro usato per quel vinile. E queste
due cose mi avevano davvero incuriosito.
Un bootleg dei Doors pubblicato dalla Tangie Town Records |
Il fatto di come siano nate le
registrazioni dal vivo e di come sono state tramandate a scopo amatoriale, hanno
fatto sì che il loro mercato sia esploso in modo pauroso perché la curiosità
degli appassionati era tantissima. Certi bootlegs valgono una bella cifra.
Altri invece non valgono follie.
C.P.: Motivo?
P.S.: Tanti sono stati ristampati,
altri perché son falsi. Già il bootlegs è un falso…
C.P.: Spiega sta cosa che è interessante. Cosa vuol dire “son falsi”?
P.S.: Il bootleg già di suo potrebbe
essere considerato un falso Lp in quanto non ufficiale. Però la prima edizione
di un bootleg è il bootleg, altri invece venivano letteralmente rubati da
altri. Ovvero altri clandestini duplicavano il bootleg. E speso con qualità più
scarsa. Quindi sembrerà assurdo ma sul mercato trovi falsi bootleg, una copia, un
falso del falso.
C.P.: Rimaniamo in ambito di bootlegs e parliamo di un titolo in
particolare del quale mi avevi raccontato anni fa. I Rolling Stones che suonano
con Muddy Waters.
(Paolo ride e quasi a stento
riesce a parlare. Conoscendolo prevedevo questa sua reazione…compiaciuta!).
P.S.: E’ una cosa stranissima
questo disco! Si tratta di Sweet Home Chicago, uscito nel 1983 su etichetta Swingin’ Pig
Records registrato, come recitano le
note di copertina, al Buddy Guy’s Checkerboard Lounge di Chicago ( locale di
proprietà di Buddy Guy) il 22 novembre del 1981. Nel periodo in cui fu pubblicato, ricevevo un sacco
di cataloghi da commercianti di tutta Italia e così mi capitò di incrociarlo. Sul
personaggio di Muddy Waters ero molto scafato ma saper che c’era in giro qualcosa
di lui assieme ai Rolling Stones, mi sorprese; decisi di prenderlo. Ad
ascoltarlo non riuscivo a capire se era vero o se fosse un falso. Jagger e
Waters, nella registrazione, non cantavano mai assieme e i loro volumi erano
diversi. Molto strano. Dopo due mesi circa, ricevetti la rivista “Il Blues”, storica
rivista che continuo a ricevere ininterrottamente dal primo numero uscito del 1982.
Proprio in quel numero c’era un articolo di GuidoToffoletti che trattava di questo
disco. Lo stesso Toffoletti diceva “…mi è
capitato questo disco qui. Non so se è vero oppure no, ma compratelo perché è
una follia!”. Detto questo da Toffoletti, che con Keith Richards aveva dei
solidi contatti, i miei dubbi ed anche l’interesse verso questo disco erano cresciuti
ulteriormente. Il disco venne così’
archiviato e mi dimenticai della sua storia fino a quando, ai tempi di internet, cercando altre cose, ho
trovano uno spezzone video di quella serata; non ci credevo ! Ovviamente scaricai subito
quello spezzone. Successivamente trovai anche un collezionista che possedeva il
filmato integrale che tra l’altro oggi è acquistabile senza troppe difficoltà.
Oggi i filmati amatoriali di concerti dal vivo stanno circolando nuovamente
moltissimo. Ne trovi tanti. Mi sono stupito perché li trovi on line anche su
Amazon ad esempio o sul sito della Fnac Francese che mette in lista moltissimi
titoli bootlegs. Non ho capito come si sia nuovamente sdoganato tutto questo
mercato. In maniera molto ufficiale tra l’altro, rispetto un tempo dove facevi le
cose in maniera un po’ nascosta fino alla fine degli anni ’80. Addirittura
c’era un bootlegs dei Doors, che forse ho passato a te…
C.P.: Stai parlando di
Rock Is Dead?...
P.S.: No, no, sto parlando
proprio di un concerto pubblicato da un’etichetta italiana molto nota. Forse era
La Voce del
Padrone. Questa era un’uscita ufficiale messa in listino addirittura da quella
stessa etichetta.
