Poteva sembrare una solita domenica invernale, quando la voglia di fare niente ti mantiene in casa al caldo senza nessun interesse per nulla. Televisione no, musica no, lettura no, ordine in casa nemmeno a parlarne, quindi con atteggiamento da gatto, fiacco e quasi a rallentatore, dopo essermi alzato dal divano e lasciata accesa la tv, mi siedo davanti al pc e lo accendo.
Mi connetto ad internet e scarico la posta, do un’occhiata
ad alcune pagine web e poi in linea si fa viva una mia amica. Tra una chiacchiera
e l’altra mi racconta che nel pomeriggio è stata a fare la lezione conclusiva
di una stage di danze latine e me ne parla un po’. Non ricordo come, ma nel
discorso, salta fuori inevitabilmente il nome di Santana.
Chissà perchè, ma vengo assalito da una gran voglia della
sua musica e un appetito speciale di un suo spettacolo dal vivo da poter
gustare ancora una volta mi riempie il cuore.
Ovviamente con internet sotto mano la prima cosa che faccio
è andare a vedere se il suo sito ufficiale riporta forse delle notizie per una
sua eventuale tournee estiva in Europa o addirittura di già le date; non si sa
mai che passi da qualche parte vicino a noi e che magari ce la faccia ad andare
a vederlo, dato che purtroppo l’anno prima a Verona, unica data italiana, non
ero riuscito ad andarci e il ricordo del concerto di Udine di tre anni prima
era ancora vivo. Quindi entro nel sito, cerco la pagina dei concerti, vado alla
voce “tour” e il titolo European Tour
2009 lascia ben sperare. Inizio quindi a scorrere le date e le città che
avranno l’onore di ospitare l’evento;
Bucarest, Atene, Istanbul, Belgrado, Varazdin, Trieste, Brescia…Trieste?!?!
Non è il primo di aprile, non è carnevale e sul sito
ufficiale di Carlos Santana leggo
chiaro e tondo che sarà in concerto a Trieste, la mia città, martedì 14 luglio
in Piazza Unità d’Italia. Non ci credo! Non può essere vero! Uno dei miei
musicisti preferiti, uno di quelli che hanno contribuito alla mia formazione
musicale, uno di quei personaggi musicali che non appena si incrocia la tua
strada con la sua, ti scatenano qualcosa dentro che non sai spiegare, e
soprattutto l’unico di queste categoria che ho citato, che tanto avevo sempre
desiderato suonasse un giorno nella mia città, e che mai avrei nemmeno osato
sperare, ora suonerà veramente.
Era la sera del capodanno del 1989 quando per la prima volta sentii a chiare lettere quel nome
che suona tanto da film western. Eravamo a casa di amici e scorgo una
videocassetta del figlio di chi ci ospitava.
Leggo il titolo e a parte il nome dell’uccellino del fumetto
di Snoopy , il nome Woodstock non mi
dice nulla.
Chiedo a mio padre cosa fosse e brevemente mi racconta di
averlo visto da ragazzo al cinema. Mi disse che si trattava di un concerto, il
più grosso mai organizzato.
Rimasi colpito dalla copertina che ritraeva due ragazzi
abbracciati e lessi sul retro. Mi rimasero impresse la cifra di persone che vi
parteciparono e la frase “…i musicisti
venivano trasportati alla zona del palco con l’elicottero”.
Mi sorbì tutto il film e solo alla fine rimasi folgorato dei
dieci minuti di Suol Sacrifice dei
Santana, gruppo che non aveva ancora inciso il primo album e già erano delle
star al termine della loro esibizione.
Del gruppo faceva parte pure il giovane batterista Micheal Shrieve, che passerà alla
storia per il suo assolo di batteria e la sua giovane età e i due
percussionisti Michael Carabello e Josè
Chepito Areas.
Non sapevo chi fossero questi personaggi ma certamente i
brani più famosi li avevo già sentiti chissà quante volte.
Appresa la notizia dunque, una domanda però mi ha calmato
l’entusiasmo: come mai nessuno ne ha ancora parlato? Che la città si stia
svegliando e si stia dimostrando favorevole a questi eventi è cosa nota, ma
stavolta si tratta di un avvenimento storico che passerà alla storia nel vero
senso del termine.
Non ci penso due volte e mando una mail a tutti coloro che
sarebbero stati interessati alla notizia, compresi i compagni dei Corina Juice Santana Cover Band, il
progetto musicale che mi vedeva impegnato al momento e nato un anno prima.
Metto tutti in guardia però perché tre anni prima la stessa
cosa era successa per Bill Wyman che sembrava dovesse suonare a Trieste (sito
ufficiale aggiornato con la data in città rimasta valida per un paio di
settimane e poi annullata).
