Parlando di Giappone vengono subito in mente le metropoli tecnologiche dalle folle oceaniche, gli shinkansen, le geishe e i samurai, ma oltre a queste due figure storiche dell’impero del sol levante, tra l’altro la prima in lenta scomparsa e l’altra oramai estinta, di tradizionale possono ancora venire presente il kimono e i templi.
In Giappone però l’attaccamento alla tradizione e alla
cultura antica è ancora molto vivo, molto più di quanto si possa immaginare,
nonostante tutti siano occidentalizzati e con abitudini importate da chi gli
occhi a mandorla li ha solamente se si tira con le dita la pelle degli occhi
verso le tempie.
Non è per nulla difficile girare per le città di Tokyo
oppure Osaka ed incontrare delle persone, non necessariamente anziane, vestite
in yukata con i tabi ai piedi. E non perché stanno andando ad una festa
tradizionale, ma perché hanno il piacere di vestirsi in questo modo.
Innumerevoli sono poi le manifestazioni folcloristiche sparse per tutto il
paese; celebrazioni, commemorazioni e rievocazioni in costume tipico con danze,
musiche, rappresentazioni sia popolari che religiose, cerimonie propiziatorie
per il buon auspicio di un evento. Tutto vecchio di secoli ma ancora portato
avanti dalla gente, tra i quali si distinguono pure molti giovani.
Uno di questi luoghi dove avvengono molti di questi eventi,
è l’isola di Sado-ga-shima, nella
prefettura della città di Niigata
sul versante est dell’Isola di Honshu,
nel mar del Giappone a 35 km dalla terra ferma.
Divenuta prima un luogo d’esilio per personaggi politici e
culturali, Sado diventa un importante punto di riferimento per tutto l’impero
dal 1600 quando lo Shogunato approfitta delle vene d’oro scoperte nei pressi
della cittadina di Aikawa iniziando
a scavare le gallerie di una delle tre miniere più produttive del mondo che
rimarrà attiva fino al 1867, con 400 km di gallerie scavate.
Sado, 70.000 abitanti, di per se è una colonia penitenziaria
pure oggidì, nel senso che è turistica per un turismo esclusivamente giapponese
e prevalentemente sui versanti nord ed est. I collegamenti ci sono ma solo di
autobus che passano sporadicamente. Eppure le attrattive non mancano su questa
verde isoletta con dei paesaggi molto suggestivi sulla costa e al centro, dove
verdi foreste ricoprono le montagne.
Da aprile a novembre a Sado c’è la possibilità di assistere
ad oltre 30 eventi tradizioni, sparsi tra le varie cittadine. Uno di questi, il
più recente ma divenuto il più importante e di richiamo mondiale è l’Earth Celebration Festival che si
svolge nella cittadina di Ogi dal
1987 ogni anno per tre serate nella seconda metà di agosto.
Cosa avrà mai di tanto particolare questo evento? Come mai è
tanto di richiamo? E soprattutto che cos’è di preciso? L’Earth Celebration
Festival vuole essere una cerimonia di celebrazione della terra, di riscoperta
della cultura giapponese e ponte di collegamento tra l’uomo e la natura.
D’anno in anno si è sviluppato sempre più grazie agli
abitanti di Sado e ai loro “ospiti” speciali: la grande famiglia di musicisti
dei KODO’, che a pochi verranno in
mente parlando di Giappone musicale
oltre ai nomi di Ryuki Sakamoto, Hiroki Okano, Satoshi Tomiie e forse gli Acid
Mother Temple di Kawabata Makoto.
Kodò nella lingua giapponese ha due significati; il primo “battito del cuore”, ovvero la prima
forma di ritmo; non a caso il suono del loro grande taiko (tamburo in lingua
giapponese), vorrebbe proprio richiamare il suono del cuore materno sentito dal
feto nel ventre che ascoltandolo, viene cullato fino ad addormentarsi. Il
secondo significato invece vorrebbe dire “figli
del tamburo”, ovvero la volontà e il desiderio dei Kodò di suonare
semplicemente questa percussione con il cuore di un bambino, e non a caso
secondo la tradizione religiosa scintoista (che assieme alla buddista, sono i
principali credo religiosi in Giappone), avente diverse divinità, una per ogni
occasione ed esigenza, c’è anche quella del tamburo, che vi risiede all’interno
e se suonerai il tamburo con passione, il dio che vi dimora ti aiuterà a
suonarlo meglio.
