martedì 25 luglio 2023

LACHY DOLEY GROUP - Trieste, sabato 22 luglio, Castello di San Giusto

 Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste (pubblicato il 25 luglio 2023)

Foto di Giuseppe Vergara http://www.giuseppevergara.com/



TRIESTE - Talvolta capitano delle occasioni da prendere al volo, opportunità da non farsi sfuggire, situazioni per le quali abbiamo la possibilità di assistere ad esibizioni di autentici fenomeni, che non è detto però possano ritornare dalle nostre parti .

Nello specifico, per la serata in questione, qualcuno è venuto appositamente da fuori città, macinando centinaia e centinaia di chilometri.

In un periodo in cui si punta prevalentemente a spettacoli di tribute e cover band che, senza nulla togliere, hanno forse saturato la piazza, abbiamo comunque ancora la fortuna di poter contare su realtà che proseguono con il loro percorso di ricerca ed offerta di artisti e spettacoli originali.

Lachy Doley è un giovane australiano, un organista moderno appartenente alla sfera del mondo del Rock, uno che ha già fatto parlare tanto di sé  e del suo modo di suonare, tanto da essersi aggiudicato il titolo di "Jimi  Hendrix dell'Hammond".

Tra il pubblico molti i nomi noti delle scena musicale triestina e non, tutti pronti a godere delle sue incursioni sulle tastiere che, per un soffio, causa il temporale pomeridiano sulla città, stavano quasi per essere annullate.

Giove Pluvio però non ha fatto i conti con lo staff del TeatroMiela, organizzatore dell'evento che rientra nella rassegna Miela Music Live a sua volta inserita nel calendario estivo del Trieste Estate.

Con mezz'ora di ritardo rispetto al previsto, dopo gli ultimi accorgimenti messi a punto da parte dei tecnici, lo spettacolo ha comunque inizio .

Direttamente dagli antipodi del globo terrestre, ecco un power trio che scuote le mura del Castello di San Giusto con ben due ore di ottima musica... e che musica signori!

Sound compatto, groove da ipnosi, anima da vendere, il Lachy Doley Group, oltre al leader che dona il nome al progetto, vede sul palco basso e batteria d'alto livello.

Per lo più divenuto celebre grazie ai filmati che si trovano sul web, Doley cattura e sorprende per la verve, l'energia ed il modo di suonare e di interpretare i brani celebri della storia del Rock, che sceglie di eseguire per omaggiare,  a suo modo, i grandi della musica (Hendrix, Lennon, Winwood).

Ammetto di non averlo mai conosciuto prima che il Miela ufficializzasse questa data, ma ho letteralmente adorato l'interpretazione del genere da lui proposto ed il suono dell'organo, suonato realmente in maniera assurda ...beh, mi ha veramente tramortito.

Credo che in parecchi, anzi, tutti noi, stasera siamo usciti dalle mura del Castello con un insolito entusiasmo; abbiamo colto la palla al balzo, non ci siamo lasciati sfuggire quest'opportunità, e abbiamo fatto bene!

Ah si...peccato per chi non c'era...





mercoledì 12 luglio 2023

ALICE CANTA BATTIATO - Trieste, domenica 9 luglio, Castello di San Giusto

Cristiano Pellizzaro per Radio CityTrieste (pubblicato il 12 luglio 2023)

Foto di Simone Di Luca e dall'archivio di Cristiano Pellizzaro



TRIESTE - Quanto ci siamo emozionati durante questa bellissima serata? A quanti di noi le lacrime hanno riempito gli occhi?

Ora alzino la mano quelli che le hanno trattenute. Adesso invece mani alzate per quelli che le hanno lasciate andare.

Nulla di cui vergognarsi, le emozioni fanno parte della nostra vita e la musica è emozione.

Rendere omaggio ad un grande artista non è mai facile, ci si ritrova sempre con la spada di Damocle pronta a colpire, soprattutto se si tratta di un vero artista, uno di quelli che hanno lasciato il segno, uno che ha saputo rappresentare pensiero e anima attraverso splendidi versi poetici, vestiti con trame musicali che calzano a pennello in ogni occasione.

