martedì 14 febbraio 2012

La diatriba del morto vivente (luglio 2008)

di Cristiano Pellizzaro



Quante volte capita di sentire dei discorsi un po’ irritanti che da tanto tempo nessuno più li tirava in ballo e al momento di risentirne la fastidiosa musica, ci si rende conto di non averne mai sentito la mancanza?
Questo è ciò che ho provato un paio di settimane fa, il 3 luglio, anniversario della morte di Jim Morrison, carismatico cantante dei Doors e poeta.
Trentasette anni fa, scompariva il personaggio James Douglas Morrison e fin qui nulla di strano perché potreste dire “eh, vabbè, che c’è di male? lo hanno ricordato!”, ma il problema sta nel fatto che di commemorazione non se ne parla mai molto, e in alcuni casi non se ne parla proprio!
I discorsi ogni volta sono incentrati sulle cause incerte della morte, e sulla sua ipotetica vita attuale.
Lasciamo stare per il momento se ha senso oppure non trattare questi discorsi, perché è il come vengono trattati o tirati in ballo.
I Doors sono stati un gruppo che ha influenzato molto e continua a farlo tuttora; la loro musica abbinata alla voce e ai testi colti e letterari, costituiscono una vena in cui scorre una linfa musicale molto viva. D’accordo, sono passati poco più di quarant’anni dalla pubblicazione del loro primo lavoro, ma per il periodo in cui sono stati attivi, sono stati uno di quei nomi che ha creato e dato molto.
Il loro collettivo, assieme al loro mix di cabaret teatrale, scenica presenza che era arte, arte mai esplosa del tutto nel 1971 alla morte di Morrison, in quanto se pur dopo sei dischi da studio pubblicati, si stavano appena preparando per il loro lancio definitivo.
Fino a quel momento, i loro dischi avevano venduto e il successo era arrivato, ma non avevano ancora intrapreso un tour tutto loro, che non fosse stato a scopo promozionale, di supporto o in abbinamento con altri.
Se Morrison fosse ritornato dal suo soggiorno a Parigi, la strada che il gruppo avrebbe intrapreso sarebbe stato ben altro che essere una rock band. Ma purtroppo non accadde, perché dalla capitale francese, Jim Morrison non tornò mai.
Ma ora ricolleghiamoci a quanto tirato in ballo sin dall’inizio, perché ogni volta che sento parlare della morte di Jim Morrison mi si sbiancano i capelli. Motivo? Vengono sparate un sacco di troiate a vanvera, molte delle quali sentite tante di quelle volte da non poterne più, e altre talmente assurde da farmi abbozzare un sorriso amaro.
Ascolto i Doors da quando avevo quattordici anni circa, e da quella volta penso di aver fatto un bel po’ di strada per quanto li riguarda; ho letto libri, riviste, ascoltato dischi, registrazioni inedite, visto filmati, reperito materiale bootleg e li ho pure visti (i tre doors sopravissuti chiaramente), e in questo lasso di tempo, non nego che fino a che sono stato adolescente, sono stato malato di mitismo esagerato del quale si può facilmente essere colpiti in quella fascia d’età, ma crescendo poi ho lasciato da parte tanti sogni e illusioni per dare spazio alla ragione e alla realtà.
Di libri e articoli ne ho letti a bizzeffe e ho imparato a filtrare le notizie, distinguendo le possibili verità dalle balle, dalle montature. Di libri scritti come riassunto di altro libro, di raccolta di notizie vere e false, di fandonie inventate, ne ho visti parecchi e quindi ho imparato a farmi un’idea personale sulla faccenda. Sia chiaro che questo discorso non vale solo per i quattro di L.A., ma per tutto; è meglio stare attenti e non prendere ogni cosa come oro colato.
Chiaro che la morte di Morrison, avvenuta in circostanze misteriose e in un contesto abbastanza particolare, ha suscitato molto scalpore e continua a farlo, ma non dimentichiamoci che non è stata l’unica o la prima rock star ad andarsene e tanto meno in circostanze discutibili, ma le puttanate che vengono scritte ogni volta mi hanno nauseato.
Sta volta, su diversi portali, veniva riportata lo stesso titolo, ovvero “Jim Morrison non è morto e vive alle Seychelles; rivelazione shock del tastierista”. Stando a quanto riportato in rete, Manzarek avrebbe rilasciato in un’intervista, che nel 1970, Morrison gli aveva mostrato un volantino per le Seychelles dicendogli “Non ti sembra il posto ideale per andarsene mentre gli altri credono che tu sia morto?”. Basta, non aggiungono altro a questa dichiarazione! Ovvero, non proseguono con un eventuale continuazione di Manzarek che dice di pensare che Morrison sia in quel magnifico posto, e il che è tutto dire.
