Quante volte capita di sentire dei discorsi un po’ irritanti che da tanto tempo nessuno più li tirava in ballo e al momento di risentirne la fastidiosa musica, ci si rende conto di non averne mai sentito la mancanza?
Questo è ciò che ho provato un paio di settimane fa, il 3 luglio, anniversario della morte di Jim Morrison, carismatico cantante dei Doors e poeta.
Trentasette anni fa, scompariva il personaggio James Douglas Morrison e fin qui nulla
di strano perché potreste dire “eh, vabbè, che c’è di male? lo hanno
ricordato!”, ma il problema sta nel fatto che di commemorazione non se ne parla
mai molto, e in alcuni casi non se ne parla proprio!
I discorsi ogni volta sono incentrati sulle cause incerte
della morte, e sulla sua ipotetica vita attuale.
Lasciamo stare per il momento se ha senso oppure non
trattare questi discorsi, perché è il come vengono trattati o tirati in ballo.
I Doors sono stati un gruppo che ha influenzato molto e
continua a farlo tuttora; la loro musica abbinata alla voce e ai testi colti e
letterari, costituiscono una vena in cui scorre una linfa musicale molto viva.
D’accordo, sono passati poco più di quarant’anni dalla pubblicazione del loro
primo lavoro, ma per il periodo in cui sono stati attivi, sono stati uno di
quei nomi che ha creato e dato molto.
Il loro collettivo, assieme al loro mix di cabaret teatrale,
scenica presenza che era arte, arte mai esplosa del tutto nel 1971 alla morte
di Morrison, in quanto se pur dopo sei dischi da studio pubblicati, si stavano
appena preparando per il loro lancio definitivo.
Fino a quel momento, i loro dischi avevano venduto e il
successo era arrivato, ma non avevano ancora intrapreso un tour tutto loro, che
non fosse stato a scopo promozionale, di supporto o in abbinamento con altri.
Se Morrison fosse ritornato dal suo soggiorno a Parigi, la
strada che il gruppo avrebbe intrapreso sarebbe stato ben altro che essere una
rock band. Ma purtroppo non accadde, perché dalla capitale francese, Jim
Morrison non tornò mai.
Ma ora ricolleghiamoci a quanto tirato in ballo sin
dall’inizio, perché ogni volta che sento parlare della morte di Jim Morrison mi
si sbiancano i capelli. Motivo? Vengono sparate un sacco di troiate a vanvera,
molte delle quali sentite tante di quelle volte da non poterne più, e altre
talmente assurde da farmi abbozzare un sorriso amaro.
Ascolto i Doors da quando avevo quattordici anni circa, e da
quella volta penso di aver fatto un bel po’ di strada per quanto li riguarda;
ho letto libri, riviste, ascoltato dischi, registrazioni inedite, visto
filmati, reperito materiale bootleg e li ho pure visti (i tre doors
sopravissuti chiaramente), e in questo lasso di tempo, non nego che fino a che
sono stato adolescente, sono stato malato di mitismo esagerato del quale si può
facilmente essere colpiti in quella fascia d’età, ma crescendo poi ho lasciato
da parte tanti sogni e illusioni per dare spazio alla ragione e alla realtà.
Di libri e articoli ne ho letti a bizzeffe e ho imparato a
filtrare le notizie, distinguendo le possibili verità dalle balle, dalle
montature. Di libri scritti come riassunto di altro libro, di raccolta di
notizie vere e false, di fandonie inventate, ne ho visti parecchi e quindi ho
imparato a farmi un’idea personale sulla faccenda. Sia chiaro che questo
discorso non vale solo per i quattro di L.A., ma per tutto; è meglio stare
attenti e non prendere ogni cosa come oro colato.
Chiaro che la morte di Morrison, avvenuta in circostanze
misteriose e in un contesto abbastanza particolare, ha suscitato molto scalpore
e continua a farlo, ma non dimentichiamoci che non è stata l’unica o la prima
rock star ad andarsene e tanto meno in circostanze discutibili, ma le puttanate
che vengono scritte ogni volta mi hanno nauseato.
Sta volta, su diversi portali, veniva riportata lo stesso
titolo, ovvero “Jim Morrison non è morto
e vive alle Seychelles; rivelazione shock del tastierista”. Stando a quanto
riportato in rete, Manzarek avrebbe rilasciato in un’intervista, che nel 1970,
Morrison gli aveva mostrato un volantino per le Seychelles dicendogli “Non ti sembra il posto ideale per
andarsene mentre gli altri credono che tu sia morto?”. Basta, non
aggiungono altro a questa dichiarazione! Ovvero, non proseguono con un
eventuale continuazione di Manzarek che dice di pensare che Morrison sia in
quel magnifico posto, e il che è tutto dire.