La storia di questo gruppo inizia nel 1980, sull’isola di
Sado da una costola dei già esistenti Sado
no Kuni Ondekoza (formati nel 1971 e tutt’ora attivi sotto il nome di
Ondekoza e pure loro in continuo tour), e già un anno dopo n Germania al Berlin
Art Festival, la loro prima esibizione pubblica cattura l’attenzione degli
spettatori. Inizia così una lunga tournee che dura tutt’oggi ininterrottamente
e alla quale è stato dato il nome One
Earth Tour che fino ad ora ha toccato 45
paesi per più di 3000 esibizioni a tema che cambiano di
anno in anno.
Innumerevoli le collaborazioni con artisti di diversa
ispirazione e nazionalità, i Kodò, orgoglio nazionale, hanno partecipato alla
cerimonia d’apertura dei campionati mondiali di Calcio di Giappone e Corea del 2002 e alla realizzazione di colonne sonore di
pellicole famose come il film Hero.
Moltissimi pure gli inviti da diverse nazioni a partecipare a cerimonie e
ricorrenze, questo gruppo, in tour costantemente per diversi mesi all’anno,
vuole così mantenere viva e portare avanti la tradizione e l’arte nipponica
attraverso i suoi spettacoli che definirli solamente concerti sarebbe molto
riduttivo, e per nulla degno dell’esibizione in sé.
I Kodò sul palcoscenico si presentano in trenta, sia uomini
che donne, tra percussionisti per la maggior parte, ballerine, cantanti e
flautisti (questa è solo la nutrita schiera dei “titolari” di questa squadra
senza contare gli allievi), e danno vita a qualcosa di unico, bellissimo ed
esaltante. Coreografie, musica, e movimenti in sincronia creano quello che
oramai è la loro specialità, ovvero risvegliare la primordialità di ognuno di
noi, che un tempo era alla base dell’essere umano. E ci riescono. Di tutti i
generi musicali antichi, è uno dei più profondi e coinvolgente che sa
sviscerare il nostro lato più nascosto.
Quindi Earth Celebration è una festa di questo fantastico
gruppo a casa sua, sull’Isola di Sado nella cittadina di Ogi, dove vivono a
pochi chilometri di distanza nel loro Kodo’s
Village che viene aperto al pubblico ogni anno nell’ultima giornata del
festival. Il pubblico ha quindi la possibilità di entrare al tempio dei tamburi
ed essere accolto nella palestra dove si svolgono le preparazioni, gli esercizi
ginnici e dove sono esposti innumerevoli delle loro percussioni, accolti da Motofumi Yamaguchi, storico membro dei
Kodò, e sempre degli stessi flautista, direttore artistico e compositore, oltre
che apprezzato musicista di una notevole carriera solista.
In questa occasione oltre che vedere e provare alcuni dei
loro strumenti a percussione, si ha la possibilità di assistere a delle
dimostrazioni musicali di alcuni allievi e degli esercizi ginnici ai quali
vengono sottoposti per poter affrontare gli spettacoli in posizioni per nulla
facili da mantenere durante l’esecuzione, stando con le ginocchia piegate ad
angolo retto, le gambe divaricate e il bacino sollevato da terra come se fosse
adagiato su di una sedia. Quindi spostarsi a destra e sinistra facendo perno
sulle caviglie e sulle ginocchia, mentre in mano con le braccia aperte, si
stringono verso l’alto le pesanti bacchette adoperate per suonare i Taiko o Daiko (termine giapponese che significa tamburo).
Gli strumenti adoperati da questi musicisti sono diversi e
per lo più a percussione con pelle di vacca o cavallo. Va però precisato che
come altre componenti delle usanze e tradizioni dei Giapponesi, entrate nella
loro cultura da tempi oramai lontanissimi e ancor oggi presenti come lo stesso
buddhismo giunto dall’india tramite la Cina e la Corea del corso del VI secolo
d.C., pure gli strumenti siano stati introdotti nelle usanze nipponiche dalle
culture vicine.
I Taiko, ricavati da un unico pezzo di legno forato da
entrambi i lati e levigato internamente, con maniglie laterali metalliche per
facilitarne lo spostamento dato il loro notevole peso, vengono completati con
una doppia pelle fissata con una borchiatura metallica dopo un complicato e
lungo procedimento atto a garantirne l’accordatura. Questo tipo di tamburi, il
più popolare il Nagado Daiko, dal
corpo tozzo e simile ad una botte, e l’Irado
Daiko dal corpo più corto, sono solitamente sorretti su degli appoggi che
ne permettono l’uso di entrambe le pelli da due musicisti contemporaneamente;
mentre uno esegue un ritmo base di accompagnamento, l’altro ricama con fraseggi
di assolo. Un suono particolare e profondo da assaporare. Realizzato secondo lo
stile indocinese con pelle di vacca.