L’articolo invece prosegue con altre cose del tipo “morto in circostanze misteriose” (lo sappiamo), il corpo non è stato visto da nessuno se non dalla sua fidanzata di allora Pamela Courson (sappiamo pure questo), che il manager di allora Bill Siddons arrivato a Parigi per costatare l’accaduto ha trovato la bara già chiusa (uffaaaaaa!!), che sul corpo non è stata fatta autopsia e che il medico che ha firmato il certificato di morte non è mai stato rintracciato (ancoraaaaaa…).
Insomma nulla di nuovo se non un “pompaggio ulteriore della faccenda”, reso ancora più noioso dal fatto che chi ha redatto questo articolo dice “se è il tastierista a dirlo, è da ritenere questa notizia credibile”.
Concordo che Manzarek racconta di aver sentito il suo amico Jim dire “Non ti sembra il posto ideale per andarsene mentre gli altri credono che tu sia morto?”, ma ripeto che l’articolo non prosegue con altro, con continua con Manzarek che afferma di essere convinto che Morrison sia vivo; forse è stata omessa la parte più importante dell’intervista che vede Manzarek continuare e dire cose del tipo “io credo sia morto veramente, ed è una coincidenza quello che mi ha detto sul depliant e la sua morte”, oppure “sono certo che sia vivo!”, o cose simili.
Ma non escludo che sia stata un ulteriore occasione per far nuovamente tornare il nome dei Doors all’orecchio di tutti.
Ricordo molto bene quando ho incontrato Manzarek nel 2001 a Genova in occasione del trentennale della morte di Jim Morrison, e ricordo pure che ha tirato in ballo la questione del misterioso decesso, ma ha detto “in questi anni si è parlato molto della morte del mio amico Jim e si sono dette diverse cose sulla sua presunta messa in scena, ma nessuno di noi era lì per dire con certezza che cosa sia successo veramente. Nessuno avrà visto il corpo ma c’era una bara chiusa. Basta non diciamo altro”.
Quello che mi fa vomitare sono i presunti cacciatori di taglie o che si ritengono tali, perché a seguito di questo nuovo capitolo apparso nei giorni scorsi, si è pure aperto a seguito un blog che ti permette di dire la tua a riguardo. Non avranno risposto in tanti, o forse chi ha riposto sono gli stessi ideatori per far vedere che alcuni allocchi ci son caduti, ma tutti convinti che la faccenda puzzi; qualcuno addirittura dice che il corpo non è mai stato seppellito ma cremato, chi dice che la salma di nascosto è stata portata negli Stati uniti dai familiari per seppellirla nella tomba di famiglia.
Io sinceramente sono stufo di tutte ste storie; chiaro che un forte alone di mistero attorno a questa faccenda ci sta.
Sette anni fa qualcuno aveva pure azzardato un complotto della CIA contro Morrison perché pericoloso per la società statunitense e per gli Stati uniti e poi c’è chi oggi tira in ballo la maledizione della J (?????). Giuro che di stronzate in tanti anni che seguo i doors ne ho sentite ma questa merita proprio. Infatti uno dei partecipanti al blog accenna a questa maledizione in quanto nel giro di pochi anni sono morto Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, ma si sono scordati di Jeff Buckley (anche se morto vent’anni dopo). Ed Elvis Presly dove lo mettiamo (anche se la J non centra), che pure sulla sua morte c’è un lieve alone di mistero accompagnato da un’ipotetica vita nascosta?
Ma quanto la gente è fessa a crederci a certe cose? E quanto i discografici sono bravi a mettere in giro voci o al momento giusto muovere le carte adatte per mettere ancora un po’ in movimento le loro macchinette commerciali?
Nel 1980 se non sbaglio un francese aveva scritto un libro sul suo incontro parigino con Jim Morrison alcuni anni dopo il 1971. Lo ho letto, scritto bene, ma come può essere che sto morto che vive, ancora gira tranquillo per Parigi, luogo dove continua ad abitare da quando ha inscenato la sua morte e l’unico a riconoscerlo è l’autore del libro che tra l’altro non aveva mai ascoltato i doors?
Ora però basta perché come sfogo ho scritto parecchio e mi sembra pure di avere divagato, e ancora più grave, ho partecipato pure io a questa diatriba che va avanti da trentasette anni. Ma almeno ho detto cose diverse da quelle degli altri.

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