Intervista a Massimo “Maxx” Barzelatto - Novembre 2013
di Cristiano Pellizzaro
Le immagini, dove indicato, sono state realizzate da Fabia Rosso,
che si ringrazia per il metariale concesso.
di Cristiano Pellizzaro
Le immagini, dove indicato, sono state realizzate da Fabia Rosso,
che si ringrazia per il metariale concesso.
Capitoli:
1-Metallo atto I°
2-Scorribande in terre straniere
3-Rock in Rio…Ospo!
4-Le avventure di reporter(M)axx
5-The Rock
Brothers
6-Rock On!...e che il Metallo sia sempre
con voi!
7-La Rock family
8-Il sogno del corsaro
Speaker radiofonico, reporter,
procacciatore di artisti, promoter di eventi, ma prima di tutto globetrotter
dei concerti; e non serve essere un polipo per gestire tutte queste sue attività
allo stesso tempo. Massimo Barzelatto è un simpatico personaggio con tante cose
curiose da raccontare. In primo luogo è un amante della musica in modo estremo,
quasi da fanatico, e tutt’ora è un corsaro che solca tutti i mari pur di appagare
la sua sete di musica, con l’unica differenza che ad aspettarlo in ogni porto
non ci sono donne ma tanti amici conosciuti lungo la strada. Perché Massimo, o
meglio “Maxx double X” come si presenta alla gente, è una bomba di energia e
simpatia.
Inutile fargli domande, sarebbero
superflue, e soprattutto andare a studiare un’intervista ad hoc per scoprire il
vero personaggio non darebbe la possibilità a Maxx di descriversi com’è
veramente. Quindi ho acceso il microfono è semplicemente gli ho detto …dunque Maxx, presentati tu!
1-Metallo atto I°
Orpo, è davvero difficile da
fare, potrei iniziare spiegando il mio nome d’arte ovvero Maxx “double x”, come
mi presento agli artisti che incontro in giro per il mondo; la doppia “X”
rappresenta l’aspetto Glam e un po’ Poser che c’è in me. Musicalmente, se così
possiamo dire, sono nato nel 1981, nel periodo in cui frequentavo la scuola
media. Era l’anno del concerto degli Iron
Maiden a Gorizia, e in un negozio di dischi in via Udine stavano pubblicizzando
l’evento. Non sapevo chi fossero i Maiden. Possedevo sì della musica ma era del
tutto diversa da quella che poi mi rapì. Avevo delle ottime cose come Police,
Dire Straits e Genesis. Per la mia età ero particolare come gusti musicali
rispetto ai miei coetanei.
Oggi è molto più facile avere un
po’ di tutto quello che si vorrebbe scoprire, ma nei bellissimi anni ‘80 non
era facile trovare le informazioni che si cercavano, e tanto meno lo era per il
materiale desiderato. Per non parlare di Heavy Metal, per il quale venivi
addirittura tu stesso, ascoltatore, considerato un anticristo; mia madre non ha
mai sopportato i poster che appendevo in camera mia, ed era convinta, o meglio
sperava, che un giorno questa mia passione sarebbe svanita. Tra le altre cose possedevo
anche un poster di Bob Marley, dopo che un mio cugino che era stato in
Giamaica.
Ma torniamo a noi, gli Iron
Maiden quindi. In questo negozio appena citato avevano esposta la copertina di Killers, realizzata da Derek Riggs, che ritraeva Eddie con l’ascia.
Non sapevo nemmeno la pronuncia corretta del nome della band, pronunciavo il
loro nome come stavano scritte le lettere. Così
io e mio fratello decidemmo di comprare questo disco che non appena messo sul piatto
dell’impianto stereo, alle nostre orecchie, ci sembrò inascoltabile. E così fu
per i primi dieci tentativi. Poi fortunatamente lo abbiamo ascoltato in modo
molto più approfondito, anche leggendo e capendo i testi. A quel punto iniziammo
ad apprezzare veramente quel vinile e ce ne siamo innamorati; così mi si è
aperto un mondo e ho scoperto Deep Purple,
Whitesnake, Europe e tanti altri. Dato il periodo, (i mitici anni ’80!!),
mi sono avvicinato a tutta la scena di
Los Angeles, quindi Motley Crue, L.A. Guns, Dokken; quante notti io e mio
fratello svegli fino all’una a guardare Tele
Barbara da un piccolo televisore in bianco e nero. L’emittente che molti si
ricorderanno, trasmetteva un programma dal titolo Headbanger’s Ball che
mandava in onda videoclip e trattava tutte le novità del momento, tutte in
salsa Hard-Rock (altro che la programmazione odierna di MTV …)
Non soddisfatti, iniziammo ad
abbonarci a riviste tedesche come Metal
Hammer,e per di più senza conoscere una parola di tedesco; con tanta
pazienza ci mettevamo a fare le traduzioni con un vocabolario, parola per
parola “…Wer Zum Taufel!”. Impossibile a farcela, ma eravamo comunque
aggiornati su tutto quello che accadeva in quell’ambiente a noi nuovo. Di pari
passo ordinavamo dischi a cottimo tramite amici o parenti milanesi come mio
cugino e mia zia che non appena arrivavano a farci visita ci portavano borse
piene di cassette e vinili che spaziavano dai Carnivore, ai Bon Jovi, dagli Assassin, agli Anthrax e ai Testament.
