martedì 14 febbraio 2012

Kodò, al suono dei taiko (settembre 2008)

di Cristiano Pellizzaro



Parlando di Giappone vengono subito in mente le metropoli tecnologiche dalle folle oceaniche, gli shinkansen, le geishe e i samurai, ma oltre a queste due figure storiche dell’impero del sol levante, tra l’altro la prima in lenta scomparsa e l’altra oramai estinta, di tradizionale possono ancora venire presente il kimono e i templi.
In Giappone però l’attaccamento alla tradizione e alla cultura antica è ancora molto vivo, molto più di quanto si possa immaginare, nonostante tutti siano occidentalizzati e con abitudini importate da chi gli occhi a mandorla li ha solamente se si tira con le dita la pelle degli occhi verso le tempie.
Non è per nulla difficile girare per le città di Tokyo oppure Osaka ed incontrare delle persone, non necessariamente anziane, vestite in yukata con i tabi ai piedi. E non perché stanno andando ad una festa tradizionale, ma perché hanno il piacere di vestirsi in questo modo. Innumerevoli sono poi le manifestazioni folcloristiche sparse per tutto il paese; celebrazioni, commemorazioni e rievocazioni in costume tipico con danze, musiche, rappresentazioni sia popolari che religiose, cerimonie propiziatorie per il buon auspicio di un evento. Tutto vecchio di secoli ma ancora portato avanti dalla gente, tra i quali si distinguono pure molti giovani.
Uno di questi luoghi dove avvengono molti di questi eventi, è l’isola di Sado-ga-shima, nella prefettura della città di Niigata sul versante est dell’Isola di Honshu, nel mar del Giappone a 35 km dalla terra ferma.
Divenuta prima un luogo d’esilio per personaggi politici e culturali, Sado diventa un importante punto di riferimento per tutto l’impero dal 1600 quando lo Shogunato approfitta delle vene d’oro scoperte nei pressi della cittadina di Aikawa iniziando a scavare le gallerie di una delle tre miniere più produttive del mondo che rimarrà attiva fino al 1867, con 400 km di gallerie scavate.
Sado, 70.000 abitanti, di per se è una colonia penitenziaria pure oggidì, nel senso che è turistica per un turismo esclusivamente giapponese e prevalentemente sui versanti nord ed est. I collegamenti ci sono ma solo di autobus che passano sporadicamente. Eppure le attrattive non mancano su questa verde isoletta con dei paesaggi molto suggestivi sulla costa e al centro, dove verdi foreste ricoprono le montagne.
Da aprile a novembre a Sado c’è la possibilità di assistere ad oltre 30 eventi tradizioni, sparsi tra le varie cittadine. Uno di questi, il più recente ma divenuto il più importante e di richiamo mondiale è l’Earth Celebration Festival che si svolge nella cittadina di Ogi dal 1987 ogni anno per tre serate nella seconda metà di agosto.
Cosa avrà mai di tanto particolare questo evento? Come mai è tanto di richiamo? E soprattutto che cos’è di preciso? L’Earth Celebration Festival vuole essere una cerimonia di celebrazione della terra, di riscoperta della cultura giapponese e ponte di collegamento tra l’uomo e la natura.
D’anno in anno si è sviluppato sempre più grazie agli abitanti di Sado e ai loro “ospiti” speciali: la grande famiglia di musicisti dei KODO’, che a pochi verranno in mente parlando di Giappone  musicale oltre ai nomi di Ryuki Sakamoto, Hiroki Okano, Satoshi Tomiie e forse gli Acid Mother Temple di Kawabata Makoto.
Kodò nella lingua giapponese ha due significati; il primo “battito del cuore”, ovvero la prima forma di ritmo; non a caso il suono del loro grande taiko (tamburo in lingua giapponese), vorrebbe proprio richiamare il suono del cuore materno sentito dal feto nel ventre che ascoltandolo, viene cullato fino ad addormentarsi. Il secondo significato invece vorrebbe dire “figli del tamburo”, ovvero la volontà e il desiderio dei Kodò di suonare semplicemente questa percussione con il cuore di un bambino, e non a caso secondo la tradizione religiosa scintoista (che assieme alla buddista, sono i principali credo religiosi in Giappone), avente diverse divinità, una per ogni occasione ed esigenza, c’è anche quella del tamburo, che vi risiede all’interno e se suonerai il tamburo con passione, il dio che vi dimora ti aiuterà a suonarlo meglio.
La storia di questo gruppo inizia nel 1980, sull’isola di Sado da una costola dei già esistenti Sado no Kuni Ondekoza (formati nel 1971 e tutt’ora attivi sotto il nome di Ondekoza e pure loro in continuo tour), e già un anno dopo n Germania al Berlin Art Festival, la loro prima esibizione pubblica cattura l’attenzione degli spettatori. Inizia così una lunga tournee che dura tutt’oggi ininterrottamente e alla quale è stato dato il nome One Earth Tour che fino ad ora ha toccato 45 paesi per più di 3000 esibizioni a tema che cambiano di anno in anno.