In quel periodo di fine anni ‘80,
una legge italiana aveva stabilito che
le registrazioni dal vivo di età superiore ai 20 anni erano libera da copyright,
quindi ufficialmente uno qualsiasi poteva prendersi una registrazione di venti
anni prima, in questo caso di fine anni ’60, e stamparla senza infrangere nessuna
legge.
C.P.: Allora era questa la registrazione non autorizzata però ufficiale
che avevi venduto ad un’asta; e come mi avevi raccontato ti eri messo lì a
guardare la gente che si scannava per averlo.
P.S.: Sì, proprio quello! (e Paolo sorride) Purtroppo il tempo fa
brutti scherzi e come ti dicevo non ricordo più il titolo e nemmeno
l’etichetta. Conservo ancora però una
raccolta di più di 120 titoli live in cd
della Fabbri Editori che tra il 1993 ed il 1994, collana pubblicata sotto
il titolo “I Miti del Rock”; sono tutti
cd di registrazioni dal vivo e tutti i
cd recano il bollino Siae… !
C.P.: Bootlegs però ufficiali. Una volta mi parlavi della fabbrica
americana di biscotti della King Biscuits.
(nuovamente se la ride)
P.S.: Quelli non erano bootlegs ma vere e proprie registrazioni ufficiali destinate alla diffusione radiofonica. Iniziò tutto con la King Biscuits Flour Co. , fabbrica americana di biscotti che a partire dal 1941, a fini pubblicitari, sponsorizzava una trasmissione radio di 30 minuti chiamata King Biscuits Hour dove musicisti blues venivano registrati in studio e poi le copie su vinile venivano distribuite alle stazioni radio americane su tutto il territorio americano. A partire dal 1973 venne creata una trasmissione radio di un’ora denominata King Buiscuits Flower Hour ( flower in onore del flower power..) dove con uno studio mobile venivano registrati veri concerti live poi divulgati via vinile a più di 300 stazioni radio. Parliamo di Springsteen, Stevie Ray Vaughan, Rolling Stones, Tom Petty…e qualcosa dovrei ancora averlo da qualche parte.
Per tantissimi anni la cosa è
andata avanti così. Da noi queste
chicche arrivavano tramite rivenditori, oppure nella nostra zona ad Aviano
tramite i militari della base americana.
Ora tutto il catalogo è stato
acquistato dalla Wolfang’s Vault e molte
delle registrazioni sono reperibili on
line sul loro sito internet; è una vera miniera di registrazioni live.
C.P.: Tornado a noi invece, alle registrazioni amatoriali, come sono
cambiate le cose?
P.S.: Tutto è cambiato in modo
esponenziale. Oggi attraverso una schiera di volenterosi “taper” riesci ad
ascoltarti un concerto degli Stones di una settimana prima o anche di uno o due
giorni prima a casa tua. Queste esibizioni vengono caricate su siti dedicati e
li trovi senza troppe difficoltà. Con lo steso metodo, gruppi di appassionati fanno circolare tra
loro il materiale dei loro archivi e
tutto in maniera rapida ed economica.
Io agli inizi andavo ai concerti
con un registratore a cassette Philips, non il K7 che era piccolino, ma uno
molto più decente e con il microfono stereo esterno, poi sono passato ad un
walkman Aiwa con microfono semiprofessionale. Oggi è tutto cambiato, dai mini
microfoni ai registratori digitali che contengono anche quattro ore di
materiale. Poi editi tutto a casa. C’è gente che si è attrezzata molto bene con
strumentazioni notevoli. Anche con microfoni che costano più dei registratori. Degli
ingegneri sono riusciti addirittura ad inserire dei microfoni nelle montature
degli occhiali. Trovi di tutto e con un risultato finale molto ma molto buono,
una qualità talvolta stupefacente.
C.P.: Sia oggi, con le registrazioni digitali, che una volta quando si
riversavano le registrazioni su vinile, oltre a tener conto della qualità del
suono, si provvedeva anche alla divisione delle tracce e aggiustamento dei
volumi quando possibile, si è sempre pensato anche all’estetica del lavoro
finito, con belle copertine, in certi casi addirittura professionali.
P.S.: Assolutamente!
C.P.: Ti sei sempre occupato di audio, e video invece?
