martedì 14 febbraio 2012

Che fine ha fatto Manu Chao? (luglio 2008)

di Cristiano Pellizzaro

www.myspace.com/latanadeigechi


Ricordo perfettamente quel sabato mattina di una primavera inoltrata di dieci anni fa, quando entrato in un negozio di dischi del centro avevo sentito una musica da America latina, accompagnata da una voce del tutto particolare che mi ricordava molto i peones dei film western; chiesi al commesso chi fosse e mi rispose:”è il disco solista di Manu Chao, il cantante dei Mano Negra”.
A dirla tutta non era tanto la musicalità che mi aveva colpito in quel momento, ma ciò che aveva scatenato in me, ovvero una senso di malinconia, una nostalgia che non avevo idea da dove poteva venir fuori; nell’america del sud non ci sono mai stato e quindi provare un senso di presenza in quel momento, in un luogo a me ancora sconosciuto, immaginarmi di stare per le strade di una qualsiasi città del centro America fuori da un bar con i personaggi locali che suonano come si vede all’interno della copertina di Clandestino, mi aveva colpito molto.
Eppure ciò che Manu Chao proponeva non era nulla di nuovo; infatti le sue composizioni suonate in stile “latino”, possono trovare diversi eguali in registrazioni di musicisti popolari delle suddette zone. Ciò che ci colpiva era la ventata di aria fresca che era stata portata qui; non eravamo abituati a quelle sonorità; musiche simili le avevamo già sentite in film tipo Scarface o La canzone di Carla; ma mai erano state proposte in formato di vendita al pubblico di largo consumo in quel modo come stava per diventare un anno più tardi.
Manu Chao per quasi un anno passò inosservato; nessuno sembrava essersi accorto di lui. Gli amici che ascoltavano il suo Clandestino che mi ero comperato mi dicevano “mi sembra di stare ad ascoltare le musiche dei cartoni animati di Speedy Gonzales”, ma nessun commento di più.
Appena un anno dopo, televisioni, radio e il pubblico si accorsero di Bongo Bong e Je ne t’aime plus lanciandoli in testa alle hit senza rendersi conto che Manu chao era passato sotto i loro occhi da tempo e che pure un tour lo aveva presentato dal vivo al pubblico dei piccoli club.
Il successo crebbe e due anni dopo, nel 2001, quasi inaspettatamente il cantore dei desaparecidos fece il suo ritorno alla grande con Proxima Estacion Esperanza. Inaspettato perché quasi nulla era stato anticipato e di già le radio di massa facevano girare in un maggio afoso Me gustas tu per la prima volta.
Subito un trionfo, un disco costruito sugli stessi criteri e basi del precedente ma diverso; diverso nelle musiche, nei ritmi e molto ma molto meno intimo di Clandestino; perché se il primo era malinconico e triste, questo nuovo lavoro è tutto l’opposto.
Proxima Estacion Esperanza era una festa, una bolgia di allegria che anticipava il suo primo ed entusiasmante tanto atteso tour con la sua Rabio Bemba!
Diventa così la voce dei no global del G8 di Genova del 2001, degli emigrati e dei socialmente offesi di tutto il mondo. Ero matto, matto della sua musica e lo sono tuttora e non mi stancherò mai di esserlo.
Andai al suo concerto di Tarvisio senza ancora aver ascoltato attentamente il suo disco e quindi un po’ impreparato alla faccenda, anche se preparati non si poteva essere. Gli spettacoli che proponeva erano delle feste continue con i brani di entrambi i dischi da studio stravolti e riarrangiati. Il che rendeva il tutto più divertente perché inaspettato, il tutto entusiasmante perché bello, il tutto potente perché Manu Chao aveva raggruppato sotto il nome di Radio Bemba (una radio cubana clandestina), dei vecchia amici di tante battaglie come il bassista Gambit, Chuco il mixerista e David alla batteria; tutti e quattro vecchi amici già suonatori sotto il nome di Radio Bemba, assieme ad altri musicisti, tutti o quasi suonatori di strada e non professionisti. Il miscuglio che ne viene fuori è un frullato che poche volte da una risultato simile, ovvero una carica di energia da far paura; bravura di un collettivo affiatato ed incazzato allo stesso tempo che si diverte e fa divertire.
Il successo è immediato ed enorme tanto è vero che alla fine del tour del 2001, immediatamente salta fuori la possibilità di prolungare la fiesta clandestina per buona parte del 2002 e portarla fino in Giappone.
Ovviamente il successo non manca neppure ora e come ogni volta che un tour di Radio Bemba termina, il collettivo si scioglie per la volta successiva.
Si deve attendere il 2005 per ritrovare Manu chao con un lavoro di inediti, ovvero Siberie, pieno di classe, suonato all’”oddicentale” e degno di essere assaporato stando seduti in un cafè parigino davanti all’esecutore dei brani che canta senza fretta.
Nel frattempo viene pubblicato il live dei concerti, che cattura molta bene lo spirito delle esibizioni.
Il resto è del tutto recente, ovvero settembre 2007 con la pubblicazione de La Radiolina.