Innumerevoli le collaborazioni con artisti di diversa ispirazione e nazionalità, i Kodò, orgoglio nazionale, hanno partecipato alla cerimonia d’apertura dei campionati mondiali di Calcio di Giappone e Corea del 2002 e alla realizzazione di colonne sonore di pellicole famose come il film Hero. Moltissimi pure gli inviti da diverse nazioni a partecipare a cerimonie e ricorrenze, questo gruppo, in tour costantemente per diversi mesi all’anno, vuole così mantenere viva e portare avanti la tradizione e l’arte nipponica attraverso i suoi spettacoli che definirli solamente concerti sarebbe molto riduttivo, e per nulla degno dell’esibizione in sé.
I Kodò sul palcoscenico si presentano in trenta, sia uomini che donne, tra percussionisti per la maggior parte, ballerine, cantanti e flautisti (questa è solo la nutrita schiera dei “titolari” di questa squadra senza contare gli allievi), e danno vita a qualcosa di unico, bellissimo ed esaltante. Coreografie, musica, e movimenti in sincronia creano quello che oramai è la loro specialità, ovvero risvegliare la primordialità di ognuno di noi, che un tempo era alla base dell’essere umano. E ci riescono. Di tutti i generi musicali antichi, è uno dei più profondi e coinvolgente che sa sviscerare il nostro lato più nascosto.
Quindi Earth Celebration è una festa di questo fantastico gruppo a casa sua, sull’Isola di Sado nella cittadina di Ogi, dove vivono a pochi chilometri di distanza nel loro Kodo’s Village che viene aperto al pubblico ogni anno nell’ultima giornata del festival. Il pubblico ha quindi la possibilità di entrare al tempio dei tamburi ed essere accolto nella palestra dove si svolgono le preparazioni, gli esercizi ginnici e dove sono esposti innumerevoli delle loro percussioni, accolti da Motofumi Yamaguchi, storico membro dei Kodò, e sempre degli stessi flautista, direttore artistico e compositore, oltre che apprezzato musicista di una notevole carriera solista.
In questa occasione oltre che vedere e provare alcuni dei loro strumenti a percussione, si ha la possibilità di assistere a delle dimostrazioni musicali di alcuni allievi e degli esercizi ginnici ai quali vengono sottoposti per poter affrontare gli spettacoli in posizioni per nulla facili da mantenere durante l’esecuzione, stando con le ginocchia piegate ad angolo retto, le gambe divaricate e il bacino sollevato da terra come se fosse adagiato su di una sedia. Quindi spostarsi a destra e sinistra facendo perno sulle caviglie e sulle ginocchia, mentre in mano con le braccia aperte, si stringono verso l’alto le pesanti bacchette adoperate per suonare i Taiko o Daiko (termine giapponese che significa tamburo).
Gli strumenti adoperati da questi musicisti sono diversi e per lo più a percussione con pelle di vacca o cavallo. Va però precisato che come altre componenti delle usanze e tradizioni dei Giapponesi, entrate nella loro cultura da tempi oramai lontanissimi e ancor oggi presenti come lo stesso buddhismo giunto dall’india tramite la Cina e la Corea del corso del VI secolo d.C., pure gli strumenti siano stati introdotti nelle usanze nipponiche dalle culture vicine.
I Taiko, ricavati da un unico pezzo di legno forato da entrambi i lati e levigato internamente, con maniglie laterali metalliche per facilitarne lo spostamento dato il loro notevole peso, vengono completati con una doppia pelle fissata con una borchiatura metallica dopo un complicato e lungo procedimento atto a garantirne l’accordatura. Questo tipo di tamburi, il più popolare il Nagado Daiko, dal corpo tozzo e simile ad una botte, e l’Irado Daiko dal corpo più corto, sono solitamente sorretti su degli appoggi che ne permettono l’uso di entrambe le pelli da due musicisti contemporaneamente; mentre uno esegue un ritmo base di accompagnamento, l’altro ricama con fraseggi di assolo. Un suono particolare e profondo da assaporare. Realizzato secondo lo stile indocinese con pelle di vacca.
L’Irado Daiko, esposto per i visitatori al Kodo’s Village, oltre che per la sua forma vagamente ricordante un hamburger, è soprannominato amorevolmente Big Mac, perché usato per il tour in Nord America.
Lo Tsukeshime Daiko intagliato internamente, adoperato come uno strumento ritmico da suonare seduti con bacchette sopra un appoggio.
L’Okedo Daiko, realizzato secondo lo stile asiatico, è costituito da una cassa di metallo a sezione circolare, e doppia pelle di cavallo accordata e fissata con un sistema di corde e dal suono più acuto rispetto agli altri, viene suonato in piedi ed è adoperato principalmente nelle coreografie che prevedono danza e musica eseguite contemporaneamente.
L’Uchiwa Daiko, introdotto nella musica moderna dal 1960, prima adoperato solamente per i riti religiosi, è un cerchio di legno con impugnatura, coperto da un foglio di pelle tesa, da suonare con una bacchetta rigida, lunga e fina.
