di Cristiano Pellizzaro
www.myspace.com/latanadeigechi
I° - "Il pellegrinaggio al cimitero di Perè Lachaise"
E’
estate, fa caldo, ci si spoglia ma qui nelle capitale francese un po’ di brezza
aiuta a non sentire troppo il sole anche se al termine del dì la pelle
calda e arrossata che necessita di essere idratata la senti. Siamo ai primi di
luglio, le giornate sono
belle, si respira bene e bisognerebbe andare al mare. Questi giorni però
dalle spiagge per me saranno lontani. L’unico specchio d’acqua che vedrò sarà
quello della Senna.
Ancora
non mi sono reso conto di dove sono. Forse perché oramai l’età sta contribuendo
a far passare il tempo in fretta, forse perché tra una scocciatura e l’altra
questo week end è arrivato
senza rendermene conto, ma non realizzo quanto sarà speciale, memorabile e soprattutto invidiabile per chi non ci
sarà.
Potevo
mancare all quarantesimo anniversario
della morte di Jim Morrison con Manzarek e Krieger che suoneranno assieme?
Proprio no!



Da
qualche parte la conservo ancora.
Dunque
viaggiavo per la musica per l’ennesima volta. Questa volta in Francia e per
qualcosa che va bel oltre ad un semplice concerto.
Era da
marzo che tenevo d’occhio le date del tour di Manzarek & Krieger. Per la
terza volta da dieci anni a questa parte, da quando hanno ripreso a suonare
assieme, si presentano al pubblico con un nome diverso. Nel 2002, con il nome The
Doors 21th Century. Ma Densmore che non aveva voluto prendere parte al
progetto, non va giù il fatto che adoperino il
mitico nome marchio di fabbrica. Cambiano nome in Riders on the Storm
e lo mantengono per quattro anni. Ora sono semplicemente Ray Manzarek &
Robby Krieger of the Doors. La data parigina è stata tra le ultime ad apparire nel calendario ufficiale del tour
2011 e per forza di cose il 3 luglio avrebbero dovuto suonare a Parigi. Nulla
di più ghiotto quindi anche perché la settimana dopo, per la prima volta il duo
farà tappa in Italia e passerà vicino a casa mia.

Ero
gasato ogni giorno di più! Anche perché a
poco più di un mese dal concerto, il sito delle vendite riportava la
scritta “sold out!”
Non
appena messo piede fuori dall’albergo al mattino del mio arrivo, voglio andare
a fare visita alla tomba al cimitero del Père
Lachaise. Già
così è la tomba più visitata del cimitero e l’itinerario parigino trovato sul
sito di Rainer Moddemann consiglia di andarci molto presto se si
vuole evitare la ressa dei visitatori. Per non parlare di domani, quando ci
sarà l’anniversario.
Quindi
metropolitana, linea blu e stazione omonima del campo sacro. In superficie noto
un muraglione vecchio con un accesso e i capitelli di alcune tombe. Ci siamo
quindi. Anche se non c’è folla che si dirige verso l’accesso, non è difficile
notare chi sta andando lì proprio per visitare la tomba.
VIDEO
La tomba di Jim Morrison
Il famoso busto bianco che ritraeva Morrison, dono di un fan jugoslavo alla vigilia del decennale della morte, era andato a sostituire delle misere conchiglie e un piccolo cippo riportante il nome del defunto. Questo busto oltre ad essere stato dipinto da qualche fan che non capisco cosa aveva tanto da colorare, era stato prima mutilato del naso e poi rubato da qualcuno. Sono stati gli eredi Morrison, a spese loro a fornire quell’orribile blocco di granito con targa di bronzo che oggi tutti abbiamo visto. La gestione del cimitero nel corso degli anni ha dovuto adottare diverse misure di sicurezza per evitare bivacchi anche di giornate intere, spazzatura lasciata in ogni luogo nei pressi della tomba e oggetti portati in dono che ammassati sembravano una discarica. Due telecamere attive giorno e notte, di cui una installata in uno dei faretti del lampioncino a pochi metri dalla tomba, sono collegate con l’ufficio del custode.
Tutto
sommato non mi sembra tanto difficile da raggiungere questa tomba. Dunque ci sono, sono giunto alla meta. Già un po’ di persone stanno ad ammirarla.
Addirittura i viaggi organizzati includono questo sepolcro nella visita al
campo sacro. Le comitive giungono sino in prossimità, si fermano e le guide
iniziano a spiegare la storia della “rockstar Jim Morrison” e citano Jimi Hendrix e Janis Joplin
ovviamente. Poi, finita la spiegazione raggiungono la lapide e ammirano…per
alcuni si tratta addirittura di un emerito sconosciuto. Ma tanto il tour
comprende anche questo; è compreso nel prezzo. Ma chi sarà mai?...boh?! I loro
pensieri li intuisci guardando le loro facce.
Mi fermo
un po’, osservo, penso a svariate cose, provo una sensazione del tutto normale
come stare ad osservare un qualsiasi monumento.
La
gente continua ad arrivare, e fa come me. Chi si ferma più tempo, chi due foto
e scappa via. Sono quasi impassibile davanti a quel blocco di pietra freddo e
inguardabile.