Questa volta però non si correva alcun rischio, non poteva che essere un successo annunciato, una tranquilla partita giocata senza alcun timore; Perchè nessuno sa (e può) cantare Battiato come Alice. (Questa frase non è mia, è  stata riportata dagli organizzatori  Vigna Pr  sulla loro pagina Facebook al termine della serata).

Possiamo dire il contrario? Assolutamente no, perchè nel corso della sua lunga carriera, Alice  è stata interprete e ha duettato con il Maestro siciliano rendendo celebri i suoi brani anche fuori dai confini nazionali, e quindi chi meglio di lei per omaggiare Franco Battiato, scomparso nel maggio di due anni fa, lasciando un enorme vuoto dentro di noi?

La serata, programmata al Castello di San Giusto per la rassegna Hot in the city ed organizzata dai già citati Vigna Pr e GoodVibrations Entertainment, ha però strizzato l'occhio alla nostra città per due motivi.

Il primo, il più storico, riporta alla memoria un giovane Battiato (forse al suo primo passaggio a


Trieste), proprio nel maniero posto sul nostro colle.

Era il 18 luglio del 1975 nell'ambito di una tre giorni musicale. Quindi non solo non ci poteva essere luogo più azzeccato, ma sono pronto a scommettere che certamente tra il pubblico di oggi, qualcuno era presente anche all'epoca.

Secondo, proprio da Trieste, questa volta al Teatro Rossetti  il 15 febbraio del 2016, Battiato e Alice debuttavano con un tour teatrale che, come da previsione, fece sold out già in prevendita.Non vado oltre con i ricordi, mi fermo qui e passo alla cronaca della serata, nella quale Alice (Carla Bissi all'anagrafe), ha seguìto una bellissima scaletta composta da brani scelti con attenzione e posizionati in un crescendo di intensità ed emozioni.


Una set list dalla quale sono stati lasciati fuori alcuni brani forse  fin troppo attesi dal pubblico, altri invece scelti per ripercorrere le sue interpretazioni, i loro duetti e la discografia di Battiato.

Quindi Eri con me e Veleni, Povera patria e L'animale, Summer on a solitary beach ed ovviamente I treni di Tozeur, fino a raggiungere l'apice in chiusura di set con il trittico composto da La stagione dell'amore, E ti vengo a Cercare (brano tratto da Fisiognomica del 1988 e rivisto nel 1996 dai C.S.I. nel disco Linea Gotica con un cameo vocale di Battiato sul finire del brano) e La cura.

Sul palco, assieme ad Alice ed alla sua voce, il pianoforte suonato dal maestro Carlo Guaitoli (per oltre due decadi al fianco di Battiato e presente a Trieste nel citato tour del 2016), e la giovane e talentuosa violoncellista friulana ChiaraTrentin, per la quale penso sia opportuno spendere alcune parole in più.

Nata a Udine nei primi anni novanta, Chiara studia violoncello al conservatorio dell'omonima città e si laurea in Germania presso la prestigiosa Hockschule di Mannheim. Lo scorso ottobre ha presentato il suo progetto da solista “Violoncellula” alla Concertgebouw di Amsterdam. Il disco è stato commissionato dal festival della Cello Biennale di Amsterdam, nella sezione dell'Anner Bjilsma Award, vinto dal Maestro Giovanni Sollima. L'intero progetto è stato realizzato con un violoncello elettrico a sei corde, ammirato dal pubblico di Trieste durante i bis di fine serata.

Tre artisti che hanno saputo catturare il pubblico, rendere palpabile l'atmosfera, far emergere emozioni e far vibrare le nostre anime per tutti i novanta minuti di concerto.

C'è ancora tempo per un ritorno sul palco per un bis e per deliziare il pubblico con tre brani: Chanson egocentrique, Per Elisa e L'era del cinghiale bianco, brano con cui Alice e Battiato aprivano i loro concerti del 2016.

Chiudo qui, ogni altra parola sarebbe di troppo.






giovedì 6 luglio 2023

Zucchero - Trieste, martedì 4 e mercoledì 05 luglio 2023, Piazza Unità d'Italia

 di Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste (pubblicato il 06 luglio 2023)

foto di Manuel Demori (per la serata del 04 luglio)

e di Simone Di Luca (per la serata del 05 luglio)



TRIESTE - Finalmente Zucchero nuovamente in concerto a Trieste.