Ci sono anche bootleg video. Non solamente eseguiti da una telecamera
ma addirittura da più posizioni. Ci sono persone che si mettono d’accordo e
prendono biglietti per zone diverse nel luogo del concerto; riprendono e poi
eseguono un montaggio audio e video in modo da fornire dei lavori davvero
entusiasmanti.
P.S.: Ci sono davvero tantissimi
video di ottima qualità. Un mio amico è appassionato di riprese video di questo
tipo. Alcuni ne ho fatti pure io ma è difficile davvero. Ti devi sacrificare, non
ti godi lo spettacolo e neppure l’artista. Se ti metti a filmare devi tenere
d’occhio l’obbiettivo per la messa a fuoco e l’inquadratura. E’ diverso
dall’audio per il quale regoli i volumi, sistemi il microfono e puoi anche abbandonare il tutto quasi senza tenerlo d’occhio;
ti impegna molto meno del video. Mi piace anche godermi lo spettacolo. E poi un
registratore è molto più facile da nascondere e la security di solito non ti
intercetta.
C.P.: Un bootleg, un LP che vorresti avere, che non sei mai riuscito a
trovare o chissà per quale motivo hai dovuto rinunciare. Perché costava troppo
oppure perché qualcun altro se l’era aggiudicato prima di te. Ad esempio Electric
Ladyland di Hendrix. Ricordo che anni fa mi avevi raccontato di essere andato alla
prima fiera del disco di Trieste perché cercavi la prima edizione di questo
disco; quello apparso per poco tempo sul mercato nel 1968 e ritirato quasi immediatamente
perché in copertina ritraeva delle donne nude, prima di venir sostituito con
una copertina più sobria.
P.S.: Ce l’ho! Non proprio
originale americano ma una seconda edizione inglese che pure quella è apparsa
davvero poco sul mercato. Quasi identica comunque. Oggi non rifarei follie.
Rispondendo alla tua domanda ti
posso dire che tutti i bootlegs ed Lp che desideravo li ho posseduti. Non me ne
sono mai fatto sfuggire uno. Devo essere sincero; sento un po’ la mancanza dei bootlegs che ho venduto, questo
sì, ma sono errori di gioventù. Non sono un collezionista, forse è meglio
definirmi un appassionato, e se nel tempo per un motivo o l’altro ho dovuto vendere
un po’ di materiale, oggi sono un po’
pentito, ma è la storia di molti. Quello
che possiedo ancora è storia e ogni tanto li guardo, li amo. Magari
non avranno un grande valore, alcuni sono regali di amici o di artisti ed hanno quindi un
valore affettivo e poi mi ricordano un
particolare periodo della mia vita.
C.P.: Il tuo rapporto con il collezionismo del materiale inerente di
Patti Smith. Hai materiale che è stato adoperato per allestire delle mostre,
delle vere esibizioni ufficiali, non serate organizzate dagli amici per gli
amici appassionati della cantante. Mostre anche fuori dai confini italiani.
P.S.: Beh, ho raccolto un pò di
cose, ma
in questo caso più che collezionista direi che mi sento un estimatore.
Ho molto materiale, diverse cose ufficiali come testi, stampe private, dischi autografati,
pubblicazioni particolari. Anche qui ho avuto la possibilità grazie alla
tecnologia, di entrare in un collezionismo avanzato di materiale live che mi è
costato poco denaro ma sul quale ho dovuto investire molto tempo. E poi mi si sono
aperte delle porte che mi hanno permesso di conoscere molta gente nuova. E’ un’artista che mi affascina parecchio ed
oltre al materiale ufficiale in questi ultimi 10 anni ho raccolto nel mio
archivio audio più di 700 registrazioni audio
e video di materiale live che coprono
l’intera carriera dal 1971 ad oggi .
C.P.: E poi c’è il tuo rapporto con lei e la sua band. Una cosa che è andata ben oltre al solito rapporto da fan.
Firenze, 10-09-2009;Tom Verlaine, Paolo Scamperle e Patti Smith |
Paolo e Lenny a Parigi (gennaio 2011) |
L’ultima volta ho incontrato
Lenny a New York lo scorso dicembre. Pochi
sanno che da 14 anni Patti Smith e la band celebrano gli ultimi giorni
dell’anno con tre concerti il 29, 30 e 31 dicembre al Bowery Ballroom. Sono
concerti per un pubblico ristretto di 400 persone, il 30 dicembre è il
compleanno della Smith ed è immancabile la torta con le candeline sul palco. E
poi gli spettacoli sono semplicemente strepitosi,; lei li dedica “to my people”,
il suo pubblico. Più che spettacoli sono tre serate di vera festa.