Mi
chiedo per quale motivo gli eredi del patrimonio Morrison non spediscano
quattro soldi a qualcuno in Francia per prendersi cura di questa tomba. Con
tutti i soldi che sto morto, vero o falso che sia, gli fa guadagnare. E non
saranno neppure pochi soldini. E pensare che il padre ha sempre sostenuto che
l’affermazione del figlio a riguardo della morte della sua famiglia, era stata
fatta solamente per non coinvolgerli in quello che sarebbe stato il tifone del successo
Doors. Ma il giovane James era un tipo indomabile. Nessuno poteva e doveva
comandarlo e ricevere il diniego e la disapprovazione dal padre ufficiale della
marina statunitense, probabilmente ufficiale anche in ambito familiare, per
quelle che erano le sue ambizioni artistico/cinematografico/musicali, era una
cosa intollerabile per questo giovane ragazzo con un carattere simile che
viveva negli stati uniti degli anni ’60.
Dunque
oggi la tomba fa schifo. E’ misera e se confrontata con altre di nomi noti
sepolti al Père
Lachaise qualche secolo prima, è davvero deprimente.
A dire
il vero non appena mi sono intrufolato tra le tombe, dopo aver intuito dove si
trovava il Santo Sepolcro, un certo effetto mi ha fatto; sarà
stato per suggestione, sarà stato perché finalmente mi ritrovavo davanti quella
meta tanto rincorsa per diversi anni durante l’adolescenza e poi voluta
raggiungere solamente in questa occasione dell’anniversario. Fatto sta che ora
a ripensarci mi sembra di trovarmi davanti ad un monumento che fino al giorno
prima lo avevi immaginato,visto alla tv oppure sui libri. C’è un’atmosfera
strana. Non di quelle come se ci fosse una “certa presenza”, ma proprio di come
se…non mi vengono le parole giuste.
La gente presente parla, ma lo fa
sottovoce come è giusto che sia in un cimitero. Mi fermo un po’, scatto qualche
foto, guardo le persone attorno a me mi immagino come sarà stato questo
luogo nei vari anniversari passati, sia della nascita che della morte e mi
tornano in mente le immagini finali a colori del filmato The Doors in Europe,
con dei Doors ancora giovani al 3 luglio del 1981, in occasione del
decennale quando arrivarono sulla tomba e incontrarono i fans. Domani la scena
si ripeterà. Ci saranno solamente Robby e Ray, e non mi capiterà mai più un’occasione simile.
Non
trovo motivo di rimanere ancora qui; faccio un giro nel cimitero. Voglio vedere
anche le tombe di altri
personaggi illustri. Lo sto girando in lungo e in largo, non ho difficoltà ad
orientarmi e a trovare gli altri personaggi che mi interessano e non mi sembra
di metterci troppo tempo. Trovo Oscar Wilde e mi chiedo per quale motivo il
luogo del suo eterno riposo sia pieno di scritte che la lordano e
nessuna protezione come la tomba di
Morrison; trovo Rossini, Marie Trintignant e Modigliani. Non trovo la lapide in
memoria di Maria Callas, ma trovo Edith Piaf e assisto ad un gruppo di
appassionati che le dedicano una loro versione di Le vie en rose,
conclusa con una clamorosa stonatura degna di fuga di gatti randagi. Povera
Piaf.
Mi metto
alla ricerca di Chopin. Lo trovo ma
non riesco a vedere Petrucciani nonostante sia vicino al pianista polacco;
pazienza.
E’
tardi, scendo verso l’entrata e ritorno per un passaggio veloce nuovamente
sulla tomba di Morrison. Qualcuno mi ferma per chiedermi se forse so dove si
trovi la meta del rock.
Mentre
vado verso l’uscita tengo d’occhio i personaggi che incrocio sui viottoli e
diretti in direzione opposta alla mia. Quasi tutti vanno proprio lì. E io ci
tornerò domani.
La
giornata vola via, vado di corsa a vedere Notre Dame e passo sotto la torre
Eiffel. Percorro il prato che si estende verso la città e poi risalgo l’altro
versante oltre la Senna. Sul ponte osservo i giocatori d’azzardo con il gioco
delle tre carte. Cercano di trovare il pollo di turno aiutati da altri complici
che a puntante di 50,100 o più euro fanno finta di interessarsi al gioco per
invogliare i passanti a farsi fregare. Mi fermo, osservo e dopo una o due
manches mi offrono di giocare. Dico di no e al secondo invito me ne vado per
evitare di farli insistere. Hanno un palo che per loro tiene d’occhio l’arrivo
della polizia e in tal caso con un colpo gettano a terra il tavolo da gioco
composto da alcuni cartoni e appoggiandosi al parapetto del ponte fanno finta
di chiacchierare.
Inizia
a fare tardi e ho fame. Vado quindi a Montmartre. Sulla collina c’è la chiesa
del Sacre Coeur. Per arrivarci senza fatica devo prendere la funicolare. Prima
di salirci, un ragazzo che aveva chiaramente capito io fossi un turista
straniero, mi avvicina e mi propone della droga. Dall’alto della collina il
panorama è davvero bello. C’è il tramonto e ci sono i parigini che s’incontrano
per consumare una bottiglia di vino stando seduti sulle aiuole. Stessa cosa
vista sotto la torre Eiffel e negli altri parchi. Probabilmente è una loro
piacevole usanza per ritrovarsi assieme. Dietro alla chiesa la piazzetta del
rione; cerco un localino tranquillo con tavoli all’aperto per cenare. Vicino a
me quattro ragazzi spagnoli hanno da poco finito di mangiare. Mi chiedono di
potergli scattare una foto. Pagano e se ne vanno.
