venerdì 3 agosto 2018

TUXEDOMOON – Trieste, 25 novembre 2016 Teatro Miela

Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste (pubblicato il 30/11/2016)
Immagine da www.miela.it

Dalla metà degli anni ’70 sino ai primi anni ’80 diverse forme d’arte si sono incontrate dando vita ad un movimento artistico che prende il nome di New Wave, termine con il quale erroneamente il più delle volte si identifica in modo banale soltanto un genere musicale. I percorsi artistici da quella volta sono cambiati oppure maturati, molti di quei musicisti che all'epoca sono saliti sull’onda hanno virato verso sonorità pop mentre altri son rimasti sì nell'ambito ma decisamente diretti verso lidi ben più commerciali rispetto agli inizi. I Tuxedomoon mantengono ancora la loro anima d'origine a quasi quarant'anni di distanza proseguendo sulla medesima strada che nel 1979 assieme ai Chrome, agli MX80 Sound e ai Residents li vedeva comporre il così detto quadrato di San Francisco, presentato al mondo con l'antologia Subterranean Modern e pubblicata dall'etichetta Ralph Records degli stessi Residents in risposta alla produzione No New York di Brian Eno dell'anno prima per svelare la scena musicale della Grande Mela.
Musica di ricerca diretta o proveniente da diverse direzioni, colonne sonore e persino musiche per balletto di Maurice Bejart, fanno dei Tuxedomoon uno dei nomi per eccellenza della New Wave.
Spesso presenti in Italia durante la loro carriera, in molti al concerto del Teatro Miela se li ricordavano nella loro unica esibizione regionale datata 26 marzo 1988 al Palacongressi di Grado.
Lo spettacolo triestino è partito con l'esecuzione per intero del debutto discografico del 1980 Half mute, per il quale alcuni cultori a fine serata asseriscono che il suono poco amalgamato deve essere stato scelto proprio per rimanere fedeli al disco, motivo per il quale si suppone alcuni brani dati per scontati siano rimasti fuori dalla setlist. Si è poi proseguito con East e Jinx del 1981 estratti da Desire, e continuato con Time to loose fino alla più recente Mucho colores del 2007, brano ammaliante dove desertiche chitarre si intrecciano con melodie metropolitane. Tutto questo accompagnato da suggestivi filmati e immagini, alcune delle quali elaborate al momento.
Ci vorrà un po' di tempo prima di vedere un altro spettacolo di pari livello.


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