L’Irado Daiko, esposto per i visitatori al Kodo’s Village,
oltre che per la sua forma vagamente ricordante un hamburger, è soprannominato
amorevolmente Big Mac, perché usato per il tour in Nord America.
Lo Tsukeshime Daiko
intagliato internamente, adoperato come uno strumento ritmico da suonare seduti
con bacchette sopra un appoggio.
L’Okedo Daiko,
realizzato secondo lo stile asiatico, è costituito da una cassa di metallo a
sezione circolare, e doppia pelle di cavallo accordata e fissata con un sistema
di corde e dal suono più acuto rispetto agli altri, viene suonato in piedi ed è
adoperato principalmente nelle coreografie che prevedono danza e musica
eseguite contemporaneamente.
L’Uchiwa Daiko,
introdotto nella musica moderna dal 1960, prima adoperato solamente per i riti
religiosi, è un cerchio di legno con impugnatura, coperto da un foglio di pelle
tesa, da suonare con una bacchetta rigida, lunga e fina.
Ma non si tratta solo di percussioni per questo genere di
musica; troviamo il Koto,
appartenente alla famiglia della cetra e introdotto in Giappone dalla Cina; lo Shinobue ovvero un flauto di bamboo dal
suono delicato. Esistono 12 tipi di questo flauto, accordati in maniera
crescente secondo la scala cromatica; i Chappa,
una coppia di cembali realizzati in ottone o metallo utilizzati sia per gli
accompagnamenti che per gli assoli. Da notare che uno spettacolo dei Kodò può
prevedere un’esibizione con diversi componenti sul palco a suonare questo
strumento. Durante la serata finale dell’edizione di quest’anno dell’Earth
Celebration, tutti i membri maschili dei Kodò, si sono prima esibiti in una
simpatica gag musicale giocando a 1-2-3 stella, per poi disporsi in fila
indiana al centro del palco mantenendo ogniuno una postura differente del corpo
in modo da poter far vedere un ordine crescente in altezza degli elementi e
rendere al meglio il movimento della loro fila come quello del corpo di un
serpente. Il tutto suonando un brano, secondo una precisa sincronia.
L’Atari Gane,
molto simile ad un posacenere con manico, realizzato in ottone e percosso da
una bacchettina. E lo shamisen, uno
strumento a tre corde con manico allungato che ricorda vagamente una chitarra.
Alcune curiosità invece sono costituite da altri due enormi
tamburi che seppur a scopo dimostrativo vengono suonati solamente nel villaggio
del quale sono divenuti il simbolo e forse l’attrattiva principale; sono lo Yamaimo-kun, ricavato da un tronco
lasciato grezzo e che misura 140cm di dimetro, 150cm di lunghezza per un peso
di 450 kg; l’altro invece è il Butabana-chan,
ovvero un’enorme radice d’albero levigata e svuotata per un diametro di 128cm,
un altezza di 110cm e peso totale di 480kg.
Ma queste tre giornate danno la possibilità di conoscere un
po’ di più anche altri aspetti della tradizione giapponese.
Numerose sono le dimostrazioni pratiche degli allievi delle
diverse scuole di percussioni e di quelli che seguono i corsi delle cinque
scuole di Onidaiko presenti
sull’isola, ovvero le rappresentazioni popolari eseguite al suono dei taiko.
Non mancano invece quelle in costume che si svolgono per le
vie della cittadina.
Si può assistere alla Shishi
Odori (Lion Dance), una danza
tradizionale eseguita da undici uomini con il volto coperto da un velo,
suonando dei tamburi, ballano e cantano allo stesso tempo; la Ondeko (demon drumming), accompagnata
musicalmente tra la curiosità e l’entusiasmo della gente. E l’Ogi Okesa, danza tradizionale con un
costume simile alle guidatrici delle taraibune, tipica imbarcazione circolare
di Sado a forma di catino mossa da un solo remo e usata per la raccolta di
alghe e conchiglie, oggi però utilizzata esclusivamente come attrattiva
turistica.
L’Earth Celebration, oltre che essere una celebrazione dei
Kodò, funge da incontro con le altre culture. Ogni anno vengono invitati noti
musicisti provenienti da altre parti del mondo e non necessariamente
percussionisti. Alcuni dei nomi che nelle passate edizioni vi hanno partecipato
sono Carlos Nunez (suonatore di
gaita, la cornamusa galiziana), Zakir
Hussain (suonatore indiano di tabla), Giovanni
Hidalgo (congero e percussionista portoricano), gli Olodum (batteria di samba-raggae da Salvador de Bahia-Brasile).