Sono passati quasi sedici anni dall'ultima volta che l’abbiamo sentito suonare qui “da noi”, nel capoluogo regionale, anche se un minimo di speranza che l'attesa potesse terminare da un momento all'altro era già balzata nei nostri cuori un anno fa, quando il suo tour aveva fatto tappa a Palmanova dopo ben dieci anni di assenza dalla nostra Regione.

L'ottimo colpo messo a segno dallo grande squadra di Azalea (fortunatamente ci son loro ad organizzare questi eventi), ha fatto sì che per Zucchero si potesse prenotare la splendida cornice di Piazza Unità d'Italia a Trieste per ben due serate. Inutile dire che, nonostante il doppio appuntamento, la corsa al biglietto iniziata sin dal primo momento, ha lasciato ben poco agli indecisi dell'ultimo minuto.

Così, con questo gradito doppio ritorno, sono ritornati anche i grandi eventi live nel salotto buono triestino grazie alla rassegna Live in Trieste che, una volta partita per altri luoghi la carovana Fornaciari, vedrà un altro grande nome della musica italiana esibirsi nello stesso luogo: Biagio Antonacci sabato 15 luglio.

Ma veniamo a noi, al primo dei due concerti triestini, quello al quale abbiamo avuto modo di prendere parte. Uno spettacolo molto generoso (più di due ore e mezza senza interruzioni), composto da una scaletta tutt'altro che scontata dove, a gran sorpresa, sono apparsi anche brani da molto tempo lasciati nel cassetto in sostituzione di altri divenuti nel corso delle varie tournee fin troppo abituali.

Cose, queste, che permettono ad uno spettacolo di rinnovarsi e mantenere una gradita genuinità. Non sono, però, nemmeno mancate le sorprese, almeno in questa prima serata, come l'apparizione sul palco della figlia Irene.

Mi piacerebbe poter andare per ordine, ma l'ispirazione per redigere la mia cronaca è un fiume in piena, ed è meglio che non perda la corrente.

Come da programma Zucchero si congeda dal pubblico lasciando il proprio copricapo sull'asta, sopra al microfono, accompagnando il gesto dal motto di Marvin Gaye "Ovunque io appoggi il mio cappello, quella è casa mia", e usato dal nostro artista in segno di saluto e ringraziamento verso il pubblico e le varie località che lo accolgono.

Oramai Sugar ha suonato in tutto il mondo, l'avrà girato chissà quante volte a tal punto da essere uno di casa ovunque, uno con il quale ci si dà del tu. Tanto è vero che in diversi, tra il pubblico, lo chiamano a gran voce addirittura Adelmo, ovvero il suo nome di battesimo ("Adelmo è un nome da contadino e Zucchero da musicista. Sono sempre io, le due facce della stessa medaglia" da Tutto Compact n. 3 del 1989, testi a cura di Stefano Bianchi). Ecco quindi svelato l'arcano a lei, cara signora della quinta fila seduta affianco a me, che tanto ha tormentato il moroso affinché le svelasse il mistero di questo nome inconsueto! Adelmo appunto.

Sul palco, ad accompagnare il nostro Adelmo, una squadra di calcio composta da undici fuoriclasse pescati in diverse parti del mondo tra Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Cuba, Camerun.

Inutile ricordare che in mezzo a queste All Stars spiccano il chitarrista Mario Schilirò ed il bassista, nonché direttore artistico, Polo Jones, entrambi con Sugar sin dagli inizi.

Hey Man e Dune Mosse, i brani più datati, L'urlo la perla inaspettata, The scientist la cover dei Coldplay (dal recente Discover del 2021), come omaggio alla band inglese in segno di amicizia.

Con Baila (Sexy thing) il pubblico esplode, abbandona le sedie e corre a ballare sotto al palco, mettendo a dura prova e sfidando il servizio di sicurezza che cercava di rimandare tutti ai propri posti.