In
questi momenti di relax perdi la cognizione del tempo e nonostante non sia
troppo tardi, finita la cena decido di tornare in albergo. Scendo dunque per il
colle di Montmartre mangiando una crépe e
passando per il quartiere di Pigalle.
Giunto
all’hotel voglio però andare a vedere l’entrata del Bataclan.
Purtroppo nulla è ancora pronto per l’evento della sera successiva. Al momento
è in corso una serata musicale anni ’80-’90.
Nonostante
i ricordi di quegli anni tornino sempre in mente molto volentieri, domani sera
sarà di certo meglio. Quindi vado a dormire.
II° - "Get together one more time"
Le clebrazioni al cimitero
Domenica 3 luglio. Ci siamo, oggi sono quarant’anni che Jim Morrison ha terminato il suo cammino terreno. Devo fare in fretta, devo andare al cimitero.
Doccia
e colazione con pochi liquidi per evitare che nel momento propizio la vescica
tiri scherzi; in questi momenti, quando non deve, sa essere un’acerrima nemica che
non perdona.
Prendo
una bottiglia d’acqua, una confezione di biscotti e via in metropolitana.
Saranno
state le 9.30 di mattino se non ricordo male. Sono un po’ tardi rispetto a
quanto avevo preventivato. Sul vialetto in prossimità di un accesso secondario,
a forse 100 metri
dalla tomba, sento dietro di me l’avvicinarsi di alcuni automezzi. Il rumore
dei pneumatici sul selciato consumato è inconfondibile. Mi volto e in
lontananza vedo una Twingo bianca del servizio di sicurezza del cimitero che
avanza lentamente con le quattro frecce accese. Dietro, un furgone grigio e uno
nero. Quello grigio ha i vetri oscurati. Indovina un po’ chi potrebbe stare
seduto lì dentro la domenica mattina del 3 luglio 2011? Accelero ulteriormente
il passo e mentre cammino veloce ogni tanto giro la testa per vedere quanto si
sono avvicinati. Mi si affiancano ma dentro chiaramente non vedo nessuno. Mi
sorpassano e inizio a correre.
Oramai
sono arrivato alla salita e non manca molto alla meta. La carovana procede
dritta e non da segno di fermarsi. O non sono loro, ma lo dubito, oppure si
fermeranno in un luogo più comodo per parcheggiare gli automezzi.
Arrivo
allora sulla tomba, di gente non è che ce ne sia molta e la situazione è
vivibile. Rispetto al giorno prima ci sono alcune guardie che tengono d’occhio
gli eventuali esagitati. Dove potrei mettermi? Chiaramente decido di appostarmi
sulla transenna davanti alla tomba. Questo sarà il mio posto. Quando
arriveranno me li godrò da qui. Ma quando arriveranno? Non sono sicuro fossero
loro nei furgoni. Ad ogni modo ho messo in programma di stare qui anche tutto
il dì. Non ci sarà scampo.
Forse
due minuti saranno trascorsi da quando son giunto io che d’improvviso la
gente tace. Quel bisbigliare che prima riempiva il mattino caldo, ora lascia
spazio soltanto al rumore di chi muoverà i piedi per terra per camminare. Tutti
girano la testa. Un gorillone a capo della comitiva chiede di fare attenzione e
fare spazio. Eccoli! Manzarek e Krieger! Li intravedo tra gli uomini del
servizio di sicurezza. Faccio partire la registrazione del filmato dalla
fotocamera. Il servizio di sicurezza si schiera tra me e le transenne, formando
un corridoio per i due Doors che mi passano vicino. Un brivido mi corre su per
la schiena. Non ci credo, sono qui in questo momento storico che non si
ripeterà mai più! Siamo in pochi per ora e io sono qui, così vicino a questi
due che la storia l’hanno scritta, l’hanno vissuta e l’hanno vista cambiare. Se
solamente lo volessi, potrei toccarli senza nemmeno stendere del tutto il
braccio. Siamo talmente tanto vicini che li sento respirare tra il silenzio
della gente. Sento il profumo del loro dopo barba. E non può essere che il loro
perché non appena passano, quel profumo non lo sento più. La mia scelta
di mettermi davanti la tomba, appoggiato alle transenne si dimostra essere
stata assai infelice. Prima ci pensano i bodyguard, poi i vari fotografi e
infine i soliti che tra una spinta e l’altra cercano di guadagnare i primi
posti. Se solamente avessi deciso di mettermi a lato, dove il giorno prima due
ragazze stavo sedute in adorazione, me la sarei goduta senza l’intralcio di
nessuno. E da li oltre ad aver la visuale libera, Krieger stringeva mani e
regalava bastoncini d’incenso. Ma dove sono vedo lo stesso molto bene. Tra i
vari presenti riconosco Dave Brock, il cantante e dalle foto che scatterò vedo
che in quel momento c’erano Tom Vitorino (manager), Phil Chen (il bassista) e
gli altri personaggi dello staff che poi si vedranno sul palco la sera.
La loro
visita verrà filmata e proiettata la sera durante l’esecuzione del concerto.
Proprio
davanti a me, un negro spilungone con treccine rasta di quelle fine mi rende a
momenti difficile poter vedere; la sera, assieme ad un altro della security,
sarà uno dei protagonisti sul palco infuocato del Bataclan.
Tutto
avviene nel più totale silenzio. Si sentono solamente gli scatti delle macchine
fotografiche e i bisbigli della gente che commenta. Le voci dei vari saluti “Hey, Ray…”, “Hi,
Robby” di quando hanno fatto la loro comparsa i due, ora sono sparite
del tutto.