Il giorno successivo ho iniziato con molta cautela a cercare
informazioni contattando diverse persone che bazzicano nell’ambiente
giornalistico e degli uffici stampa che forse potevano sapere qualcosa, ma
nessuno era al corrente fino ad una settimana dopo quando un articolo ufficiale
sul quotidiano riporta le novità per l’estate musicale 2009, annunciando a
chiare lettere l’evento del chitarrista messicano.
Da quel momento è iniziata un’attesa durata cinque mesi,
durante la quale ogni giorno ho controllato costantemente le novità in rete
fino alla messa in vendita ufficiale dei biglietti; quindi non si tornava più
indietro: il concerto ci sarà!
Ho raccolto quanto materiale più possibile: articoli di
giornale, riviste locali, volantini, e poster.
Forse la mia passione è diventata follia, e non so perché
sia successo ciò fino a tal punto. Probabilmente perché l’entusiasmo come ogni
volta ha preso il sopravvento, forse perché avevo realizzato che tutto ciò era
vero, probabilmente perché da un anno stavamo lavorando a quel progetto Cover
Band che da poco aveva preso la forma giusta per iniziare la sua avventura, ed
io ne ero il conguero, che per
quanto ritenga azzardato definirmi tale, ricoprivo comunque quella posizione,
occupata perennemente nella Santana Band da Raul Rekow, ovvero colui che nel 1996 a Vicenza, al primo concerto
di Santana al quale assistetti, mi diede la scarica giusta per capire che le
congas erano il mio strumento e mi avviò alla strada delle percussioni. Quindi
suonavo musica che mi piaceva, suonavo finalmente le congas in una formazione
stabile e le cose giravano nel modo giusto. Godevo a suonare!
Sarebbe stata la terza volta che avrei visto quella
strepitosa band suonare live, e il ricordo friulano era sempre presente. Mi
ricordavo ancora molto bene di quella sera e di quanto il pubblico rimase
sbalordito; mio padre, compagno di avventure per diversi concerti, non sarebbe
mancato a questo evento cittadino, e ricordo ancora quanto rimase piacevolmente
impressionato al concerto di tre anni prima.
Le acrobazie musicali del bassista Benny Rietveld, le mosse del timbalero Karl Perazzo che nel suo assolo finale di Black Magic Woman ogni
volta lancia la bacchetta in aria per riprenderla “sul tempo” e continuare a
suonare senza scomporsi e mandando in delirio il pubblico.
Quell’indimenticabile assolo di trombone di Jeff Cressman, durato un paio di minuti e talmente delicato e
gustoso da lasciare il pubblico con il fiato trattenuto per paura di fare
rumore, mentre il trombonista composto, continuando a suonare prendeva la sua
posizione sotto i riflettori camminando ritmicamente, e mantenendola per tutto
il tempo fino alla fine per poi ritornare nella sua posizione laterale del
palco con lo stesso andamento.
Insomma, un nome una garanzia. I concerti di Santana sono
composti da continui assoli strumentali, dove ogni musicista trova il suo
spazio. Il grande Carlos, lascia spazio a tutti, non ruba la scena ma anzi la
concede e la condivide. E pensare che è un musicista che ha suonato con alcuni
dei nomi più incredibili, e ha avuto a seguito, nelle sue formazioni, svariati
musicisti.
Una leggenda vivente, che giustamente viene omaggiata e si
omaggia a sua volta suonando mentre alle sue spalle, durante le performance
appaiono sullo schermo delle immagini storiche di lui, delle sue formazioni,
delle copertine dei suoi dischi, che quasi mi emozionano.
Ed è così, che si arriva al giorno del concerto, l’ennesimo,
oltre i duecento spettacoli live ai quali ho assistito, ma l’emozione mi
assedia come fosse uno dei primi. Sono felice come se dovesse essere il mio
spettacolo davanti al mio pubblico.
Orario di inizio ore 21.30 e già quindici minuti prima si
nota un certo movimento sul palco; tecnici, addetti dello staff e musicisti.
Piazza Unità, non permette ai protagonisti della scena, come
accade in altri luoghi, di nascondersi e non farsi vedere prima che le prime
note escano dagli amplificatori e ciò regala una piacevole e strana sensazione
di semplicità. Chi fuma l’ultima sigaretta prima di iniziare, chi controlla la
propria postazione, chi chiacchiera tranquillamente a bordo del palco davanti
al pubblico come se nulla fosse. Altro che nascosti e saliti su di un palco
buio per non farsi vedere e attendere che i fari si accendano.
Stavolta ho guadagnato quasi la prima fila; è un buon posto
e si tiene d’occhio tutto con molta facilità. Pure l’orologio del municipio
riesco a scorgere e lo vedo segnare le ore 21.28 quando si parte.