Ma non si tratta solo di percussioni per questo genere di musica; troviamo il Koto, appartenente alla famiglia della cetra e introdotto in Giappone dalla Cina; lo Shinobue ovvero un flauto di bamboo dal suono delicato. Esistono 12 tipi di questo flauto, accordati in maniera crescente secondo la scala cromatica; i Chappa, una coppia di cembali realizzati in ottone o metallo utilizzati sia per gli accompagnamenti che per gli assoli. Da notare che uno spettacolo dei Kodò può prevedere un’esibizione con diversi componenti sul palco a suonare questo strumento. Durante la serata finale dell’edizione di quest’anno dell’Earth Celebration, tutti i membri maschili dei Kodò, si sono prima esibiti in una simpatica gag musicale giocando a 1-2-3 stella, per poi disporsi in fila indiana al centro del palco mantenendo ogniuno una postura differente del corpo in modo da poter far vedere un ordine crescente in altezza degli elementi e rendere al meglio il movimento della loro fila come quello del corpo di un serpente. Il tutto suonando un brano, secondo una precisa sincronia.
L’Atari Gane, molto simile ad un posacenere con manico, realizzato in ottone e percosso da una bacchettina. E lo shamisen, uno strumento a tre corde con manico allungato che ricorda vagamente una chitarra.
Alcune curiosità invece sono costituite da altri due enormi tamburi che seppur a scopo dimostrativo vengono suonati solamente nel villaggio del quale sono divenuti il simbolo e forse l’attrattiva principale; sono lo Yamaimo-kun, ricavato da un tronco lasciato grezzo e che misura 140cm di dimetro, 150cm di lunghezza per un peso di 450 kg; l’altro invece è il Butabana-chan, ovvero un’enorme radice d’albero levigata e svuotata per un diametro di 128cm, un altezza di 110cm e peso totale di 480kg.
Ma queste tre giornate danno la possibilità di conoscere un po’ di più anche altri aspetti della tradizione giapponese.
Numerose sono le dimostrazioni pratiche degli allievi delle diverse scuole di percussioni e di quelli che seguono i corsi delle cinque scuole di Onidaiko presenti sull’isola, ovvero le rappresentazioni popolari eseguite al suono dei taiko.
Non mancano invece quelle in costume che si svolgono per le vie della cittadina.
Si può assistere alla Shishi Odori (Lion Dance),  una danza tradizionale eseguita da undici uomini con il volto coperto da un velo, suonando dei tamburi, ballano e cantano allo stesso tempo; la Ondeko (demon drumming), accompagnata musicalmente tra la curiosità e l’entusiasmo della gente. E l’Ogi Okesa, danza tradizionale con un costume simile alle guidatrici delle taraibune, tipica imbarcazione circolare di Sado a forma di catino mossa da un solo remo e usata per la raccolta di alghe e conchiglie, oggi però utilizzata esclusivamente come attrattiva turistica.
L’Earth Celebration, oltre che essere una celebrazione dei Kodò, funge da incontro con le altre culture. Ogni anno vengono invitati noti musicisti provenienti da altre parti del mondo e non necessariamente percussionisti. Alcuni dei nomi che nelle passate edizioni vi hanno partecipato sono Carlos Nunez (suonatore di gaita, la cornamusa galiziana), Zakir Hussain (suonatore indiano di tabla), Giovanni Hidalgo (congero e percussionista portoricano), gli Olodum (batteria di samba-raggae da Salvador de Bahia-Brasile). Ogni volta vengono allestiti incontri, mostre seminari musicali sulla cultura ospitata.
Il festival che si svolge nel parco sulla collina di Shiroyama, segue la seguente formula: prima serata Kodò; seconda serata ospiti+partecipazione dei Kodò; terza serata Kodò+ospiti. Il tutto in mezzo ad un’organizzazione di tutto rispetto.
Taiko dunque, che per quanto ci si possa immaginare hanno avuto un ruolo molto importante nella tradizione giapponese. Venivano utilizzati per le più svariate occasioni. Ancora oggi li si possono scorgere all’interno dei templi, venivano adoperati nell’antichità per gli usi quotidiani nei villaggi al posto delle campane, usati per annunciare gli incontri di sumo, per eventi militari, per celebrare i matsuri ovvero la festa di un santuario oppure, un periodo importante per l’agricoltura come la semina o il raccolto.
Strumenti il cui uso oggi è diventato prevalentemente d’intrattenimento, i taiko sembra siano apparsi per la prima volta in Giappone nella valle di Suwa nella prefettura di Nagano a ovest di Tokyo. Un luogo dove sorge in tempio vecchio di 1200 anni, e che un tempo si diceva, secondo una legenda, sia stato dimora di divintà che venivano omaggiate con l’uso di questi tamburi.
La loro produzione oggi in Giappone vanta un record: 17 generazioni di fabbricatori di Taiko. Si tratta della famiglia degli Asano, che ormai hanno eretto un’industria sulla fabbricazione di questi tamburi, costruendo su commissione pure, un taiko per il quale ci sono voluti 12 mesi di lavoro e misura 195cm di diametro, che come da rito per ogni taiko prima della consegna al cliente, è stato sottoposto ad un rito di purificazione scintoista.