Stavamo iniziando ad allargare le nostre vedute dal thrash tedesco all’Hard
Rock del Sunset Strip. Tra le band appena citate, I Testament è stata la prima
per la quale mi sono iscritto ad un fanclub. Ero addirittura uno dei primi, possiedo ancora la tessera n.67! Poi
arrivarono le tessere degli Helloween, dei Queensryche, dei Pink Cream’69 e dei
Dream Theater…
Non si
può dire che io sia un appassionato di growl. Oggi è una tecnica molto diffusa,
ma ai miei tempi non lo era per niente. Anche gli Amaranthe, band svedese super
commerciale lo adopera, e oggidì in
Svezia, la musica con questo tipo di cantato è considerata allo stesso modo
della musica Pop; i ragazzini svedesi già alle elementari ascoltano questi
generi qui…[risate]
Se ci
penso a quanto oggi sia diffuso il Metal, mi pare addirittura impossibile. I
Metallica a Udine che riempiono lo stadio? E chi se lo sarebbe mai aspettato? Anche
il mio vicino di casa sarà andato allo stadio Friuli in quella giornata di
maggio del 2012. E io i Metallica li ho
visti a Padova al Palasport nel settembre del 1988 assieme ad altri 150
spettatori. Me li son goduti a distanza davvero ridotta. Già all’epoca
erano un sogno che si realizzava per me, e il giorno successivo andai dal
parrucchiere per farmi i capelli lunghi e biondi mentre avevo i capelli corti e
scuri! Però alla maturità mi presentai con un tentativo di acconciatura simile
a Bobby
Ellsworth degli Overkill, quindi con
capelli lunghi e improbabili riccioli. Non ti dico cosa mi ha detto la
professoressa di italiano.
Eh…belli
quegli anni! Li ho rivalutati. Solo il decennio dopo si è portato via tutto,
causa anche del Grunge che come genere ho sopportato molto poco anche se dei
Pearl Jam e dei Soundgarden, possiedo tutti i loro lavori. Ma per quanto
riguarda quello che ascoltavo io, ovvero il Metal, questo genere lo ha
rovinato.
Fortunatamente
nello stesso periodo però è nato il Prog
Metal, quindi Dream Theater, Fates Warning, Symphony X e Queensryche tanto
per fare degli esempi, e nel 1995 si è aperta una nuova era per un nuovo genere
dove imperversavano i tempi dispari. Proprio così mi sono innamorato della
batteria che ho iniziato a studiare. Pensa un po' l'idea mi è venuta abitando
in condominio. Chiedevo al mio maestro, che insegnava con gli spartiti di
Tullio De Piscopo, di insegnarmi la doppia cassa di Dave Lombardo degli Slayer.
Faceva delle facce assurde quando glielo chiedevo. Ma erano cose troppo avanti
per quel periodo.
2-Scorribande in terre straniere
Poi ho
iniziato ad andare a vedere dei concerti. Chiara e diretta conseguenza di
questa mia passione che si andava formando e consolidando. Trasferte, trasferte
e ancora trasferte. Una volta per poter assistere a qualche concerto si andava
sempre a Milano, dove dormivamo a casa di mio cugino oppure a casa di amici
dove ne avevamo se la piazza era diversa da quella lombarda. Se non potevamo
avvalerci di alcun appoggio, come Modena dove andavamo per poter assistere al Gods of Metal, allora facevamo i
saccopelisti, con cuffie e walkman. Di quel periodo ricordo gli Helloween con il disco Keeper of the seven keys. Uno di quei capolavori che ho riscoperto di
recente dopo tanti anni.
Poi abbiamo iniziato ad intraprendere
le trasferte anche fuori dai confini nazionali, e per noi che eravamo ancora
studenti e quindi senza soldi, ti puoi immaginare quanto erano difficili. Nel
1987 mi comprai allora la mia prima macchina, un’Autobianchi A112 per andare a Monaco di Baviera a vedere Atomkraft, Angel
Steel e Nuclear Assault. Partimmo da Trieste senza biglietti, senza nemmeno
conoscere una parola di tedesco, alla ricerca del luogo del concerto: una
falegnameria.
In quell’occasione vidi uno stage
diving per la prima volta in vita mia.
Durante il viaggio di andata, al confine austriaco, quando il doganiere
vide dei giovani capelloni con magliette, jeans attillati e macchina scassata,
chiese cosa andassimo a fare in Germania. Saputo che andavamo ad un concerto ci
chiese se l’artista fosse forse Madonna, ma noi rispondemmo Nuclear Assault, e
lui quasi come se non avesse sentito bene rispose “Was?” Ci fece scendere,
aprire il bagagliaio e trovando solo casse di birra e nessuno zaino con vestiti
di ricambio, ci face rimanere un po’ con lui a fargli compagnia. Chissà
perché…?
Giunti a destinazione nel
pomeriggio, fuori dalla falegnameria che avrebbe dovuto ospitare l’evento, chiedemmo
informazioni per l’acquisto dei biglietti al primo che passava, nella speranza potesse
sapere qualcosa di utile. Ovviamente non sapevamo niente della persona alla
quale decidemmo di chiedere informazioni, e si trattava Danny Lilker bassista dei Nuclear Assault, che si sarebbero esibiti
nel corso della serata, e più tardi nella sua carriera con gli Anthrax.
Ci autografò i jeans e una volta saputo che eravamo italiani scrisse hang the Pope, let’s go to the Vatican (testo
dalla loro canzone : “impicchiamo il Papa, andiamo in Vaticano”…). Rientrato
a casa, davanti alla curiosità di mia madre per le scritte sui pantaloni,
glissai dicendole che siccome eravamo italiani, Lilker ci invidiava perché nel
nostro paese avevamo il Papa, in quanto anche lui stesso lo adorava. Dovetti anche
gettare la macchina al ritorno da quella trasferta. Già era vecchia decrepita
di suo, e dopo quel viaggio aveva il motore completamente fuso. Poco male, era
costata solo 600mila lire, (duecentomila lire meno dello stereo e del subwoofer
di cui l’avevamo equipaggiata!...)