Le luci della piazza si spengono, la gente freme, acclama e
si accendono i riflettori del palco. Per due ore sarà il paradiso, cullati
dagli angeli, guidati dal ritmo, accompagnati dalla musica.
Da questo momento, tutto il resto è da cronaca. La solita
cronaca dei giornali, che elogia lo spettacolo con le solite frasi sentite e
risentite; argomenti scontati e nomi dei brani.
Ma nessuno si è accorto di quanto successo quella sera sul
palco? Tutti entusiasti come ad un
solito concerto ben riuscito. In quanti ci saremo resi conto realmente della
magia? Non ho idea di quale sia stato il motivo di tutto ciò, ma è accaduto e
non lo dico solo per circostanza.
In quanti ci siamo accorti del finale mancato di Everybody’s
Everything, durante il quale qualcosa è andato storto e il brano si è concluso
tra le risa dei musicisti sul palco che hanno attaccato subito con Incident at
Neshabur? In quanti ci siamo accorti quanto Rekow, da dietro le sue congas
cercava di attirare l’attenzione del condottiero Carlos durante la
presentazione finale della band perché all’appello mancava Benny Rietveld? Il conguero chiamava, si sbracciava e persino due
volte si è alzato da dietro i suoi strumenti per cercare di afferrarlo e
attirare la sua attenzione mentre si leggeva chiaramente dal labiale che
chiamava “…Carlos, Carlos…” e indicava il bassista.
Per quale motivo si ha deciso di stravolgere la scaletta ed
eseguirla in maniera differente dalle altre del tour europeo? Partire con Maria Maria invece che con Soul Sacrifice, brano che mancherà
dalla scaletta, anche all’iniazre dei bis quando i filmati mostreranno per
alcuni secondi David Brown che dava
il tempo battendo le mani in quella lontana e storica giornata del 1969. Ma
perché, tutti si chiedono, mancavano pure Europa
e quella Samba pa ti che già da un
po’ di tempo dal vivo non si esegue più?
E tutto questo lo dico con un sereno e divertito sorriso
sulle labbra!
Per quanto in molti hanno notato errori, alcune sbavature e
anomalie, io ho notato pure un certo stato di grazia. Il signor Santana, si
presenta a gran sorpresa vestito elegantemente con una camicia a fiori e un bel
cappello in testa, proprio come lo si vede in tv o nelle foto ufficiali;
sorride e lo fa spontaneamente, scambia sguardi e sorrisi con i suoi compagni e
assiste seduto su di un amplificatore all’assolo di Tommy Anthony guardandolo con gusto suonare la chitarra e
scambiandosi sorrisi e commenti compiacenti verso il suo chitarrista ritmico
con Raul Rekow e Bill Ortiz.
Senior Santana, parliamoci chiaro, lei ha regalato alla
nostra città una serata unica nel suo genere. In pochi del suo livello sono mai
venuti a suonare in città e a lei è stata concessa la bianca e stupenda Piazza
Unità nella quale da tre diversi paesi sono giunti per vederla e lei ha
regalato la magia dell’evento, del mito!
La leggenda vuole che qualcuno l’abbia vista passeggiare nel
pomeriggio per la piazza e per le vie limitrofe e a me piace immaginarla
vestito di bianco che compiaciuto guarda i palazzi.
Chissà se le avranno raccontato che Piazza Unità è la più
grande piazza d’Europa dalla quale si vede il mare, chissà se le avranno
raccontato del legame della nostra città con il suo paese, e quindi della
storia del Castello di Miramare e di
Massimiliano d’Asburgo, imperatore
del Messico? Chissà, forse proprio per questo il suo passaggio per la nostra
città è stato così magico.
Mi piace pensare a come, a bordo del vostro pullman, la sua
carovana sia arrivata in città; passando per la frontiera che non esiste più,
poi l’altipiano per iniziare a vedere gli scorci della nostra città dall’alto,
il passaggio per la grande viabilità, e poi sulle rive per entrare alla fine in
Piazza Unità, parcheggiare il pullman a lato del palco ed entrare nell’albergo
proprio di fronte.
L’unico rimpianto è quello di non esserci incontrati, ma mi
rimane la soddisfazione di essere apparso assieme a lei sul quotidiano il giorno
successivo alla sua esibizione sotto la recensione dello spettacolo, per
un’intervista nei suoi confronti.
Senior Santana, temo che lei non passerà più dalle nostre
parti. Difficilmente eventi come il suo vengono messi in programma più di una
volta qui da noi, ma questo lascerà vivo il ricordo e ci rende parte così del
mito e anche se fuori dai riflettori, fa entrare anche noi assieme a lei nella
leggenda.
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