Con Miserere il duetto virtuale e commovente con l'amico Luciano Pavarotti (Quando Zucchero lo convinse a registrare l'intervento nel brano Miserere, seduto sul divano della sua casa di Macerata, Pavarotti fu preso dal panico. Chi mi da gli attacchi? E l'orchestra? L'orchestra dov'è? E Zucchero prontamente: "L'orchestra è già registrata e la senti in cuffia, gli attacchi te li do io stringendoti l'avambraccio" da Troppe zeta nel cognome di Mario Luzzato Fegiz del 2017).

Poi ancora un altro duetto, questa volta con la figlia Irene per il brano Cose che già sai, seguito da Diamante, Diavolo in me e Per colpa di chi?

World Wild Tour è il nome di questa tournée partita più di un anno fa e che ancora sta girando tutto il globo. Ben felici di aver preso parte a questa bellissima festa, avevamo bisogno di "tanta dolcezza"!

Per tanto tempo abbiamo sperato in almeno in po' di Zucchero e questo bellissimo e abbondante concerto ci ha fatto sicuramente salire la glicemia.

Ben tornato Zucchero!















lunedì 3 luglio 2023

The Cult - Pordenone, sabato 01 luglio 2023, Parco San Valentino

di Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste (pubblicato il 03 luglio 2023)

Foto di Elisa Moro



PORDENONE - Anche se l'edizione di quest'anno ha strizzato l'occhio alle band dall'impronta decisamente più Rock rispetto al passato, il Pordenone Blues Festival si conferma ancora una volta come una delle rassegne più importanti del Nord Est e non solo.

Un calendario denso di concerti ed appuntamenti satellite hanno fatto sì che, anche questa volta, svariate migliaia di persone hanno raggiunto la città di Pordenone da ogni dove per partecipare alle serata in programma. E' bastato osservare le targhe delle macchine parcheggiate sin dalle prime ore del pomeriggio, oppure ascoltare la gente parlare, per capirne  la  provenienza, se da altre regioni del nostro paese, oppure dalle nazioni limitrofe.

Dopo l'apertura in pompa magna il giorno prima con l'esibizione affidata al leggendario nome dei Deep Purple, il calendario del Festival  prevedeva lo spettacolo degli inglesi The Cult.

Con l'organizzazione "storica" Sempre organizzato dall'Associazione Pordenone Giovani, questa manifestazione negli anni passati ha presentato nei vati bill nomi come quelli di John Mayall, Eric Sardinas, Anastacia e Steve Winwood, solo per citarne alcuni, oltre al compianto Jeff Beck nell'edizione di un anno fa. Questa volta invece il Pordenone Blues Festival ci propone la storica band inglese nella quale rimangono solamente due membri fondatori Ian Astbury alla voce, e Billy Duffy alla chitarra. Ad aprire la serata, sarebbe ingiusto non menzionarli, i canadesi The Damn Thruth per un piacevole e colorato salto ai tempi degli hippies.

La cronaca. Finalmente smette di piovere,  il popolo dei Cult è pronto ad accogliere i propri dei e tre minuti dopo le ventidue eccoli salire sul palco e prendere posizione.

Passano rapidamente i primi tre brani iniziali ed ecco che arrivano già le prime hit nella sequenza, Sweet Soul Sister seguita da The Witch, pezzi che hanno il potere di catturare il pubblico, mentre Lil' Devil mantiene alta la carica elettrica della serata.

Astbury,  vestito di nero  con abito lungo, larga bandana a coprir la fronte fin quasi gli occhi, e due lunghe trecce dai capelli neri, sembra un magnetico stregone pellerossa intento a celebrare riti propiziatori per la sua tribù. Ed il gioco ha quasi del magico quando sulle note di Rain, qualche goccia inizia a scendere sulla folla entusiasta.

Inutile dire sia stato questo uno dei picchi della serata, ma non da meno l'immancabile She Sells Sanctuary eseguita immediatamente dopo (entrambi i brani estratti dal secondo disco The Cult del 1985).

Ma c'è ancora spazio per raggiungere nuovamente alte vette con la chiusura classica di Love Removal Machine.

Dopo ottanta minuti di culto del Rock, il nostro rituale purtroppo si chiude, ma siamo talmente tanto elettrizzati che ci va bene così. Anche questa volta si tratta semplicemente di musica ma ci piace, e come se ci piace.