Ray si
siede sulla tomba accanto a quella di Morrison e prepara gli incensi mentre
Robby sembra molto più sciolto e socievole. Sembra quasi impossibile ma la gente ora è
aumentata in numero esponenziale. La calca è notevole.
VIDEO
Ray Manzarek e Robby Krieger sulla tomba di Jim Morrison, 03/07/2011 (a video by testerpen)
VIDEO
Ray Manzarek e Robby Krieger sulla tomba di Jim Morrison, 03/07/2011 (a video by testerpen)
La loro visita è quasi finita. Dopo aver acceso gli incensi e averli posti sul blocco freddo di granito, guardano la gente sorridendo e alzando le braccia tenendo le dita a “V” mettendosi in posa. Parte un applauso e qualche grido. Mi accorgo che non è partita la registrazione del filmato e tra un imprecazione e l’altra velocemente cambio impostazione della fotocamera e scatto una manciata di istantanee. Pochi scatti per il pubblico, e i due salutano abbandonando la scena tra gli applausi. Passano tra le due tombe dietro, per arrivare sul selciato e dirigersi verso le macchine. Non me li voglio perdere, quindi corro, salto oltre a delle lapidi, faccio dribbling tra altri spettatori e anticipo il piccolo corteo. Mi posiziono davanti a loro mentre stanno salendo. Il filmatino questa volta parte. Li seguirò fino alla loro partenza. I bodyguard non hanno molto da fare. La gente è tranquilla e composta. Qualcuno si posiziona d’improvviso davanti ai due per cercare di ottenere una stretta di mano. Qualcun altro si lascia andare in ringraziamenti del tipo “thank you for the Doors!”, oppure “thank you Ray…”.
Questione
di carattere? Vita da star? Essere snob? Tutto sommato hanno pure i loro anni. Sono stanchi di avere la
gente che gli alita sul collo per foto ricordo e autografi. E poi se si fossero
messi ad accontentare tutti non se ne sarebbero più andati via e per il resto
della giornata, per quanto lunga ancora fosse, li attendevano il suond check e
sicuramente un incontro con i giornalisti. Quindi c’è tensione. Questa non è
soltanto la loro prima data europea ma il concerto dell’anniversario.
Quell’anniversario che non si ripeterà mai più. Quell’anniversario che per la
prima volta ne vede due di loro assieme. E dovranno fare bella figura. Sembrerà
assurdo dirlo ma sono obbligati a non sfigurare. Questo concerto mai c’è stato
e mai più ci sarà!
I
pulmini partono e la gente li saluta. Non credo ancora a dove sono e a cosa ho
preso parte. Ci sono persone di tutte le età e da diverse parti del mondo qui
oggi e stasera saremo ancora di più.
VIDEO
Ray Manzarek e Robby Krieger al cimitero di Perè Lachaise 03/07/2011
Ray Manzarek e Robby Krieger-Parigi, Perè Lachaise 03/07/2011 (a video by testerpen) (maglia gialla e occhiali da sole: a 3’14” circa appaio fuori del finestrino a fianco di Manzarek!)
VIDEO
Ray Manzarek e Robby Krieger al cimitero di Perè Lachaise 03/07/2011
Ray Manzarek e Robby Krieger-Parigi, Perè Lachaise 03/07/2011 (a video by testerpen) (maglia gialla e occhiali da sole: a 3’14” circa appaio fuori del finestrino a fianco di Manzarek!)
Le
vetture scompaiono presto nella discesa del viottolo sotto l’ombra degli
alberi. A guardarmi intorno mi sembra di stare in mezzo ad una piazzetta di
gente cotta in testa dal sole. Tutti a seguire con lo sguardo le vetture e a
salutarli. Chi parla, chi guarda le foto scattare oppure i filmati, ma tutti
abbiamo lo stesso sguardo da fessi cazzoni rimbambiti come se avessimo ricevuto
un possente colpo in testa con una mazza. Increduli di quanto
vissuto, questo è un altro tassello del
puzzle che si compone; sto iniziando a capire cosa vuol dire “credere”. Sto
iniziando a capire il senso di questo evento.
Chi prima e chi dopo, dopo esserci ripresi, ritorniamo da Jimmy. La gente è notevolmente aumentata, Molti sono arrivati in questo momento e non credono al fatto che i Doors siano appena stati li e loro se li sono persi. Davvero numerosi adesso gli addetti al servizio di sicurezza del cimitero per garantire non solo l’integrità della tomba di Morrison, ma anche per far sì che nessun altra divenga luogo di bivacco o indecorosamente adoperata come palco fotografico.
Attorno
alla tomba c’è un continuo via vai di gente di tutte le età. Siamo immersi in
un mare di magliette doorsiane di tutti i tipi. Dà
l’impressione di stare ad un ritrovo di amici, ad una rimpatriata.
Un
giornalista francese gira nei paraggi della tomba e raccoglie informazioni e
pareri della gente. Ruba con l’occhio e riporta appunti sul suo taccuino. Sta vicino a me,
si volta, mi vede e osserva la mia maglietta gialla con la scritta Australia.
Abbassa lo sguardo e riporta qualcosa tra i suoi appunti.