Con gli anni ’90 si iniziarono a
vedere sempre meno concerti. Come detto prima, l’arrivo del Grunge cambiò le
cose e gruppi come i Dokken, si adattarono alle regole del commercio che la musica
aveva adottato in quel momento. Per un bel po’ avevo temuto che fosse tutto
finito.
Per fortuna, anche se ci sono
voluti diversi anni, con gli anni 2000 ci sono state un sacco di novità grazie
alle quali ho potuto respirare nuovamente, e nel 2006 c’è stata la svolta col concerto dei Kamelot a Oslo, che avevo già visto nel 1999 a Brescia in una parrocchia.
L’idea era stata lanciata da Romano, un vecchio amico da anni ora trasferitosi
a Milano, tutt’ora collaboratore della rivista Metal Maniac, e ribattezzato
Romanowar per la sua passione verso il genere Metal e per la band più
“metallona“ (i Manowar) che esista!
Viaggio con volo low cost,
destinazione Oslo per poter assistere all’esibizione live che prevedeva una
registrazione video completa da commercializzare. Volevamo quindi dare
nell’occhio e decidemmo di stampare su delle magliette bianche, le foto che
avevamo fatto con la band a Brescia ed agli altri concerti visti negli anni precedenti.
Impossibile non individuarci in mezzo ad un esercito di magliette nere. Come se
non bastasse, in mezzo alla folla decidemmo di intonare un coretto da stadio
inneggiante la nostra provenienza da Trieste. Bingo! La gente si innamora del
nostro motto, la videocamera ci inquadra un’infinità di volte e la band vuole
conoscerci. Da quel momento è partita la mia amicizia con i Kamelot, un rapporto molto solido che
dura ancora oggi, tant’è che il prossimo 21
novembre li faremo suonare proprio qui a Trieste, al Teatro Miela. Dopo
tanti anni sono riuscito finalmente ad organizzare un loro spettacolo nella
nostra città. Era una promessa che ci eravamo già fatti dieci anni fa: un loro concerto
a Trieste!
Poi ci sono i festival, ai quali presenzio
assiduamente. Sono alla decima partecipazione al festival di Balingen nella Foresta Nera, in Germania, dove 15000 persone molto socievoli ti fermano
per scambiare quattro chiacchiere e fare conoscenza. Non è nemmeno difficile
poter assistere ad un concerto dalle prime file. Al contrario di quanto accade
qui a noi, dove la gente si attacca alle transenne e non le molla più senza
nemmeno sapere chi sta suonando, i tedeschi hanno un concetto di concerto ben
diverso dal nostro e sono molto più ordinati.
Poi c’è lo Sweden Rock Festival, che si svolge a giugno. Partito soltanto come
Rock Festival con un’impronta basata su sonorità più vintage/Rock anni ’70, negli
anni ha svoltato per un orientamento musicale decisamente più Metal. L’organizzazione è ineccepibile, l’atmosfera
è fantastica, la mentalità e aperta e socievole. Tutto tipicamente secondo
lo “stile svedese”. Se non fosse per il clima, andrei subito a vivere in
Svezia. Allo Sweden trovi famiglie intere che partecipano al festival per tutta
la sua durata. E tutti cantano i testi a memoria. Altro che noi italiani. Ci
vado già da sette anni e lì ho potuto conoscere un sacco di gente e di band. Ho
scritto un reportage di 24 pagine, per “Flash”, la rivista metal con la quale
collaboro, dando spazio a tutti e cinque i palchi sui quali si svolge la
manifestazione, e commentando anche gli spettacoli secondari. In questo festival ho scoperto la nuova California.
Ovvero, quello che accadeva negli anni ’80 sul versante Ovest degli Usa, ora
accade in Svezia. Grazie a questo evento sono riuscito ad aprirmi una strada
per poter accedere ai backstage, fare interviste e conoscere artisti e gente
del settore.
Ormai organizzo le mie ferie
estive sulla base delle date di questi due festival ai quali cerco di non
mancare mai.
Sono stato anche negli Usa, ad
Atlanta, al ProgPower Festival.
Ci sarebbero ancora tante cose da
raccontare, come quella volta del tour finlandese degli svedesi Seventh Wonder. Ero con loro nello
stesso furgoncino che li scorrazzava in giro per le varie date. Era inverno e guidavamo
a 15°C sotto lo zero, su strade completamente ghiacciate.
Oppure quella volta a Oslo per
ascoltare in anteprima Nine, dei Circus
Maximus. Ci hanno ospitati in un teatrino da 9 posti soltanto e adibito
appositamente per queste cose, dove le poltrone sono predisposte con il vassoio
per riporre le cibarie da un lato e le bibite dall’altro, mentre ascolti la
musica ad altissimo volume ma ad una qualità di pulizia del suono davvero
sorprendente. Sono passati a Trieste per il tour promozionale di queste nuove
tracce lo scorso 24 settembre. Ho ovviamente dato loro una mano ad organizzare
il loro mini tour italiano.
3-Rock in Rio…Ospo!
Siccome da cosa nasce cosa, data
mia conoscenza ed esperienza, e la necessità dell’Associazione Trieste Is Rock di poter organizzare eventi, è nata la
nostra collaborazione, iniziata con il concerto degli L.A. Guns.
Prima di partire con loro però
posso vantare un precedente in solitaria se così possiamo chiamarlo. Ti ricordi
di Mike Tramp, quello dei White Lion? Novembre 2006, Rock in Rio Ospo? I White Lion, sono
un'altra mia passione musicale degli anni ’80; un mito per me. Un danese biondo
trasferitosi a New York prima, poi a Los Angeles, che riesce a fare successo.