Le anticipazioni fanno credere a tutti che sarà un ulteriore successo, o meglio è la gente che si ASPETTA TANTO.
A pare mio La radiolina delude le aspettative e non è per niente paragonabile ai due lavori precedenti. E’ banale e ripetitivo, perché troppo uguale nella struttura ai due precedenti e perchè ripetitivo per le sue musiche. Mi da tanto l’impressione di essere una raccolta di brutte copie tenute nel cassetto pronte per essere utilizzate al momento buono in caso di necessità; e non vorrei che la necessità sia arrivata nel momento di dover per contratto pubblicare un nuovo lavoro di inediti. Sì perché l’industri discografica funziona così. In qualsiasi ambiente di lavoro ci sono tempi, scadenze, impegni da rispettare, ma penso che l’ambiente dell’industria discografica commerciale sia uno dei peggiori se non il peggiore in assoluto. E così ogni tanto ci si ritrova con della schifezza in mano, che tanto la gente compra. Compra o perché gli piace prendere tutto ad occhi chiusi, o perché purtroppo si fida senza conoscere bene il prodotto e ammette che merita.
E così con un nuovo lavoro da presentare, e con molta curiosità di andarlo a vedere, Manu Chao si ripresenta in diverse trance tra il 2006 e il 2008.
Mi auguravo di rimanere sorpreso in positivo nuovamente per questo suo tour; di poter ballare come un forsennato come avevo fatto sette anni prima e invece ahimè, non è stato così.
La data di Manu Chao e Radio Bemba Suond System all’arena di Pola in Croazia, dopo essersi rivelata cosa difficile per la reperibilità dei biglietti, si rivela pure una dolorosa e inaspettata ripetizione delle cose durante lo spettacolo.
La band si presenta visibilmente stanca e prova ne è il fatto delle troppo lunghe pause tra una canzone e l’altra, che anche se vengono riempite dai campionamenti di sirene, e voci di cronisti radiofonici dei paesi latini, elementi tipici dello stile Chao, non convincono per nulla.
Il gruppo è costituito da sette elementi, ma si sente da matti la mancanza della fisarmonica che era stata di B-Roy, la tromba di Roy Paci (e uno come lui sostituirlo non è facile), e la voce di quella simpatica e vivace scimmietta Bidji.
Tutto uguale, ovvero brani raggae o in stile latino che ad un certo punto passano nel tipico ritmo ska-punk alla Manu, ma il fatto è che per tutti i brani si poteva intuire in quale parte ci sarebbe stato il cambio di ritmo.
Il concerto dura parecchio, più di due ora con tutti i bis. I momenti più belli di certo Clandestino, A cosa, e forse Merry Blues.
Però il pubblico degli alternativi è presente e contento; contento di stare ad ascoltare il suo portavoce; portavoce che però per sua stessa ammissione, al tempo di Genova lavorava per la Virgin, una delle più grosse case discografiche al mondo, che oltre ad intascare un bel po’ di soldi, ne farà intascare altrettanti all’artista (anche se in quantità minore), e ricordo di ave pagato ben 32 euro sta volta per vederlo. Quindi anche se impegnato socialmente e politicamente di dinero penso ne veda un bel po’!
D’accordo che tutti hanno degli alti e bassi, che si possono passare dei momenti bui. A diversi di noi capitano queste cose e molte volte capita di vedere dei musicisti che si sfiancano prima del tempo che si poteva immaginare o per fortuna che si accasciano al suolo dall’essersi esauriti però dopo tanto e tanto soddisfacente lavoro. Ma sta volta mi ruga di più la faccenda, mi da fastidio che sia andata così. Temo che il suo esaurirsi non sia stato situazione occasionale quella di Pola, e se 1+1=2, allora La Radiolina+Concerto di Pola=risultato discutibile. Chissà le altre date da due anni fin qui come sono andate.
E allora mi sorge la domanda Che fine ha fatto Manu Chao?  Che fine ha fatto il festaiolo della rambla che improvvisava feste per strada? Dove e finito quel personaggio che come un guerriero a capo di un plotone esaltava i compagni?
Mi rimane la soddisfazione di averlo visto nuovamente anche se con l’amaro in bocca; mi rimane la soddisfazione di averlo visto con la maglietta del suo tour di sette anni fa che più di qualcuno mi guardava inviperito perché non ne possedeva una e io lo avevo già visto….e non ne ho visti altri con magliette di Manu Chao e quelle in vendita faceveno desiderare.
Me lo ricorderò sempre però come Clandestino e Proxima Estacion Esperanza o come il suo esplosivo live che tanto mi aveva fatto sentire quella Spagna che nella mia vacanza nella penisola Iberica non avevo trovato; come colui che come pochi altri ad occhi aperti mi ha fatto immaginare i paesaggi  e le città dell’America Latina così verdi nelle loro alture dei narco trafficanti o dei guerriglieri, o nelle sue città afose e polverose dei bar malfamati……tutto come nei film!
Sarà li che spero di poter ritrovare un giorno Manu Chao.

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