Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste (pubblicato il 14 luglio
2018)
Foro di Simone Di Luca
E con questa siamo a sette,
numero perfetto. Sto parlando di tutte le volte che i Simple Minds hanno suonato nella nostra Regione. Tutte le provincie
possono dire di averli ospitati almeno una volta. La prima risale al 1991 a
Lignano allo Stadio Teghil con una replica quattro anni fa ma questa volta
all’Arena Alpeadria, poi Trieste nel 1998 allo Stadio Grezar, Palasport di
Pordenone nel 2003 e nel 2006, Grado nel 2012 per il tour 5x5 durante il quale
presentavano cinque brani di maggior successo per i primi cinque dischi (in
quell’occasione la tappa della cittadina rivierasca registrò un sold out
in prevendita), e quest’anno Udine al
Castello per la prima volta come ha ricordato anche Jim Kerr dal palco salutando il pubblico ad inizio serata. E così,
come una partita a Risiko è stata messa una bandierina in ogni luogo, e
speriamo ce ne siano delle altre. A Giove Pluvio però sembra non andare giù il
fatto che questi scozzesi suonino così spesso da noi, e così anche questa volta
ha cercato di rovinare la festa mettendoci lo zampino. Dico questo perché
l’ultima volta a Lignano nel 2014, un tremendo acquazzone sembrava voler guastare
la serata, ma in quella occasione lo storico vocalist tranquillizzò tutti
dicendo che quella per loro era solamente acqua e suonarono il set intero come
da programma. E così questa volta, a quattro anni di distanza, l’atavico dio
che sembra aver un conto in sospeso con loro, si ripresenta puntuale con la sua
pioggia anche nel capoluogo friulano. Pensate sia riuscito nei suoi intenti? Mah
chè sì, tutt’altro. Nulla è riuscito nel fermare i Simple Minds e tanto meno il
loro pubblico che mai ha accennato a mollare la presa. Motivo ulteriore per
fare festa e divertirsi ancor di più, confermando l’ottima organizzazione di Zenit srl che come ogni volta ha saputo
scegliere un’ottima band per un luogo eccezionale, e la risposta da parte del pubblico
ne è stata la conferma. La data friulana in programma che si è svolta a Udine
ricadeva nel tour di Walk between worlds,
diciottesima fatica in studio (febbraio 2018), di Jim Kerr e Charlie Burchill (unici rimasti del
nucleo originale) a celebrante anche il 40°
anniversario della band che sale sul palco alle 21.34
per due ore piene ed intense senza sosta e sotto la pioggia. Sullo sfondo
dodici pannelli luminosi a comporre uno schermo luminoso per spettacolari
proiezioni colorate che riportano agli show televisivi degli anni ’80 (per non
parlare delle tastiere a tracolla degnamente appartenenti a quegli anni lì ed
erano anni che non ne vedevo in giro), e davanti assieme ai due storici sul
palco salgono altri cinque elementi della band con una notevole quanto insolita
elevata quota rosa data la presenza di tre ottime musiciste alle tastiere, alla
batteria e ai cori. Diciotto i brani in scaletta (numero che ritorna in ballo, sarà
un caso?), un’attenta selezione del meglio della loro carriera. Si apre con The signal of the noise tratta da
questo nuovo lavoro che li porta in giro (altri brani dello stesso disco
saranno in ordine di esecuzione Sense of
discovery, e Walk between worlds
che dà il nome al disco), Mandela day
(da Street fighting years del 1989),
She is a river (da Good news from the next world del
1995), e uno dei pezzi immancabili come Someone
somewhere in summertime del 1982 da New
Gold Dream, e questo solo per citarne alcuni. Chiusura da fuochi
d’artificio con l’esecuzione filata di New
Gold Dream, Don’t you (forget about
me), Alive and kicking e Sanctify yourself. Saluti finali sotto
una battente pioggia…di entusiasmo del pubblico.
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