Nel 2003, sempre io e mio fratello
Manuel decidiamo di andare a vedere una delle tappe di Tramp in giro per
l’Europa. Scegliamo Monaco di Baviera (approfittando del concomitante baraccone
dell’Oktoberfest) dove avrebbe suonato in due serate consecutive. Si trattava
del suo tour da solista. Riusciamo ad incontrarlo, a scambiarci le mail e ad
entrare in confidenza (potere delle birre!?!?) a tal punto da convincerlo senza
troppe chiacchiere a venir a suonare da noi per quell’evento che poi sarebbe
divenuto appunto il primo “Rock In Rio Ospo”.
Bell’idea che avevo avuto! Senza
aver mai organizzato niente, mi lancia allo sbaraglio per organizzare un
concerto. Spesi un sacco di soldi tra pubblicità, poster, permessi e tante
altre cose. Avrei potuto spendere molto meno se solo avessi conosciuto il modo
giusto per potermi muovere.
Il concerto si sarebbe svolto al Teatro Verdi di Muggia, lo stesso dove
ricordavo essersi esibiti solamente i Nirvana
il 16 novembre del 1991; tra le altre cose quella storica data fu organizzata
da “Johnathan Vanderbilt”, mio vicino di casa e del quale manteniamo
l’anonimato.
Penso sia opportuno ricordare a
questo punto gli sfoghi dei nostri genitori, disperati per la nostra passione
musicale che non vedevano di buon occhio e temevano ci avrebbe portato alla
rovina.
Il padre di Johnathan: “Mio figlio, capellone e ascolta la musica del diavolo!”
Mio padre: “Anche i miei figli
purtroppo…”
E il padre di Johnathan ancora: “Almeno i tuoi non butteranno via soldi. Il mio compra dischi e spende
soldi senza una pausa.”
Nuovamente mio padre: “I miei non
sono da meno e vanno anche a vedere concerti in giro per il mondo!”
Il padre di Johnathan disperato: “Purtroppo anche il mio, e pensa che ora si è messo addirittura in
testa di organizzare concerti. Ha chiamato una band americana per la quale
stiamo spendendo un sacco di soldi. Non
verrà nessuno a vederli”.
E stava parlando dei Nirvana!
Lo stesso timore ce l’avevo ovviamente
anch’io. Quanta gente sarebbe venuta a vedere il concerto dei White Lion?
Booohhh....? Per fortuna tutto è filato liscio grazie anche agli amici (Marco
Liziero Luca BonJovi e il mitico Ragno, su tutti!) che mi hanno dato le dritte
giuste per mettere assieme i pezzi del puzzle e tirare su un evento
dall’autentico sapore genuino, realizzato da una macchina a gestione familiare
che non solo Tramp se ne ricorda tutt’ora ma anche i suoi musicisti ed i
presenti a quella mitica serata. Mi arrivano ogni anno, puntuali, gli auguri di
Natale da parte loro. Fu un successo quel concerto a Muggia. 480 spettatori
paganti che comunque non bastarono per coprire le spese.
Oggidì conosco molti più metodi
per evitare le trappole dispendiose in cui son caduto quella volta e che mi hanno
fatto spendere abbondantemente. Ma l’evento è stato comunque indimenticabile.
Abbiamo addirittura preparato una torta per il compleanno della moglie di Tramp
che proprio quel giorno compiva gli anni e le abbiamo suonato Tanti Auguri con
il pianoforte spegnendo tutte le luci del ristorante (pasta con
l’astice…servizio di prima qualità). Si è potuto vedere il loro lato umano e
semplice, anche se sono delle super star. Sono rimasti piacevolmente sorpresi.
Solitamente queste persone si trovano davanti al consueto servizio di catering
dove al termine di un semplice rinfresco segue sempre la fredda consegna del
cachet e tanti saluti. Mike Tramp e la moglie, una bellissima modella
indonesiana adorata nel suo paese d’origine, sono trattati come degli dei in
oriente, e durante la fase del loro tour in quelle zone dovevano girare
scortati, mentre qui come gente comune hanno trovato un’accoglienza da gruppo
di amici.
Lo stesso trattamento è stato riservato,
recentemente, anche ai membri dei Mr.Big
(Eric Martin e Paul Gilbert), nei loro passaggi in città. Li abbiamo fatti
stare bene.
Se penso che per i White Lion siano
venuti spettatori dall’Ungheria e dalla Toscana, non mi pare possibile. Quella
è stata la scintilla che ha acceso la miccia, e mi son messo ad organizzare
eventi chiaramente alla mia portata.
I successivi eventi furono Circus
Maximus e Seventh Wonder in un locale di Ronchi, dove purtroppo il titolare non
offriva più di una pastasciutta e storceva il naso per pagare i musicisti. E’
anche vero che in quelle occasioni non riuscivamo ad andare oltre ai 150
spettatori paganti e questo mi rendeva la vita difficile. Anche perché a mala
pena riuscivamo a coprire le spese.
Quella volta le cose si fermarono
lì, ma potevo vantare di essere entrato nel giro perché continuando ad andare
assiduamente in Scandinavia a vedere concerti e festival organizzati come si
deve. Per esempio a Lillehammer in mezzo
alla foresta, ero riuscito a prendere i contatti con gli stessi promoter.
Anni dopo, sono entrato a far
parte dell’associazione Trieste is Rock, un collettivo adatto per organizzare
questo tipo di eventi, non solo perché siamo in tanti e tutti volontari, ma anche
perché nel gruppo militano tante persone che sanno come muoversi in diversi
ambienti quali Siae, Enpals, burocrazia varia, certificati e contratti.
Nell’organizzare concerti cerchiamo sempre di regalare emozioni sia alle
band sia al pubblico dando la possibilità agli spettatori di incontrare i loro
idoli. Il Firefest Nottingham, ne è
un buon esempio di quello che voglio dire. C’è uno spirito familiare, quasi da
comunità. Si cerca di far avvicinare l’artista al pubblico.