Patti Smith festeggia il suo compleanno al Bowery Ballroom di New York (video di jamiemoroni)
Patti Smith al Bowery Ballroom di New York- mezzanotte del 31 dicembre 2011 (video di thehouseofdis)
Lenny mi ha inviato una mail di auguri per il mio compleanno (che cade il 31 dicembre) dicendomi che mi aveva visto sotto il palco la sera precedente e mi ha dato appuntamento a 1 gennaio in una chiesa sconsacrata ( St. Mark’s Church) dove da molti anni i migliori poeti alternativi assieme ad altri personaggi alimentano una maratona poetica che inizia il primo pomeriggio e prosegue fino a sera inoltrata. Ci sono i poeti “puri”, poeti che si esprimono con la danza, poeti cantautori. Ne avevo sentito parlare molto nel passato e mi aveva sempre affascinato l’idea di esserci ma non pensavo mi poteva impressionare così tanto. Così ci ha invitato nella Backroom, ovvero la sacrestia, che loro adoperano come camerino. Il tutto in un’atmosfera tranquilla, come stare in un bar. Tra i vari personaggi che ho trovato lì dentro, Suzanne Vega, Steve Earle, John Giorno vecchio poeta americano, uno dei pochi che sono rimasti, e amico di Allen Ginsberg.
John Giorno al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di clairedelune49)
Suzanne Vega al Poetry Project New Years Day Marathon 2012 (video di clairedelune49)
Lenny Kaye al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di Paolo Scamperle)
Patti Smith al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di Paolo Scamperle)
Patti Smith festeggia il suo compleanno al Bowery Ballroom di New York (video di jamiemoroni)
Patti Smith al Bowery Ballroom di New York- mezzanotte del 31 dicembre 2011 (video di thehouseofdis)
Lenny mi ha inviato una mail di auguri per il mio compleanno (che cade il 31 dicembre) dicendomi che mi aveva visto sotto il palco la sera precedente e mi ha dato appuntamento a 1 gennaio in una chiesa sconsacrata ( St. Mark’s Church) dove da molti anni i migliori poeti alternativi assieme ad altri personaggi alimentano una maratona poetica che inizia il primo pomeriggio e prosegue fino a sera inoltrata. Ci sono i poeti “puri”, poeti che si esprimono con la danza, poeti cantautori. Ne avevo sentito parlare molto nel passato e mi aveva sempre affascinato l’idea di esserci ma non pensavo mi poteva impressionare così tanto. Così ci ha invitato nella Backroom, ovvero la sacrestia, che loro adoperano come camerino. Il tutto in un’atmosfera tranquilla, come stare in un bar. Tra i vari personaggi che ho trovato lì dentro, Suzanne Vega, Steve Earle, John Giorno vecchio poeta americano, uno dei pochi che sono rimasti, e amico di Allen Ginsberg.
John Giorno al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di clairedelune49)
Suzanne Vega al Poetry Project New Years Day Marathon 2012 (video di clairedelune49)
Lenny Kaye al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di Paolo Scamperle)
Patti Smith al Poetry Project New Years Marathon 2012 (video di Paolo Scamperle)
P.C.: Torniamo al materiale delle mostre dedicate a Patti Smith. Racconta
dai.
P.S.: Spagna! Un amico Sardo che
lavora saltuariamente in Spagna, aveva contattato il museo di Victoria Gasteiz
nei Paesi Baschi per affiancare una mostra dedicata a Patti Smith e composta da
fotografie e disegni., proponendo di fornire dischi e libri da esporre per
completare l’esposizione dell’artista.