I Kodò sono un gruppo di musicisti performer giapponesi formatosi nel 1980 sull’isola di Sado-ga-shima, ove risiedono e lavorano. Il loro intento è quello di portare avanti e far conoscere la tradizione e la cultura giapponese nel mondo attraverso i loro spettacoli a tema.
Il gruppo può vantare un numero di 25 elementi, più altre 20 figure della direzione, fino ad un massimo di 70 elementi circa considerando tutto l’entourage.
Costituiti da componenti provenienti da diverse parti del Giappone, si sono insediati definitivamente nel loro Kodo’s Village, presso il quale sono stati realizzati uno studio di registrazione, le loro residenze, e gli uffici per un totale di 50 persone.
La vita dei Kodò, alcuni di loro polistumentisti, oltre a svolgersi nel loro villaggio e attorno ai taiko, è fatta da duri ed estenuanti allenamenti fisici che li rendono asciutti e una vita rigida.
Le esecuzioni musicali durante le loro numerose esibizioni attorno al globo, si alternano tra brani della tradizione popolare e composizioni create da uno dei loro membri.
Spettacoli principalmente incentrati sulla musica eseguita con i taiko, i Kodò adoperano pure altri strumenti e vestono costumi di scena tradizionali o disegnati appositamente per loro.
Forti della loro vasta discografia e delle pregevoli collaborazioni e partecipazioni ad eventi, continuano ininterrottamente il loro tour nel mondo.

Discografia:
Ubu-suna (1988)
Blessing of the earth (1989)
I rodori (1990)
Gathering (1991)
Mono-prism (1991)
Kaiki (1992)
Best of Kodò (1993)
Nasca Fantasy (1994)
The hunted (colonna sonora) (1995)
Live at the Acropolis (1995)
Sai-So (1999)
Ibuki (1999)
Warabe (1999)
Tsutsumi (1999)
Tataku best of Kod II (2000)
Mondo head (2001)
Hero (colonna sonora) (2003)
One earth tour special (2004)
Prism rhytm (2005)
Heatbeat Besto of Kodò 25th anniversary (2007)

Sito ufficiale:
www.kodo.or.jp

Link utili:
www.mijintl.com (sito ufficiale dell’Isola di Sado)
http://www.kodo.or.jp/ec/index_e.html (link di collegamento al sito ufficiale dell’Earth Celebration)

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