Come associazione invece non
organizziamo spettacoli secondo il concetto delle grosse società, ma secondo lo
spirito svedese che offre uno spazio anche alle band locali per farsi notare. E
ce ne sono molte in città.
Creiamo così degli eventi per far
conoscere talenti cittadini agli altri cittadini; occasioni in cui gli artisti
locali possono vendere i loro lavori o i propri gadget. Per fare questo è nata
una sorta di collaborazione con locali e teatri triestini come vetrina, scelti
a seconda del tipo di musica e da quanta gente si stima possa partecipare.
Sarebbe davvero bello che molto
più pubblico partecipasse alle varie serate per creare un bel gruppo. Non
principalmente per avere pubblico pagante che ammetto non guasterebbe perché ci
permetterebbe di poter investire e crescere, ma se riuscissimo a centrare il
nostro obbiettivo che è quello di portare un bel po’ di persone ai prossimi
eventi, beh, in tal caso avremmo tutte le carte in regole per fare numeri
davvero grossi nel 2014…non so se mi spiego.
Già così con l’Halloween Party di alcuni giorni fa abbiamo portato in città i
mitici HAREM SCAREM, mai passati in Italia in 25 anni!! Che serata!! E il
pubblico di oltre confine è molto attento a queste cose; noi lo sappiamo e puntiamo
molto su di loro e non solo, perchè oltre agli amici slvoeni e croati, per la serata del 31 ottobre era presente mezzo Friuli, un gruppo di Veronesi, una famiglia siciliana da Pelermo, gente da Mestre, Padova, Firenze e Modena!!!...insomma dovremmo inziare a preoccuparci e cambiare il nostro "monicker"....Trieste non basta più !?!?
Certo è che se le cose
funzionassero come nei paesi del Nord, dove esistono degli aiuti governativi,
sarebbe molto più semplice fare serate. Mi spiego meglio, per il mini tour dei
Circus Maximus che ho organizzato di recente in Italia, la band mi ha chiesto
di preparargli una semplice dichiarazione con la quale confermavo di avergli
procurato quattro date nel nostro paese. Niente di ufficiale come potrebbe
essere un contratto, eppure quella semplice attestazione a loro serve per
ottenere dal governo Norvegese un finanziamento (parliamo di migliaia di euro!),
in quanto “rappresentanti della Norvegia nel mondo”, hanno la possibilità di
ricevere un finanziamento. Quindi attestazione su carta semplice, presentazione
al ministero della cultura (una bella ragazza di nemmeno trent’anni), approvazione
e lo stato finanzia nel giro di poche settimane. Proprio come da noi.
Con questa cifra la band potrà
pagare aerei, pernottamenti, trasferimenti e altre spese. Non sarà tutto
coperto con la cifra erogata, ma li aiuterà non poco. Anche perché a loro non
ho potuto garantire un ingaggio stabile per le quattro date che gli ho
promesso. Sono una band di nicchia e hanno un seguito molto ristretto, quindi
si stabilirà di volta in volta il compenso per ogni singola serata sulla base
del pubblico pagante.
Inoltre con la trasmissione a Radio City Trieste, di cui parleremo
dopo, le cose sono molto più facili da promuovere perché non ci ascoltano
solamente in tutta Italia ma abbiamo un nutrito seguito di amici appassionati
anche fuori dai confini nazionali. Pensa che per i Kamelot a Trieste il 21
novembre prossimo, ci sono diversi ascoltatori, oramai amici, dalla Germania,
dalla Bulgaria e dalla Francia che ci hanno chiesto un aiuto per trovare degli
alloggi in città per quanto verranno a vedere il concerto! Lo stesso è accaduto
per degli svedesi che ascoltandoci si sono talmente tanto incuriositi di Trieste
che dopo svariate ricerche su internet hanno deciso di passare le loro vacanze estive
proprio qui da noi. A pensarci bene quasi quasi mi propongo come assessore alla
promozione turistica della città di Trieste. A parte gli scherzi, queste sono
delle belle soddisfazioni che mi danno un enorme forza per andare avanti.
4-Le avventure di reporter(M)axx
Da questa innata passione per la
musica, è nata la mia pluriennale collaborazione con Flash, magazine una volta
reperibile in edicola, poi purtroppo causa il fallimento dell’editore, è diventata
una rivista solamente web. In Italia non siamo ancora pronti alla diffusione
delle notizie esclusivamente via internet; non è una cosa entrata ancora nella
nostra cultura.
Tutto è iniziato quasi per gioco con
il reportage di un concerto dei Kamelot svoltosi all’estero. Era la prima volta
che qualcuno proponeva alla redazione di pubblicare la recensione di un concerto
avvenuto fuori dai confini nazionali. Successivamente, sempre per loro abbiamo
realizzato in maniera continuativa i reportage di tutti i Festival e dei
concerti italiani (e non) a cui assistevo.
Questa nostra collaborazione
prosegue tutt’ora a tutto spiano e le cose girano per il verso giusto. Ottengo
accrediti, pass e accessi ai backstage per interviste. Ovviamente il tutto
senza vedere un soldo…lavoro per la sola gloria. Questa è un'altra nota dolente
di come funzionano le cose nel nostro paese; in Germania o Svezia, ci si
potrebbe permettere di vivere. Ma la soddisfazione di vedere pubblicate le mie
interviste e di conoscere i miei miti da vicino, non hanno prezzo!!
Con il fatto di collaborare con
Flash, ho incontrato davvero moltissimi artisti. Altri invece, per un motivo o
per l’altro rimarranno sempre un sogno, come Ronnie James Dio, Led Zeppelin e
Whitesnake.