Il museo ha accettato la proposta ma solo per quanto riguardava i dischi. Così
abbiamo imballato il materiale e lo abbiamo spedito. Poi siamo stati invitati ai
tre giorni dedicati a questo evento ma purtroppo io non ho potuto pendervi
parte. Il mio amico invece in quei giorni si trovava a Barcellona per lavoro e
quindi ha potuto partecipare. Immagina, che ha trovato tutto spesato, vitto ed
alloggio con il rammarico dell’organizzazione per la mia assenza. Stanza
d’albergo vicina a quella di Patti Smith. Sarei
stato accolto e trattato come uno dell’entourage. Questo è stato il trattamento
riservato al mio amico. La Smith
e Steven Sebring, regista del film documentario Dream of Life, hanno richiesto
la sua presenza durante le uscite a zonzo per i paesi vicini dato che parla lo spagnolo
e poi in fondo faceva parte dell’entourage. Ha avuto quindi l’opportunità di
instaurare un rapporto “professionale” rapporto
molto diverso da quello che normalmente si instaura tra un artista e
persone sconosciute. In questo caso, al quale non ho potuto prendere parte,
sarebbe stato un immenso piacere per me poter passare un po’ di tempo con Patti
Smith in maniera diversa, e discorrere magari di certi vinili esposti che nemmeno lei sapeva esistessero.
Dopo qualche mese la mostra è
stata spostata alle Canarie, ed anche lì avevamo l’invito…... Ovviamente alla fine il nostro prezioso materiale ci è
stato restituito.
C.P.: Gli Who cantavano “…i’ve got my Magic Bus…”, una volta mi avevi
raccontato che avevi conosciuto un guidatore di Magic Bus.
(Parte la risata contagiosa di
Paolo, perché l’argomento è talmente bizzarro e inaspettato per lui in questo
incontro. Non è da tutti conoscere personaggi come questi, e anche qui Paolo
confermerà il suo spirito rivelando un altro particolare prima di continuare).
P.S.: Guarda, non sapevo nemmeno
che il Magic Bus passava qui vicino prima di conoscere sto tipo. Un tipo strano
ma molto poetico, che tranquillamente senza vantarsi o chissà che altro mi
disse “sì, guidavo i Magic Bus”. Mi disse che partiva sia da Londra che
dall’Olanda e si fermava in India Se non sbaglio il percorso toccava anche le
nostre terre. Mi son chiesto molte volte se esistesse davvero, questo Magic Bus,
io non l’ho mai visto passare. E’ una di quelle cose che sembrano leggende
metropolitane. Mah chissà.
C.P.: Torniamo alla domanda originaria. Gli Who cantavano “…i’ve got my
Magic Bus…”. il tuo Magic Bus? Un sogno che vorresti realizzare. Hai avuto
tante esperienze, tante soddisfazioni. Per il collezionismo hai racimolato
contatti in tutto il mondo, ma qualcosa che vorresti in particolare?
P.S.: Certe cose che mi sono
accadute in questi ultimi anni, non avrei mai pensato potessero accadere,
quindi mi sento molto soddisfatto. Non me le aspettato davvero. Mai avrei
immaginato si potessero realizzare. Ad essere sincero un sogno ce l’avrei ma sono sicuro che non si realizzerà mai ed è
quello di riuscire a suonare come dico io la mia chitarra elettrica.
A livello un po’ più poetico
invece, e questo sogno è del tutto irrealizzabile, mi piacerebbe poter ancora
passeggiare con il mio amico Guido Toffoletti. Discorrendo un po’ di blues e di
vita.
Non siamo riusciti a frequentarci tantissimo, ci siamo per lo più sentiti telefonicamente e
questo accadeva spesso. Era un personaggio strano ma io lo sentivo una persona
vera, e lo dico con molto piacere perché per quelle volte che siamo riusciti a
vederci, è stato davvero speciale. Avrei ancora tante cose da chiedergli.
Settembre 2009 Ntwk n°138.jpg |
Per chiudere, rendendo omaggio a Guido allora, racconteresti qualcosa
di lui? Che ne so, un aneddoto. A me viene in mente di quella volta che ti
aveva invitato ad andare con lui a Monaco a vedere i Rolling Stones, in quanto
era stato invitato dallo stesso Keith Richards, che Toffoletti conosceva bene…
Paolo e Guido Toffoletti a Trieste nel 1999 |
Keith Richards e Guido Toffoletti |
Per qualsiasi curiosità a riguardo degli argomenti trattati, potete contattare Paolo al seguente indirizzo:
paolo58@tin.it
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