Il
giornalista francese, che parla un buon italiano, raccoglie alcune informazioni
da un gruppo di ragazzi di Treviso. Ascolto la loro conversazione. Vannjijoe
parla per gli altri e finita la breve intervista, il giornalista stesso ammette
d’essere ignorante dell’argomenti Doors; è presente sulla tomba solamente per
richiesta della redazione per raccoglie pareri, testimonianze e capire da dove
arriva la gente, e accennando a me con la penna dice “…ad esempio Australia...”.
I trevigiani sono in otto e attirano l’attenzione in quanto hanno tutti la stessa maglietta. Si sono regalati un week end a Parigi proprio per questo evento e uno di loro ha deciso di fare a tutti gli altri in bel regalo: una maglia personalizzata proprio per questo evento. Erano una vera squadra. Diverse persone chiedevano loro di poterli fotografare. Li invidio; loro sono tanti, tutti con la stessa passione e sono venuti fin qui per questo evento, mentre io giro il mondo in solitaria.
Sto
quasi per lasciare il cimitero mentre loro si concedono una pausa per andare a
bere qualcosa. All’invito degli altri Fabio declina e dice “no, non
vengo. E’ troppo bello qui”. E in effetti aveva ragione. Si era
venuta a creare un’atmosfera particolare. Peccato che io abbia scelto di andare
a fare un giro verso altri luoghi. Nel primo pomeriggio la gente cantava
proprio lì attorno. Alcuni filmati postati su youtube lo testimoniano e per
quanto siano solamente filmati, l’energia si riesce a coglierla comunque.
VIDEO
Parigi, 03/07/2011- canti e danze al cimitero di Perè Lachaise (a video by DitaDoll79)
Parigi, 03/07/2011-lettura di poesie al cimitero di Perè Lachaise (a video by mhjmmh)
Parigi, 03/07/2011-canti al cimtero di Perè Lachiase (a video by mystery2202)
Parigi, 03/7/2011-canti al cimitero di Perè Lachaise (a video by anitalanemonik)
Parigi, 03/07/2011-canti al cimitero di Perè Lachaise (a video by mhjmmh)
VIDEO
Parigi, 03/07/2011- canti e danze al cimitero di Perè Lachaise (a video by DitaDoll79)
Parigi, 03/07/2011-lettura di poesie al cimitero di Perè Lachaise (a video by mhjmmh)
Parigi, 03/07/2011-canti al cimtero di Perè Lachiase (a video by mystery2202)
Parigi, 03/7/2011-canti al cimitero di Perè Lachaise (a video by anitalanemonik)
Parigi, 03/07/2011-canti al cimitero di Perè Lachaise (a video by mhjmmh)
Come
dicevo, avevo deciso di fare una giro veloce per vedere altri posti
dell’itinerario di Rainer Moddemann, quindi il luogo dove una volta sorgeva il
Circus, ovvero un malfamato locale frequentato da Morrison e dove si dice possa
essere morto effettivamente. L’albergo dove morì Oscar Wilde e dove Jim e
Pamela avevano soggiornato per un breve periodo in un alloggio al primo piano;
e grazie al cielo che era il primo piano perché sembra che proprio qui, durante
una lite tra i due, Jim sia volato giù da una finestra per finire sopra il
cofano di un auto. Rialzatosi andò al bar a bere come nulla fosse accaduto.
Quindi
altre tappe storiche, ma il tempo è contato; voglio essere tra i primi ad entrare
nel teatro.
III° - "Ladies and gentlemen, from Los Angeles
California..."
Cronaca completa del concerto al Bataclan
Ora
bisogna solo avere pazienza. Fino alle 19 non apriranno. L’attesa sarà lunga ma
passerà.
Piano
piano la fila dietro a me aumenta, si forma un cordone umano che sarà un vero
peccato non poter osservare da fuori per vedere fino a dove si prolunga. Al
loro arrivo gli addetti alla sicurezza sistemano delle transenne in modo da
rendere la fila più ordinata e l’atmosfera inizia a fasi palpabile.
Tra le
persone che vedo passare per mettersi in coda e che si fermano ad osservare la
situazione, scorgo il gruppo di Treviso e i ragazzi spagnoli della sera prima a
Montmartre.
Il
marciapiede è affollato e colorato dell’immenso stuolo di maglie doorsiane che
lo invade. Immagino che vista da fuori della coda d’entrata, questa situazione
sia da film americano; tutta questa gente ordinatamente in fila fin sotto la
porta della sala da concerto che riporta sul cartellone l’evento della serata
composto con lettere incastonate sull’insegna luminosa.
Peccato
che non ho indossato nessuna della mie maglie. Gente di tutte le età, da un
ragazzino di otto anni a signori di sessanta; ci sono varietà di magliette per
tutti i gusti e di tutti i tipi. Maglie mai viste fino ad oggi. Pochissime che
si ripetono. Alcune le ho già viste, altre sono simili tra loro ma non
identiche. Solo io ne possiedo otto se ricordo bene. Tutte diverse e soprattutto
nessuna delle mie la rivedo tra quelle che ci sono oggi. Se solamente una di
quelle l’avessi indossata, sarei stato orgoglioso di sfoggiarla; sarei stato
l’unico con quella maglia, sarei stato un esemplare.
Ci
siamo, le porte si aprono, quindi biglietto e documento alla mano. Sì
perché il biglietto A4 stampato in bianco e nero era un’”esclusiva” di chi lo
comprava dall’estero, e una volta arrivato all’entrata, se il lettore del
codice a barre non autentificava il biglietto dovevi esibire il documento per
verificare i dati dell’intestatario sul tagliando d’ingresso.