Sempre per Flash, grazie alla mia faccia tosta, ho intervistato addirittura Sebastian Bach degli Skid Row nel 2009 in
occasione di una sua tournèe solista a Treviso. Per quell’occasione avevo
scritto al manager di Bach in modo da poter ottenere un’intervista, ma senza
ricevere risposta alcuna. Mi presentai quindi nel locale del concerto nel
pomeriggio durante il soundcheck nella speranza di riuscire a scavare qualcosa.
Riesco ad avvicinare il manager, che si ricorda vagamente di una mia richiesta
ma senza darci troppa importanza. Mi dice allora di ripresentarmi alla sera,
prima dell’esibizione ma senza pretendere pass speciali oppure accrediti. Chiaramente
non si trattava di una questione di soldi, ma di un traguardo. Riuscire ad
avvicinare Bach sarebbe stato per me era un sogno che si realizzava. Così alla
sera tornai alla carica e lo stesso personaggio mi invita a ripassare questa
volta a fine concerto. Ovviamente non mi feci prendere dallo sconforto
dell’ennesimo rinvio e puntuale mi feci vivo. Questa volta la fortuna fu dalla mia
parte perché ad aprirmi la porta fu Jarzombek,
batterista di Bach in quella occasione e che per pura coincidenza conobbi
alcuni mesi prima al festival in Svezia. Jarzombek si ricordava di me e mi fece
entrare.
Il manager, che si stava strafogando
di cibaria varia, stupito di vedermi ancora una volta mi concesse solamente due
domande. A quel punto mi giocavo tutto, non avevo nemmeno idea di quali domande
avrei potuto fare e soprattutto temevo che l’ora tarda e la stanchezza di
Sebastian Bach non avrebbero giocato a mio favore.
Partii con la prima domanda che
mi passava per la testa, ovvero “Levami una curiosità, siamo nati nello
stesso anno io e te, mi spieghi come mai siamo così diversi? Qual è il tuo
segreto? Come fai a tenerti così in forma?” Ricordo ancora come si alzò
in piedi con le braccia verso il cielo e le mani che facevano le corna mentre
mi disse sorridendo “It’s Rock ‘n’ Roll!”. Quella sera sfatai il mito che le
Rockstar hanno la puzza sotto il naso. Parlammo per un’ora e mezza e feci un’
intervista molto intima. Lui si aprì in modo spontaneo, probabilmente perché
capì che ero un suo fan e mi vide emozionato. E a lui faceva piacere.
Anche altri artisti che ho
incontrato si sono dimostrati molto alla mano. Nikki Sixx, ad esempio l’ho incontrato in aeroporto. Ha lasciato
stare la fidanzata per concedermi due chiacchiere ed un paio di foto assieme a
lui. E’ stato molto simpatico.
L’unico che ricordo essersi
dimostrato d’avere la puzza sotto il naso è stato Blackie Lawless dei W.A.S.P.. Mi trovavo in
Germania ad un concerto dei Kamelot e stavamo nel backstage dove ho conosciuto
le loro famiglie intere. Arrivò l’entourage di Lawless e ci mandò via tutti.
Stessa cosa accadde allo Sweden Festival, quando lo staff dello stesso artista,
nuovamente ci fece sloggiare nonostante fossimo in compagnia di Kai Hansen dei Gammy Ray che avrebbero
suonato quella sera stessa. Nonostante fossimo ospiti nel backstage principale,
quello dove si trovavano addirittura le piscine, dovevamo andarcene tutti.
5-The Rock Brothers
Nei primi anni’90, conosco Andrea Sivini Mr Rock, sul mio attuale
posto di lavoro. Io ero una new entry chiamata per il passaggio delle consegne
in quanto lui se ne stava andando e io sarei divenuto il suo sostituto. Ho
lavorato al suo fianco per sei mesi prima di salutarlo definitivamente perchè a
tempo pieno avrebbe intrapreso la sua brillante carriera decollata nel mondo dei
video. Sappiamo benissimo a che livello sia giunta la sua attività
professionale.
Chiaramente io e lui non ci siamo
persi di vista, perché da questo nostro incontro è nata un’amicizia con una passione
in comune. La Musica!
Nel frattempo Andrea Sivini Mr.
Rock, assieme ad altri amici, tutti vecchie glorie della radiofonia cittadina,
hanno fondato Radio City Trieste, giovane e interessante realtà radiofonica
cittadina ad esclusiva diffusione web al sito www.radiocitytrieste.it.
Penso sia dovuto spendere due parole a riguardo di questo team composto anche da nuove leve, alcuni dei quali sono figli degli stessi dj della radio. Trasmettono sempre in diretta con collegamento in webcam, creano eventi presso la loro sede di via dell’Istria, e soprattutto va detto che è una radio indipendente nel senso che non ricevono alcun finanziamento. Nessun sostegno economico da enti o da partiti politici, nessuna pubblicità commerciale. Tutto autofinanziato.
Penso sia dovuto spendere due parole a riguardo di questo team composto anche da nuove leve, alcuni dei quali sono figli degli stessi dj della radio. Trasmettono sempre in diretta con collegamento in webcam, creano eventi presso la loro sede di via dell’Istria, e soprattutto va detto che è una radio indipendente nel senso che non ricevono alcun finanziamento. Nessun sostegno economico da enti o da partiti politici, nessuna pubblicità commerciale. Tutto autofinanziato.