Ogni volta vengono allestiti incontri, mostre seminari musicali sulla cultura
ospitata.
Il festival che si svolge nel parco sulla collina di Shiroyama, segue la seguente formula:
prima serata Kodò; seconda serata ospiti+partecipazione dei Kodò; terza serata
Kodò+ospiti. Il tutto in mezzo ad un’organizzazione di tutto rispetto.
Taiko dunque, che per quanto ci si possa immaginare hanno
avuto un ruolo molto importante nella tradizione giapponese. Venivano
utilizzati per le più svariate occasioni. Ancora oggi li si possono scorgere
all’interno dei templi, venivano adoperati nell’antichità per gli usi
quotidiani nei villaggi al posto delle campane, usati per annunciare gli
incontri di sumo, per eventi militari, per celebrare i matsuri ovvero la festa
di un santuario oppure, un periodo importante per l’agricoltura come la semina
o il raccolto.
Strumenti il cui uso oggi è diventato prevalentemente
d’intrattenimento, i taiko sembra siano apparsi per la prima volta in Giappone
nella valle di Suwa nella prefettura
di Nagano a ovest di Tokyo. Un luogo
dove sorge in tempio vecchio di 1200 anni, e che un tempo si diceva, secondo
una legenda, sia stato dimora di divintà che venivano omaggiate con l’uso di
questi tamburi.
La loro produzione oggi in Giappone vanta un record: 17
generazioni di fabbricatori di Taiko. Si tratta della famiglia degli Asano, che ormai hanno eretto
un’industria sulla fabbricazione di questi tamburi, costruendo su commissione
pure, un taiko per il quale ci sono voluti 12 mesi di lavoro e misura 195cm di
diametro, che come da rito per ogni taiko prima della consegna al cliente, è
stato sottoposto ad un rito di purificazione scintoista.
I Kodò sono un gruppo di musicisti performer giapponesi
formatosi nel 1980 sull’isola di Sado-ga-shima, ove risiedono e lavorano. Il
loro intento è quello di portare avanti e far conoscere la tradizione e la
cultura giapponese nel mondo attraverso i loro spettacoli a tema.
Il gruppo può vantare un numero di 25 elementi, più altre 20
figure della direzione, fino ad un massimo di 70 elementi circa considerando
tutto l’entourage.
Costituiti da componenti provenienti da diverse parti del
Giappone, si sono insediati definitivamente nel loro Kodo’s Village, presso il
quale sono stati realizzati uno studio di registrazione, le loro residenze, e
gli uffici per un totale di 50 persone.
La vita dei Kodò, alcuni di loro polistumentisti, oltre a
svolgersi nel loro villaggio e attorno ai taiko, è fatta da duri ed estenuanti
allenamenti fisici che li rendono asciutti e una vita rigida.
Le esecuzioni musicali durante le loro numerose esibizioni
attorno al globo, si alternano tra brani della tradizione popolare e
composizioni create da uno dei loro membri.
Spettacoli principalmente incentrati sulla musica eseguita
con i taiko, i Kodò adoperano pure altri strumenti e vestono costumi di scena
tradizionali o disegnati appositamente per loro.
Forti della loro vasta discografia e delle pregevoli
collaborazioni e partecipazioni ad eventi, continuano ininterrottamente il loro
tour nel mondo.
Discografia:
Ubu-suna
(1988)
Blessing of
the earth (1989)
I rodori
(1990)
Gathering
(1991)
Mono-prism
(1991)
Kaiki
(1992)
Best of
Kodò (1993)
Nasca Fantasy (1994)
The hunted (colonna sonora) (1995)
Live at the
Acropolis (1995)
Sai-So (1999)
Ibuki
(1999)
Warabe
(1999)
Tsutsumi
(1999)
Tataku best
of Kod II (2000)
Mondo head (2001)
Hero (colonna sonora) (2003)
One earth
tour special (2004)
Prism rhytm
(2005)
Heatbeat
Besto of Kodò 25th anniversary (2007)
Sito ufficiale:
www.kodo.or.jp
Link utili:
www.mijintl.com (sito
ufficiale dell’Isola di Sado)
http://www.kodo.or.jp/ec/index_e.html
(link di collegamento al sito ufficiale dell’Earth Celebration)
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