In poco
tempo sono dentro. Primissime file. Tra me e il palco solamente una persona.
Il
Bataclan si presenta come un teatro a pianta circolare con platea, una prima
galleria rialzata di alcuni gradini e una seconda galleria accessibile da scale
apposite. Mi ricorda molto il nostro teatro Rossetti. Un pavimento in tavole
nude rende ancor più suggestivo il luogo. Sul palco già ben esposta la tastiera
di Manzarek, una Vox Continental.
Non ci
vuole molto a riempirsi; in platea non solamente giovani temerari ma anche
cinquantenni curiosi e forse impreparati alla bolgia della serata. Qualcuno ne
uscirà mal concio.
Osservo
ogni piccolo particolare. Siamo pronti. Ulteriore attesa, la più estenuante ora
che il tempo sta per scadere. Le luci si spengono alle ore 20 circa ma è un
falso allarme. Il palco viene occupato da un cantautore folk. Ecco di chi era
quella chitarra acustica appoggiata su supporto al centro del palco vicino al
microfono. E io che temevo sarebbe stato lo strumento di Dave Brock. E sua era
pure la scaletta attaccata con lo scotch sulla cassa spia vicino all’asta del
microfono; tutti l’abbiamo fotografata allungando la mano e perplessi
guardavamo poi l’immagine dal monitor perché non capivamo cosa centrasse. Il
cantore termina il suo set, saluta e se ne va.
Ultimi
preparativi e la tensione sale. I roadies sistemano le scalette della serata,
passano i cavi, portano bottiglie d’acqua e asciugamani. Phil Chen gira sul
palco e porta in vista il suo basso. Il tecnico video prende posto dietro al
suo Mac alle spalle della postazione di Manzarek e prova il video proiettore;
il fonico del palco tutto dall’altra parte del collega dei video è impegnato
con la consolle. Ovviamente la disposizione dei musicisti sarà quella classica
a cui siamo abituati nel vedere i filmati d’epoca. Il manager Tom Vitorino gira
nervosamente sul palco per gli ultimi preparativi mentre i due bodyguard
studiano la disposizione del pubblico a ridosso del palco non protetto questa
volta dalle transenne e dal corridoio di sicurezza che abitualmente attenua
l’urto della massa e permette interventi di soccorso e di sicurezza. Poi
prendono la loro posizione ai lati della batteria.
E’
questione di attimi; i francesi sono famosi per essere più svizzeri degli
svizzeri in fatto di precisione con gli orari ma stavolta, anche per il fatto
della spalla che ha suonato prima, siamo ben oltre all’orario di inizio. Quindi
da un momento all’altro…e
la tensione sale!
Le luci
si spengono d’improvviso come ad ogni concerto e la gente grida, applaude e
acclama mentre dal banco del mixer è partita The Wheel of Fortune-O
Fortuna dei Carmina Burana per aprire la serata come di consueto. Si
mette in funzione il proiettore che lancia sul telo bianco alle spalle della
batteria, una curiosa immagine: il ritratto in bianco e nero in primo piano di
un Cristo sofferente creato con un gioco di composizione di immagini di
personaggi e scene della Via Crucis.
Delle
sagome al buio entrano in scena. I flash delle fotocamere non si sprecano e il
teatro crolla tra gli applausi e le grida del pubblico. I musicisti prendono
posto mentre l’annuncio “Ladies and gentlemen, from Los Angeles
California, Ray Manzarek and Robby Krieger of the Doooooooooooors!” lancia
ovviamente l’inizio della riunione con Roadhouse blues e le luci si
accendono. La platea diventa una bolgia tra urla, canti a squarcia gola, salti
e pogo sedato dalla presenza nelle prime file di gente non più adatta agli
spazi per scalmanati.
VIDEO
Ladies and gentlemen, from Los Angeles California...
(L'apertura del concerto e Roadhouse blues, Live at Bataclan 03/07/2011)
VIDEO
Ladies and gentlemen, from Los Angeles California...
(L'apertura del concerto e Roadhouse blues, Live at Bataclan 03/07/2011)
Alla
fine mi risultò tutto molto patetico.
Ma chi
sono questi due musicisti per lo più sconosciuti? Il batterista Ty Dennis
è un baldo giovanotto vecchia conoscenza della band, e ancora prima di Krieger;
sembra che i due suonassero assieme addirittura con la Robby Krieger Band. Nel
filmato dei Doors 21Th Century del 2002, il drummer è proprio lui. Il
bassista invece è uno storico sessionman molto noto negli anni ’70. Ha suonato
con Jeff Beck e Rod Stewart. Pure lui vecchia conoscenza di Krieger.
Viene
presentata la band, si torna a correre con Peace Frog e
ovviamente Blue Sunday.
Qualcuno
cerca di invadere il palco senza successo. Il tizio dietro a Manzarek, al
controllo dei video, intuisce le intenzioni di qualcuno e abbandonata la sua
postazione, si getta a bordo palco e scaraventa sul pubblico il
malintenzionato. Subito arriva pure uno della security e in due rimangono a per
alcuni istanti a controllare la faccenda.
VIDEO
Riders on the storm (Live at Bataclan, 03/07/2011)
Le luci
si accendono e dopo i saluti i musicisti escono di scena ma ovviamente
rientrano sul palco. In programma hanno in scaletta un solo bis che dovrebbe
essere Light my Fire, ma le circostanze non possono renderli
avari. Attaccano con Love me two times che aizza ulteriormente il
pubblico sulle prima note di Krieger e si scatenerà ancor di più sulle grida di
Brock prima dell’assolo di Manzarek.