E così adesso, tra le varie cose,
sono suo ospite nella trasmissione radiofonica Rock On gruppo (www.facebook.com/groups/rockon.radioshow/) abbiamo ormai raggiunto quasi i 1900 amici, potenziali ascoltatori da tutto il
mondo. Smettiamo solo quando vediamo che il numero di presenti (e accertarsene con
i computer e internet è semplice!!), va in calando…il problema, se così lo
possiamo chiamare, è che adesso siamo “sbarcati” al di là dell’Oceano (Brasile,
Argentina, Canada, Usa) e mentre da noi è l’una di notte, da loro è appena
pomeriggio, per cui non si stancano mai!!
su Radio City Trieste, dove lui è l’anima seria e io invece lo spirito comico. Andrea porta la sua profonda conoscenza della scena rock anni ’70-’80, io quella della scena ’80-’90, con tanti artisti in comune nei nostri gusti musicali. La nostra è una trasmissione che va in onda tutti i martedi dalla durata indefinita (quasi sempre più di quattro ore) che si sta espandendo a macchia d’olio. Nel nostro
su Radio City Trieste, dove lui è l’anima seria e io invece lo spirito comico. Andrea porta la sua profonda conoscenza della scena rock anni ’70-’80, io quella della scena ’80-’90, con tanti artisti in comune nei nostri gusti musicali. La nostra è una trasmissione che va in onda tutti i martedi dalla durata indefinita (quasi sempre più di quattro ore) che si sta espandendo a macchia d’olio. Nel nostro
Quest’estate abbiamo iniziato
pure ad organizzare dei concerti acustici presso il Giardino Marenzi, che sta
proprio nel comprensorio della sede della radio stessa. Devo ammettere che non
mi aspettavo una riuscita simile! Il prossimo anno faremo cose ancora più
grandi!
Son strafelice di far parte dei…Rock Brothers!
6-Rock On!...e che il Metallo sia sempre con
voi
Avevo
già un passato da speaker radiofonico con Ricky
Russo moltissimi anni fa a RadioFragola,
dove portavo scatoloni di vinili da fare ascoltare e per farmi conoscere, anche
se rispetto ad oggi era praticamente impossibile. La trasmissione si
intitolava “Born To Be Wild”. Vent’anni dopo, sempre Ricky Russo mi ha
richiamato a fare un’altra trasmissione (seppur molto più breve), la mitica “…E
che il metallo sia sempre con voi!” a Radio
Capodistria.
Oggi
invece a 24 anni di distanza dalla mia prima esperienza, con la trasmissione “Rock
On” a Radio City Trieste, le cose sono molto più semplici. Questo anche grazie
al mio boss, o socio, Andrea Sivini Mr. Rock. Lui è uno che si dà da fare
all’impossibile.
Siamo
agli antipodi noi due. Io non so nemmeno accendere un mixer mentre lui è un
esperto in fatto di tecnologia. Diciamo che ci dividiamo i compiti; lui porta la
conoscenza tecnica e io la mia passione rock maturata anche durante i miei
viaggi. Attualmente la mia è una passione nascente quella per la radio.
Siamo partiti dalla scena locale
e adesso ci ascoltano in tutto il mondo. E’ accaduto tutto in modo molto
veloce, senza quasi rendercene conto. Inutile dire che siamo molto contenti di
questo progredire. Chi lo avrebbe mai detto? Effettuiamo collegamenti con gli
Usa e la Svezia. Ho
addirittura intervistato in diretta i Saxon
in occasione della pubblicazione del loro Sacrifice. Non la dimenticherò mai
quell’intervista. Sapevo che l’interlocutore che stavamo per intervistare,
doveva parlare delle stesse cose per l’ennesima volta nello stesso giorno,
quindi ho voluto evitare le domande ovvie e ho iniziato buttandola in scherzo
chiedendogli “Come potete pensare di vendere dischi con un nome come Saxon? E
cambiare nome? Altrimenti non venderete nemmeno un disco!”. Lo spirito
è stato colto immediatamente e aprendosi una birra e facendo un brindisi a
distanza ha risposto “Che vuoi…volevamo chiamarci Iron Maiden, ma
una band con un nome come questo esiste già.” Poi naturalmente le cose
hanno iniziato a prendere una piega seria.
Dato che la trasmissione vanta
ascoltatori in tutto il mondo, alterniamo i commenti in italiano e in inglese
per permettere a tutti di capire cosa stiamo dicendo, anche se ovviamente
cerchiamo di dare più spazio alla musica. E poi c’è il nostro interesse per la
scena Rock locale. Quindi eseguiamo le serate live con la diretta radio e web.
Ci siamo accorti che di band ce ne sono davvero tante in città e speriamo che
la faccenda si evolva ancora di più.
7-La Rock family
Nella mia vita però ci sono anche
altre cose alle quali devo dare la precedenza, come il lavoro e la famiglia.
Mia moglie Daniela è una santa perché sopporta me, le mie scorribande
all’estero e la mia passione per la musica. Bisogna dire però che anche lei è
un’appassionata. Andiamo assieme ai concerti. Mi ha minacciato di divorziare se
non fossimo andati assieme al ProgPower Festival ad Atlanta negli States o alla
Sweden Rock Cruise (una crociera “Rock” tra i ghiacci della Finlandia). Lei è
una fan sfegatata dei Seventh Wonder, si è fatta tatuare il loro logo. A ferragosto, presso la radio, a sorpresa,
sono venuti due dei componenti della band. L’idea era di farli venire tutti e
farli suonare, ma purtroppo il cantante è attualmente impegnato nel tour con i
Kamelot. Comunque è stata una bella festa, e i Seventh Wonder al completo le hanno
inviato un video messaggio su Facebook.
E poi c’è mio figlio Andrea che ha dieci anni e suona la
chitarra. Nei primi giorni di lezioni, ha chiesto di poter imparare gli assoli
degli Scorpions e dei Tesla, ma ovviamente il maestro non ne
era a conoscenza, per cui gli ha insegnato qualche semplice riff degli Ac/Dc. Ecco,
lui è il mio consulente. Quando finisco la stesura di una recensione, gli
faccio ascoltare il disco e gli chiedo un parer in modo da poter assegnare un
voto. Lui sarà la bestia della famiglia. A scuola, già così giovane va con
magliette Rock e lo zaino dei Kamelot. I suoi compagni lo salutano facendo le
corna rock. E pensare che i miei genitori un po’ disperati per questa mia
passione erano convinti che un giorno mi sarebbe passata, e invece si sta già
preparando la continuazione della saga della BarzeRock Family.
