Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste (pubblicato 11 febbraio 2019)
Sin dal momento in cui la data di questo concerto era stata
annunciata, si era capito che la sala sarebbe stata presa d'assalto dallo
scatenato pubblico delle grandi occasioni e proprio per questo motivo la platea
appositamente è stata sgomberata dalle sedie per lasciare posto a chi avrebbe
voluto ballare senza sosta. Ray Gelato
assieme ai suoi Giants è ritornato a
Trieste dopo un'assenza durata un bel po' di tempo ed è stato davvero un evento
perché proprio al Teatro Miela era
arrivato all'inizio della sua carriera venticinque anni fa quando cominciava a
muovere i primi passi. Quindi assolutamente dovuto un concerto a casa nostra
per questo tour celebrativo del quarto di secolo di attività, occasione che
giustamente il Miela ha colto al balzo come sempre sa fare portando nella
struttura nomi di rilievo per serate che contano.
Ray Keith Irwin (questo il
vero nome di Ray Gelato, classe 1961, britannico e non americano al contrario
di quanto si potrebbe pensare) ha regalato per una sera il gusto dell'atmosfera
dei club d’oltre oceano, quelli di diversi decenni fa visti nei film americani
che ci hanno fatto sognare, quelli delle piccole orchestrine guidate dai grandi
maestri dello Swing, del Jazz e dei Crooner. Anche il dress code (necessario in
questo caso) viene rispettato, ed ecco quindi
eleganti completi indossati da tutti i presenti sul palco, in contrasto
però nel colore, dove il blu spetta ai musicisti e marrone per il front man in
modo da risaltarne la presenza e sottolineare il suo ruolo.
Tanti i brani conosciuti e inseriti in scaletta come Carina, Just a Gigolò e Torero,
ma anche A Pizza You, Bar Italia e The Celebrity Club, tutti suonati con affiatamento e maestria dai
sei elementi della band, tra i quali ritroviamo il contrabbassista Manuel Alvarez, il batterista Marti Elias e Gunther Kurmayr al pianoforte, tutti già visti con il Ray Gelato
Quartet per l'edizione 2016 del Muggia Jazz Festival.
L'indiscusso leader della scena cattura l'attenzione e diverte, si
alterna tra sassofono e microfono muovendosi sul palco con il braccio piegato
mentre le dita schioccano e tengono il tempo. Fosse per lui, non scenderebbe mai
dal palco. Alla fine bagno di folla nel foyer per autografi e foto.
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