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Love me two times (Live at Bataclan, 03/07/2011)
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Love me two times (Live at Bataclan, 03/07/2011)
Nuovamente
davanti al pubblico del Bataclan, Brock inizia a chiedere quanti brani
vogliamo. Io che sto davanti a lui, alzo la mano e gli indico “5”, altri
acclamano i nomi dei brani e The End sembra essere la più gettonata tanto da
sembrare di stare in una grotta ad ascoltare l’eco che si ripete più e più
volte.
Manzarek
è stanco; seduto dietro la sua tastiera, appoggia gli occhiali sullo strumento
e si passa le mani sul volto. Mentre lo guardo, al suo fianco, uno
dell’entourage si accovaccia a bordo palco per assistere qualcuno delle prime
file. Approfittando dunque di questo momento di distrazione, uno del pubblico
sale sul palco, corre alle sue spalle, passa a fianco di Manzarek e a meno di
un metro via da me, salta sul pubblico impreparato creando una voragine. In
quel momento stavo filmando e la scena la riprendo solo in parte. Per
proteggere la macchina fotografica, l’ho abbassata. Mi giro e dietro a me vedo
uno spazio impensabile, creato da chi per tempo si è tirato indietro e da chi è
stato invece atterrato dal malaugurato uomo volante steso a terra sopra ai corpi
degli atterrati.
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Prove di stage diving e Five To One (Live at Bataclan, 03/07/2011)
Five To One (Live at Bataclan, 03/07/2011), a video by TheLz69
Una ragazza molto vicina a me, ha gli occhi lucidi e rivolti verso l’alto. Sta ondeggiando, deve essere stata colpita. Se cade per lei è finita perché la gente sta rapidamente riempiendo la falda senza esitare. Allungo il braccio, la afferro e me la tiro addosso abbracciandola. Le chiedo in inglese se sta bene. Mi risponde lacrimando e facendomi un segno con la testa, poi si gira e si fa consolare dall’amica.
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Prove di stage diving e Five To One (Live at Bataclan, 03/07/2011)
Five To One (Live at Bataclan, 03/07/2011), a video by TheLz69
Una ragazza molto vicina a me, ha gli occhi lucidi e rivolti verso l’alto. Sta ondeggiando, deve essere stata colpita. Se cade per lei è finita perché la gente sta rapidamente riempiendo la falda senza esitare. Allungo il braccio, la afferro e me la tiro addosso abbracciandola. Le chiedo in inglese se sta bene. Mi risponde lacrimando e facendomi un segno con la testa, poi si gira e si fa consolare dall’amica.
Sulle
storiche note del loro brano, si chiude l’esibizione. A centro palco i 5 eroi
salutano e se ne vanno. I roadies lanciano al pubblico sfoltito della platea
trofei quali bacchette, asciugamani, tappi delle bottigliette.
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Light my fire (Live at Bataclan, 03/07/2011)
IV° - "Il concerto di Grado "
Lunedì 4 luglio, dunque si torna a casa. Nel primissimo pomeriggio, giungo all’aeroporto con largo anticipo. Durante il viaggio in treno, mi sono gustato le foto delle giornata precedente completando l’ascolto degli ultimi mp3 della doorsiana discografia, iniziato all’aeroporto di Ronchi il venerdì sera e proseguito in perfetto ordine cronologico di pubblicazione di Lp. Non appena vedo su uno dei tabelloni la scritta Tel Aviv, mi balza in testa un idea pazza e malsana. Andare a cercare il gate con destinazione la città israeliana e chissà che non me li ritrovi davanti dato che la loro prossima data sarà proprio lì il giorno seguente…lasciamo perdere che ancora non combini qualche casino. Rientro regolare quindi. A Roma, tra un aereo e l’altro telefono ad Antonella e le racconto del week end. Le svelo il tour de force del quale non avevo raccontato nulla a nessuno per pura scaramanzia e la invito, assieme a Max, alla data di Grado del 10 luglio. La sera stessa giunto finalmente a casa, mi precipito su internet e trovo che già qualcuno ha postato su Blogspot un resoconto della serata parigina, per non parlare dei video su Youtube. Immediatamente inoltro i link a Paolo che non tarda a darci un’occhiata e commenta così: “…dopo aver visto i video devo dire che trovo tutto molto irreale! Il tizio non solamente canta come Jim. Mi fa impressione vederlo”. Il giorno dopo ci sentiamo telefonicamente e scambiamo alcune impressioni. Approvo pienamente il fatto che abbiano scovato un cantante come Dave Brock. Era indispensabile mettere a giocare in quel ruolo una “precisa goccia d’acqua” di Morrison. Altrimenti lo spettacolo non avrebbe retto. Non so cosa poteva essere peggio se uno scimmiotto oppure uno che non richiamava per nulla Jim. Piuttosto il fatto che avessero un bassista era un particolare che non mi andava giù; i Doors erano sempre in quattro e Manzarek suonava la testiera basso. Un quinto elemento era di troppo e il “troppo stroppia”. Ma come già detto, evidentemente Ray non riesce più da tempo a tenere le due linee strumentali diverse e separate come una volta. E già quella è stata un impresa che gli valse un titolo come migliore musicista dell’anno se non sbaglio.
Tutta
la settimana corse via velocemente mentre mi godevo il viaggio a Parigi e la
prospettiva di vedermeli nuovamente una settimana di distanza a pochi passi da
casa mia.