Ti ricordi quando appena iniziata l’intervista ti ho parlato del
concerto di Oslo dei Kamelot? Dopo aver stabilito i contatti con loro, gli
mandai un semplicissimo video di mio figlio Andrea, all’epoca di appena tre
anni, che cantava una loro canzone. Ti puoi immaginare questo bambino che canta
a modo suo una canzone metal. E piaciuta talmente tanto la sua performance, che
l’hanno inserita nel video ufficiale di “Serenade”, e non solo l’hanno resa reperibile
su Youtube ma l’hanno inserita anche tra i bonus extra del dvd registrato nella
capitale norvegese di cui ti parlavo. Da qui parte la mia innata passione per i
Kamelot, che ripeto si esibiranno a Trieste il prossimo 21 novembre. Sarà il
concerto della mia vita!
video di Serenade (Kamelot); oltre all'epertura con il giovane Andrea, a 4'15'' vediamo la banda di "supporte locali".
video di Serenade (Kamelot); oltre all'epertura con il giovane Andrea, a 4'15'' vediamo la banda di "supporte locali".
Son comunque convinto che tutti i
bambini abbiano un’anima “rockettara”, solo che in Italia non viene (o non
può??) essere “coltivata”. Anche mia figlia Chiara (che ora ha vent’anni, ed al
primo moroso ha fatto conoscere i Gotthard…) a due anni, si sbatteva e faceva
l’headbanging sul seggiolone ai ritmi dei brasiliani Angra ed adorava i Sonata
Arctica…altro che Zecchino d’Oro!
8-Il sogno del corsaro
Il concerto dei sogni che vorresti organizzare ma impossibile perché
una band non si muove più, perché troppo costoso o perché la band/artista non
esistono più?
Iron Maiden, ma è una risposta
ovvia. Mi piacerebbero molto gli Scorpions,
anche se temo che tra qualche anno potrebbero mollare, e ora non ho i mezzi
adatti per organizzargli uno spettacolo.
Mi piacerebbero molto i Tesla, una band americana della quale
ti racconto un aneddoto. Anni fa ci siamo curati un’infinità di chilometri per
andare a vederli in Svizzera a Pratteln, in una location bellissima. Mi
presentai come giornalista accreditato per un’intervista, anche se non era
vero, e comunque mi accolsero in modo amichevole nonostante ammisi di non avere
nessun appuntamento. Oltre a fare l’intervista mi diedero il pass per la
serata, gadget di ogni sorta, plettri, bacchette e foto autografate. Come se
tutto questo non bastasse, la sera durante il concerto, il cantante ci dedicò un brano presentandolo come “…per i nostri amici
italiani che hanno fatto tanta strada per vederci.” Ammetto di aver pianto
per la gioia. Ho recuperato addirittura un bootleg che sta girando il mondo,
nel quale si sente questa loro dedica. Solo un mese dopo, in Svezia, eravamo presenti
alla loro conferenza stampa, regolarmente accreditati. Si trattava di uno di
quei incontri alla grande come si vedono alla tv; c’erano i divanetti per le
star a disposizione dei cronisti e davanti a loro tutte le sedie sistemate per
i giornalisti ammessi all’incontro. Nessuna possibilità di avvicinarli però. C’era un servizio rigoroso di sicurezza, in
mezzo a rappresentanti giornalistici di tutto il mondo. Insomma, i Tesla mi
hanno riconosciuto e interrompendo la seduta d’incontro mi hanno salutato e
chiesto di avvicinarmi a loro per salutarli. Gli altri ospiti mi hanno
odiato. Sentivo i loro sguardi fulminarmi.
E’ impegnativo organizzare loro un
concerto; hanno un cachet molto altro e in più c’è il costo dell’aereo dagli
Stati Uniti. Per ora è troppo difficile, ma un giorno chissà…
Però anche gli Europe mi piacerebbe riuscire a farli
suonare a Trieste nonostante siano già passati due volte in regione. A loro
devo un gran favore.
Tutti credono che loro siano
solamente Carry e The Final countdown, ma non è così. Per rendersene conto basta
guardare il dvd Almost Unplugged
dove eseguono brani dei Deep Purple, U.F.O., Led Zeppelin, e durante le riprese
ufficiali io e mio fratello eravamo presenti.
Ci siamo curati una trasferta a Stoccolma per vederli dal vivo in acustico in quella occasione con una sezione di archi al Teatro Nalen. Tutto esaurito in prevendita e noi ovviamente senza biglietti. Nessuna possibilità di entrare, erano previsti spettatori da tutto il mondo addirittura provenienti con voli charter, ma noi non potevamo rimanere a bocca asciutta. Davanti al botteghino abbiamo istituito un sit-in alla disperata ricerca di qualcuno che avesse un biglietto superfluo da vendere, mentre mio fratello disperato piangeva seduto sul marciapiede. Tutti conoscevano la nostra storia. Alla fine, presi dalla disperazione, dal botteghino ci hanno passato due pass e uno dei due con permesso di fare foto anche se i diritti per le immagini fossero stati già venduti alla tv per la diretta streaming e la ripresa per il dvd ufficiale. Nonostante tutto, nel video si vede mio fratello sul palco che gira come fotoreporter autorizzato. L’unico tra l’altro. Quindi devo loro un favore e voglio farli suonare a Trieste in Piazza Unità. E’ una vera impresa, ma io ce la farò!
Link Utili:
Profilo personale di Maxx
Trasmissione radiofonica “Rock On”
Radio City Trieste
Associazione Trieste is Rock (eventi musicali)
Sito ufficiale della band Kamelot