L’articolo invece prosegue con altre cose del tipo “morto in circostanze misteriose” (lo
sappiamo), il corpo non è stato visto da
nessuno se non dalla sua fidanzata di allora Pamela Courson (sappiamo pure
questo), che il manager di allora Bill
Siddons arrivato a Parigi per costatare l’accaduto ha trovato la bara già
chiusa (uffaaaaaa!!), che sul corpo
non è stata fatta autopsia e che il medico che ha firmato il certificato di
morte non è mai stato rintracciato (ancoraaaaaa…).
Insomma nulla di nuovo se non un “pompaggio ulteriore della
faccenda”, reso ancora più noioso dal fatto che chi ha redatto questo articolo
dice “se è il tastierista a dirlo, è da
ritenere questa notizia credibile”.
Concordo che Manzarek racconta di aver sentito il suo amico
Jim dire “Non ti sembra il posto ideale
per andarsene mentre gli altri credono che tu sia morto?”, ma ripeto che
l’articolo non prosegue con altro, con continua con Manzarek che afferma di
essere convinto che Morrison sia vivo; forse è stata omessa la parte più
importante dell’intervista che vede Manzarek continuare e dire cose del tipo “io credo sia morto veramente, ed è una
coincidenza quello che mi ha detto sul depliant e la sua morte”, oppure “sono certo che sia vivo!”, o cose
simili.
Ma non escludo che sia stata un ulteriore occasione per far
nuovamente tornare il nome dei Doors all’orecchio di tutti.
Ricordo molto bene quando ho incontrato Manzarek nel 2001 a
Genova in occasione del trentennale della morte di Jim Morrison, e ricordo pure
che ha tirato in ballo la questione del misterioso decesso, ma ha detto “in questi anni si è parlato molto della
morte del mio amico Jim e si sono dette diverse cose sulla sua presunta messa
in scena, ma nessuno di noi era lì per dire con certezza che cosa sia successo
veramente. Nessuno avrà visto il corpo ma c’era una bara chiusa. Basta non
diciamo altro”.
Quello che mi fa vomitare sono i presunti cacciatori di
taglie o che si ritengono tali, perché a seguito di questo nuovo capitolo
apparso nei giorni scorsi, si è pure aperto a seguito un blog che ti permette
di dire la tua a riguardo. Non avranno risposto in tanti, o forse chi ha
riposto sono gli stessi ideatori per far vedere che alcuni allocchi ci son caduti,
ma tutti convinti che la faccenda puzzi; qualcuno addirittura dice che il corpo
non è mai stato seppellito ma cremato, chi dice che la salma di nascosto è
stata portata negli Stati uniti dai familiari per seppellirla nella tomba di
famiglia.
Io sinceramente sono stufo di tutte ste storie; chiaro che
un forte alone di mistero attorno a questa faccenda ci sta.
Sette anni fa qualcuno aveva pure azzardato un complotto
della CIA contro Morrison perché pericoloso per la società statunitense e per
gli Stati uniti e poi c’è chi oggi tira in ballo la maledizione della J (?????). Giuro che di stronzate in tanti
anni che seguo i doors ne ho sentite ma questa merita proprio. Infatti uno dei
partecipanti al blog accenna a questa maledizione in quanto nel giro di pochi
anni sono morto Brian Jones, Jimi
Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, ma si sono scordati di Jeff Buckley (anche se morto vent’anni
dopo). Ed Elvis Presly dove lo
mettiamo (anche se la J non centra), che pure sulla sua morte c’è un lieve
alone di mistero accompagnato da un’ipotetica vita nascosta?
Ma quanto la gente è fessa a crederci a certe cose? E quanto
i discografici sono bravi a mettere in giro voci o al momento giusto muovere le
carte adatte per mettere ancora un po’ in movimento le loro macchinette
commerciali?
Nel 1980 se non sbaglio un francese aveva scritto un libro
sul suo incontro parigino con Jim Morrison alcuni anni dopo il 1971. Lo ho
letto, scritto bene, ma come può essere che sto morto che vive, ancora gira
tranquillo per Parigi, luogo dove continua ad abitare da quando ha inscenato la
sua morte e l’unico a riconoscerlo è l’autore del libro che tra l’altro non
aveva mai ascoltato i doors?
Ora però basta perché come sfogo ho scritto parecchio e mi
sembra pure di avere divagato, e ancora più grave, ho partecipato pure io a
questa diatriba che va avanti da trentasette anni. Ma almeno ho detto cose
diverse da quelle degli altri.
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