E’
domenica 10 luglio, da poco sono passate le 15 e ci stiamo preparando per
partire. Ieri sera però hanno suonato al Pistoia Blues. Vado dunque a vedere se
ci sono delle recensioni in rete. Voglio vedere cosa dicono e soprattutto se il
pubblico ha creato problemi come a Parigi. Purtroppo le cose son andate
addirittura peggio. Una recensione racconta di un pubblico che spingeva
fino al punto da abbattere le transenne e costringer la band a sospendere
momentaneamente l’esibizione, anche se prima di riprendere a suonare erano un
po’ timorosi. Fortunatamente la serata di Grado sarà tutt’altro che pericolosa.
Dunque
Grado. Io, mio padre e Toni. Un po’ agitato ammetto di esserlo ma non tanto per
il fatto del concerto ma per paura di trovare tanta gente davanti al cancello.
Anche questa sera voglio essere in prima fila. Arriviamo all’entrata e con
immensa gioia vedo che alle 18.20 la gente che attende è davvero poca. Ci
mettiamo in file, ma prima delle 20 non apriranno. Allora mio padre dice
“possiamo stare tranquilli, ne abbiamo di tempo. Che facciamo? Andiamo a fare
quattro passi?” Lo guardo e gli dico “Ma sei matto? Io da qui non mi muovo.
Un'altra opportunità simile non mi capiterò mai più!”. Attendiamo allora con
pazienza. Durante l’attesa in fila si parla di quanto ci aspetterà durante la
serata. Racconto di Parigi e della storia dei quattro “super eroi”. Noto che la
gente attorno tira l’orecchio per ascoltare e alzo lievemente il volume della
voce. Un ragazzo di Vicenza entra nel discorso e piacevolmente discutiamo tutti
assieme. Gli faccio vedere la scaletta della serata consegnatami al banco degli
accrediti assieme al poster e mi chiedono se lo spettacolo meriti i soldi del
biglietto. Avendoli già visti una settimana prima posso garantire.

L’attesa
sta volta è davvero snervante. Fortunatamente siamo all’aperto, sulla diga in
riva al mare. Il palco davanti a noi sta sotto ad alcuni pini; alle nostre
spalle invece, il mare e la baia di Trieste.
Poco
prima della 21 arriva il furgoncino dell’organizzazione dal quale scendono i
musicisti. Lo segnalo ai miei due compagni e la voce si sparge mentre li
scorgiamo passare sotto gli alberi tra le aiuole dietro al palco.
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Ie e Ray Manzarek
Non ci credo, Ray ha letto il mio messaggio, mi ha visto, mi ha trovato tra le prime file. Tutti sanno che io ero a Parigi la settimana scorsa. Tutti lo sanno, il pubblico, la band…tutti! La musica riprende e approfitto del mio attimo di gloria per farmi immortalare assieme al mio messaggio da Simone Di Luca, fotografo autorizzato, e finire sul sito di Azalea Promotion, organizzatori della serata, nella pagina dedicata all’evento.
Fotografie ufficiali del concerto di Grado alla diga Nazario Sauro (by Simone Di Luca)

Al
termine del concerto, durante il quale il pubblico non ha fatto temere nulla di
quanto avvenuto la sera prima, tra la folla incontro Fabietto e Vannijoe del
gruppo di Treviso. Fuori intanto la gente da la caccia a poster e volantini,
mentre un ragazzo e una ragazza fuggono di corsa verso il ristorante
“L’Androna”, dove su segnalazione di un gelataio intento a fumare sulla porta
del suo negozio, ha fornito ai due la dritta di dove poter trovare la band
portata ora a cena. Intanto gli spettatori del concerto, gli abitanti della
cittadina e i turisti passeggianti si confondono sui viali di Grado in una notte d’estate che potrà sembrare una
qualsiasi. Ma per qualcuno invece è una notte
del tutto unica e speciale.
The Doors
Collector Magazine; memorabilia, informazioni, rarità. Fondato e curato da Kerry Humphreys. Il suo nome appare tra i i ringraziamenti del libro di Greg Shaw Jim Morrison e i Doors-On the road-Tutti i concerti.
Pagina di
Rainer Moddemann, noto personaggio nell’ambito Doors. Il suo nome appare tra i
crediti del documentario The Doors in
Europe e tra i ringraziamenti del libro di Greg Shaw Jim Morrison e i Doors-On the road-Tutti i concerti.
Questo link
contiene utili informazioni e itinerari precisi inerenti la storia dei Doors e
di Jim Morrison per le città di Parigi e Los Angeles.
Organizzazione
eventi; organizzatori del concerto di Grado del 10 luglio 2011, e del concerto
di Krieger e Desmore a Lignano nel luglio del 1998.
Due blog
contenenti svariato materiale di concerti avvenuti a Parigi, compreso quello
del Bataclan del 3 luglio 2011.
Alcuni degli
utenti che hanno condiviso materiale video
Concerto di
Parigi 03 luglio 2011
http://www.youtube.com/user/pellegrinodelsuono(il mio account YouTube)
http://www.youtube.com/user/franckdevo
http://www.youtube.com/user/hitsohl
http://www.youtube.com/user/zerockerparis
http://www.youtube.com/user/hitsohl
http://www.youtube.com/user/zerockerparis
Concerto di
Grado 10 luglio 2011
http://www.youtube.com/user/fumocamel